di J.G.
2' di lettura
Noi italiani abbiamo il viziaccio di maltrattarci, però i dati del Conai sul riciclo dei rifiuti dimostrano che nel 2020 abbiamo stravinto ogni primato ambientale precedente: l’Italia ricicla il 73% degli imballaggi che usa. Una cifra di confronto: l’Europa ha fissato il riciclo del 65% degli imballaggi come obiettivo futuro per il 2025.
Se al riciclo fisico di materiale si somma anche il riutilizzo energetico come combustibile, il totale di imballaggi sottratti alla discarica è l’83,7%. In totale, quasi 11 milioni di tonnellate di risorse che non sono state sepolte nelle discariche.
«Le nostre prime stime, a inizio anno, parlavano di un 71%: alcuni di noi lo vedevano come un eccesso di ottimismo per un anno difficile come il 2020. Invece, le previsioni si sono rivelate addirittura troppo prudenti», conferma nel presentare la relazione generale il presidente del Consorzio nazionale imballaggi Conai, Luca Ruini. «Il tasso di riciclo più alto che il nostro Paese abbia conosciuto».
Laura D’Aprile, direttrice generale al ministero della Transizione ecologica aggiunge che «nel riciclo degli imballaggi l’Italia conferma la leadership; il Sud cresce quasi quanto il Nord e verrà ulteriormente sostenuto con gli investimenti previsti nel Pnrr».
Di sicuro, i dati del 2020 hanno avuto la distorsione potente del confinamento sanitario, che ha fatto scendere i consumi ma ha fatto aumentare per le famiglie la domanda di prodotti imballati: le esigenze di sicurezza sanitarie hanno spinto a non comprare alimentari sfusi mentre il ricorso ai recapiti a casa ha fatto crescere la quantità di cartoni da smaltire.
Ancora Ruini: «Oggi siamo secondi solo alla Germania in termini di quantitativi di imballaggi riciclati».
I numeri. Lo scorso anno è stato rigenerato il 73% delle confezioni immesse sul mercato con i prodotti al loro interno, cioè 3,3 punti percentuali in più rispetto al 2019. Il Conai ha seguito il 52% dei riciclo, gli altri sistemi indipendenti o privati hanno raggiunto il resto.
Sono state più di 9 milioni e mezzo le tonnellate di imballaggi riciclate sul totale delle 13 milioni immesse al consumo. Corrono l’Alta Italia (+6%) e il Mezzogiorno (+5%).
Attraverso il contributo pagato dai consumatori con i prodotti confezionati sono stati dati ai Comuni 654 milioni per il servizio di raccolta differenziata, erogazione che consente di ribassare la tassa rifiuti: chi non ricicla paga di più.
Sono state rigenerate 371mila tonnellate d’acciaio, 47.400 d’alluminio, 4 milioni di carta, 1,87 milioni di legno, un milione e 76mila di plastica, 2,14 milioni di tonnellate di vetro. Un dato presentato giorni fa dal Comieco, uno dei consorzi di ricupero che formano il Conai: nel 2020 il riciclo di carta e cartone ha superato l’87%.
Più lenta la plastica, che l’anno scorso con il 48,7% di riciclo era a un soffio dall’obiettivo del 50% da raggiungere in comodità nel 2025; è effetto non di pigrizia ambientale bensì delle caratteristiche che fanno delle plastiche una gamma di materiali leggerissimi, infrangibili, impermeabili, resistenti ma anche più ostici di altri al riciclo. E ci sono ecologisti e settori industriali che contestano la nuova frontiera tecnologica del riciclo chimico, il quale riporta la plastica agli elementi originari per riformulare plastiche riciclate sì ma così perfette da essere indistinguibili.
Jacopo Giliberto
giornalista
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy