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Fedez, dall’inno del M5S alle polemiche con Salvini (e il Pd): la faccia politica del rapper milanese

di Andrea Marini

La telefonata di Fedez con una dirigente Rai

3 maggio 2021
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3' di lettura

Il rapper milanese Fedez ha sollevato un putiferio nel suo intervento sul palco del concertone del Primo Maggio, con l’attacco alla Lega per la sua opposizione al disegno di legge Zan sull’omofobia e le accuse di tentata censura da parte della Rai. Ma per Fedez, – nato a Milano nel 1989, ma cresciuto nell’hinterland, a Buccinasco – la ribalta politica non è una novità: è nota la sua simpatia per il Movimento 5 stelle, di cui ha curato anche l’inno nel 2014. Come pure in passato ci sono state polemiche con gli esponenti della Lega (Salvini in primis) ma anche del Pd.

L’inno del M5S

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«Dalla marcia su Roma fino al marcio su Roma c’è solo un MoVimento che va avanti all’infinito» è uno dei brani dell’inno del M5S (con tanto di video) che Fedez compose nel 2014 per la festa Cinque Stelle al Circo Massimo di Roma. «Milioni di elettori addormentati per vent’anni davanti ai televisori.. buonanotte senatori!», cantava il rapper. Con un cenno anche all’allora al capo dello Stato, riferito alla trattativa Stato-Mafia: «Caro Napolitano te lo dico con il cuore o vai a testimoniare oppure passi il testimone!». Una frase, quest’ultima, che si tirò dietro l’accusa di «vilipendio» al capo dello Stato da alcuni esponenti Pd.

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Le polemiche con il Pd e l’accusa di fascismo

Dopo l’exploit dei 5 stelle nel 2013, Fedez è stato criticato dal Pd. «Io non sono a X Factor per fare propaganda e mai l’ho fatta, ma da cittadino ho le mie idee politiche e non ho nessun motivo per tenerle nascoste. Il fatto che per averle espresse si chieda la mia testa ci riporta indietro di 60 anni alla censura e al fascismo», così scriveva nel 2014 Fedez dal suo profilo facebook in risposta ai deputati del Pd Federico Gelli ed Ernesto Magorno, per i quali il fatto che il rapper e giudice di X factor abbia scritto l’inno del M5S poteva «creare uno scollamento con l’immagine sempre imparziale di Sky». Come pure non sono mancate nel 2016 critiche di Fedez al neoletto sindaco di Milano Giuseppe Sala, per il suo «curriculum giudiziario di collaboratori stretti indagati».

Le schermaglie con Salvini

Le schermaglie Salvini-Fedez sono di vecchia data, acuitesi da quando il rapper appoggiò Virginia Raggi nella sua corsa a sindaco di Roma nel 2016, dove era in campo anche la candidata di Lega e Fdi, Giorgia Meloni. «Se la Meloni vince a Roma ascolto 5 canzoni di Fedez? Non vedo perché mi debba fare del male così... Ascolterò 5 canzoni di De Andrè», aveva detto il leader leghista. L’anno prima Salvini aveva già punzecchiato il rapper: «Pare che Fedez sia litigioso e nervosetto. Pare che abbia litigato con dei ragazzi e dei poliziotti, in discoteca. Pare che ci siano diverse denunce in corso. Penso che un anno di servizio militare farebbe bene a Fedez!!! Canta e rilassati, fratello», aveva scritto su Twitter.

Ddl Zan e l’omofobia

Anche se ultimamente Salvini ha smorzato la verve polemica e tentato un appeasement con quelle che in passato aveva chiamato «milionario di sinistra». Proprio in occasione della discussione sul Ddl Zan. «Caro Fedez, non solo ti ammiro come artista, ma ti ringrazio come cittadino, per i generosi contributi che hai dato per la costruzione dell’Ospedale anti-Covid in Fiera a Milano e per aiutare i lavoratori dello spettacolo in difficoltà. Non è tempo di polemiche ma di ricostruzione, per cui sarei ben contento di incontrarti per parlare di diritti, lavoro e libertà», ha scritto su twitter Salvini il 28 aprile scorso.

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