di Andrea Marini
Referendum sulla Giustizia, Lega e FI d'accordo su Election Day
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Dopo il via libera della Corte costituzionale ai cinque referendum sulla giustizia, i partiti che li hanno sostenuti (in primis Lega e Fi) hanno iniziato a chiedere che le consultazioni (da tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno) vengano accorpate alle Amministrative di primavera. Una strada non facile, visto che in passato solo nel 2009 un referendum abrogativo è stato accorpato con delle Amministrative (e nel caso si trattava solo del secondo turno). È vero che c’è il caso recente del 2020, ma qui era in discussione un quesito di natura costituzionale.
Non è la prima volta che, di fronte ad un referendum abrogativo, i partiti e movimenti sostenitori chiedono un election day con altre consultazioni. La motivazione ufficiale è il risparmio economico (che varia dai 200 a 400 milioni a seconda delle stime) che deriverebbe dall’accorpamento. Ma in realtà si punta anche a sfruttare l’effetto traino delle altre elezioni per tentare di superare il quorum del 50% dei votanti richiesto per i referendum abrogativi (ma non per quelli di riforma costituzionale). Obiettivo non facile, che dal 1995 è stato raggiunto solo in una consultazione.
L’articolo 7 del decreto-legge n. 98/2011 ha introdotto in via generale l’election day, stabilendo, dal 2012, lo svolgimento in un’unica data nell’arco dell’anno delle elezioni politiche, comunali, provinciali e regionali. Se nel corso dell’anno si svolgono le elezioni del Parlamento europeo, le elezioni politiche, amministrative e regionali si effettuano nella data stabilita per le elezioni europee. È significativo che la legge non ricomprenda nell’election day il referendum abrogativo: visto che il mancato raggiungimento del quorum può rientrare nella strategia dei contrari al referendum, l’abbinamento con altre consultazioni rischia influenzarne la validità. Anzi, l’articolo 34 della legge 352/1970 stabilisce un divieto di election day tra referendum abrogativo (ma non quello costituzionale) e le elezioni politiche nazionali.
Nel 2009, il referendum abrogativo che modificava il Porcellum si svolse il 21 e 22 giugno in concomitanza con il turno di ballottaggio amministrative. La scelta non fu comunque determinante, visto che i quesiti non superarono il quorum. Ma per l’accorpamento fu necessaria una legge ad hoc, la 40/2009, prevedendo, per gli adempimenti comuni, l’applicazione della normativa sui referendum, e derogando alla disciplina generale, in base a cui la data del referendum deve essere fissata in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno.
Nel 2020, in piena pandemia, si è votato il 20 e 21 settembre per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, il rinnovo di sette consigli regionali e per le elezioni amministrative. Il quella occasione ci fu anche il via libera della Corte costituzionale, che dichiarò inammissibili i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevati dal Comitato promotore del referendum sul taglio dei parlamentari, dalla Regione Basilicata, dal senatore Gregorio De Falco e dallìAssociazione +Europa. Come detto, per i referendum costituzionale non c’è neanche un espresso divieti di effettuarli in concomitanza con le elezioni politiche, e inoltre non necessitano di un quorum per la loro validità.
Andrea Marini
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