di Andrea Gagliardi
Coronavirus: bollettino del 7 marzo 2022
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Le curve dell’epidemia di Covid-19 cominciano a rallentare la loro discesa: è vero per quella degli ingressi nelle terapie intensive come per i nuovi casi e per i decessi, mentre in circa metà delle province i valori dell’incidenza hanno smesso di scendere e si trovano in una fase di stasi. Il calo dei contagi nella settimana tra lunedì 28 e domenica 6 marzo è stato dell’11,7%. Si passa cioè da 289.598 casi settimanali a 255.656. La settimana scorsa si era segnato un -20%, quella prima -24%. Non solo. I dati degli ultimi giorni indicano una risalita dei contagi: 60.191 nuovi casi martedì 8 aprile rispetto 46.631 del martedì precedente; 22.083 lunedì 7 marzo (contro 17.981); 35.057 domenica 6 marzo (contro 30.629) e 39.963 sabato 5 marzo (a fronte di 38.375).
Per quanto riguarda i ricoveri, attualmente tutte le regioni italiane hanno numeri da fascia bianca (ricoveri ordinari sotto il 15% o in terapia intensiva sotto il 10%), con l'eccezione della Sardegna (20,2% in area non critica e 13,2% in rianimazione), che registra dati ancora da fascia gialla. E c’è da dire che il sistema colori dal primo di aprile verrà eliminato. Ma anche se continua la flessione dei ricoveri (-19% nell’ultima settimana), secondo il matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) i dati indicano che «a livello nazionale, nella prima settimana di marzo è avvenuta una frenata della discesa della curva degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 45 unità», osserva l’esperto. «Lo stesso - prosegue - è avvenuto a partire dall’ultima settimana di febbraio per la curva dei decessi, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 200 morti al giorno».
Verso la stasi anche i valori dell’incidenza nelle province: l’analisi dei dati dell’incidenza dei positivi ad entrambi i tipi di test, antigenico e molecolare, nelle ultime due settimane per le 107 province italiane, dice Sebastiani, rivela che quasi metà di esse (49) è in «fase di stallo, o di crescita», conclude Sebastiani.
«Stiamo assistendo a una riduzione nel numero dei casi, ma vediamo che stanno scendendo più lentamente «aggiunge il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. «L’andamento che stiamo osservando ci fa aspettare che la discesa della curva si potrebbe fermare nei prossimi giorni, assestandosi su un plateau alto, intorno a circa 20.000 casi al giorno, ma grazie alle vaccinazioni il numero di casi gravi e decessi non sarebbe alto». Secondo il fisico «un piccolo rallentamento si comincia a osservare anche nella discesa della curva dei decessi: bisognerà vedere a quale livello si fermeranno». Certamente, ha aggiunto, «bisogna considerare che l’estate è ancora lontana e il fattore meteo non sta ancora giocando un ruolo». D’altro canto, osserva, «i due grandi picchi dell’epidemia di Covid-19 in Italia del 2021 e del 2020 li abbiamo avuti in aprile»
«Non dobbiamo guardare i tamponi positivi o la percentuale di positivi, perché non ci dicono nulla. Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando. È vero, c’è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato, lo sarei stato se fossimo passati da 600 persone in terapia intensiva a 700» è il commento di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova,
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Andrea Gagliardi
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