di Marco Valsania
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Scienza e informatica, ingegneria, business. Sono queste le discipline che attirano negli Stati Uniti gli studenti internazionali: in tutto quasi un milione, tra i quali si contano quasi seimila italiani, sommando tutti i livelli di studi universitari e altri corsi specialistici. Un piccolo esercito che fa i conti con la sfida – dagli ostacoli burocratici ai costi non indifferenti – di trasferirsi almeno per un po’ negli Usa.
Stando alle statistiche, quando si tratta di laurea, master e dottorati, ben il 54% degli studenti internazionali, italiani compresi, prediligono i cosiddetti Stem, acronimo per science, technology, engineering e math inclusa computer science. Un appel che ha che ha le sue radici nella dinamica innovativa dell’economia oltre che dei college statunitensi, con ecosistemi dal Silicon Valley a Boston e New York.
Ma se questa è una certezza, riconfermata oggi negli anni post-pandemici, incognite e interrogativi nascono davanti alla scelta della meta e quanto è necessario per perseguirla. Il primo passo è identificare l’università desiderata per il proprio ambito di studi, una decisione meglio presa con adeguata ricerca da parte dello studente e con consulenze di esperti o docenti.
La domanda di iscrizione al college può richiedere il passaggio di esami standard. E, quasi sempre, di prove di conoscenza della lingua inglese. Dettagliati requisiti per l’iscrizione alla laurea di primo livello come e soprattutto per gli ulteriori livelli di studio, comprese lettere di raccomandazione e presentazione e descrizione dei propri obiettivi, sono elencati nei siti delle singole istituzioni.
Il visto entra in gioco assieme alla sede di studi scelta. Purché la scuola sia accreditata presso le autorità statunitensi, una accettazione della domanda da parte dell’università comporta il diritto ad un visto da studente, tradizionalmente il visto accademico F-1 dedicato agli studenti a tempo pieno. In caso di programmi di scambio con sponsor è possibile anche il visto J-1. I siti dei college spesso espongono chiaramente le tipologie a disposizione per i programmi e il sostegno offerto.
A compiere la scelta può aiutare sapere quali sono le università top per presenza internazionale, anche se studenti esteri sono numerosi da una costa all’altra del Paese. Grande esempio di calamita è la New York University, con oltre 21.000 iscritti stranieri da 120 nazioni, pari ad almeno il 24% del totale. In poco più di dieci anni NYU ha aumentato la presenza di studenti esteri del 164 per cento.
Una forte presenza estera caratterizza anche la Boston University, con il 22 per cento. Come anche protagonisti sono i poli dell’ Ivy League quali Columbia, con circa 17.000, o Harvard, con seimila. In queste ultime due sono pari al 15%-16% dei nuovi iscritti. La University of California a Berkeley e la University of Pennsylvania a Philadelphia hanno circa il 13% di studenti esteri. Stanford in California ha circa il 14% di studenti stranieri, “parte integrante del corpo universitario”. Princeton in New Jersey ha il 13% di iscritti dall’estero. Ucla ancora in California, Cornell a New York, MIT in Massachusetts e Yale in Connecticut hanno una presenza straniere attorno al 10 per cento.
Ulteriore ed essenziale aspetto da considerare è il costo. Per college privati, in assenza di borse di studio o aiuti finanziari, supera spesso gli 80.000 dollari l’anno, tra retta e studentato. Per college pubblici può aggirarsi sui 55.000 dollari, anche se ci sono variazioni da Stato a Stato. Sostegno finanziario dedicato a studenti internazionali può essere previsto dai singoli college, un aspetto che può essere verificato con gli appositi uffici dedicati alle International Admissions. Per citare l'esempio di Stanford, una delle università Usa più selettive, il suo impegno è «a venire incontro a tutte le dimostrate necessità finanziarie degli studenti ammessi (indipendentemente dalla cittadinanza)».
Borse di studio possono essere inoltre ottenute dall’estero, in questo caso in Italia. Ma gli studenti stranieri non hanno invece diritto a risorse messe a disposizione dal governo americano per abbassare i costi degli studi, delle quali beneficia circa l’80% degli studenti locali.
Per quanto riguarda la situazione fiscale, chi è negli Usa temporaneamente come studente è soggetto a speciali normative quando si tratta di tasse. Non esistono soglie minimi di reddito per la dichiarazione dei redditi, piuttosto è richiesta in generale in caso di una borsa di studio o altri aiuti che siano considerati come tassabili. Non sono invece da dichiarare al fisco fonti estere di reddito.
Tutte queste sfide, tuttavia, non frenano gli arrivi, a riprova del prestigio della università statunitensi nei ranking mondiali dell’istruzione.
Stando alle statistiche di Open Doors, il totale degli studenti stranieri iscritti nella università statunitensi è di 948.519, in aumento sui 914.050 registrato un anno fa. Pari a circa il 4,7% del totale contro il 4,6% dell’anno precedente, pur se ancora lontani dal livello di circa 1,1 milioni del pre-pandemia. Quasi 400.000 studenti stranieri sono coinvolti in programmi post-laurea.
Tra i campi di studio, nell’ambito della già menzionata predilezione scientifica, dominano math and computer science, con 200.000 iscritti, seguito da engineering e business and management.
Sotto il profilo della provenienza, Cina e India fanno la parte del leone: contano per il 52% degli studenti esteri. La Cina, anche se in calo, con il 31% e l’India, che ha superato i livelli pre-Covid, con il 21%. La Corea del Sud segue distante con il 4%. Un esempio indicativo è la New York University, la cui popolazione internazionale arriva per il 61% da Asia orientale e sudorientale e per il 18% da Asia centrale e meridionale.
L’intera Europa, nei dati più recenti, riporta un aumento del 22,4% negli studenti arrivati oltreoceano a 83.240. A NY University conta per l’8% degli studenti stranieri. L’Italia vanta negli Usa in tutto 5.695 studenti e ha registrato un incremento del 16,4%, inferiore però al recupero del 59% della Germania e del 37% della Francia, con rispettivamente 7.751 e 8.550 studenti, e anche della Spagna, che aumentato la propria presenza studentesca del 41% a 8.165 studenti. La Gran Bretagna rimane il principale paese europeo con studenti negli Usa, 10.292, in aumento del 28,2%.
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Marco Valsania
Giornalista
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