Catherine Colonna (Afp)
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Nel governo francese guidato da una donna, Elisabeth Borne, un’altra donna occuperà una casella centrale come il ministero degli Esteri. Si tratta di Catherine Colonna, 66 anni, ex ambasciatrice in Italia dal 2014 al 2017 e attualmente ambasciatrice a Londra, che dunque siederà nella prestigiosa poltrona del Quai d’Orsay al posto di Yves Le Drian. Colonna in passato è stata anche la portavoce del presidente Jacques Chirac per ben nove anni.
È la seconda donna a ricoprire l’incarico di ministro degli Esteri in Francia dopo la breve esperienza di Michele Alliot-Marie tra il novembre 2010 e il febbraio 2011 sotto la presidenza Sarkozy.
Confermati nel nuovo governo di Elisabeth Borne, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, quello dell’Interno, Gérald Darmanin, e quello della Giustizia, Eric Dupond-Moretti.
Il nuovo ministro dell’Istruzione francese è lo storico Pap Ndiaye, 56 anni. Padre senegalese e madre francese, cresciuto nella banlieue parigina, è uno specialista di storia sociale degli Stati Uniti e delle minoranze etniche. Prende il posto di Jean-Michel Blanquer, titolare del dicastero durante tutto il primo mandato di Emmanuel Macron.
Durissimo il commento di Marine Le Pen all’annuncio della nomina di Pap Ndiaye all’Educazione nazionale, definendolo «un indigenista che rivendica di esserlo: è l’ultima pietra della demolizione del nostro paese, dei suoi valori e del suo avvenire», ha detto la Le Pen.
Pap Ndiaye, nuovo ministro dell’Istruzione( AFP)
Critico sul nuovo governo anche Jean-Luc Mélenchon, capofila dei radicali di sinistra de La France Insoumise e protagonista principale di Nupes (Nuova Unione Popolare ecologica e sociale), che riunisce parte della gauche francese alle elezioni legislative in programma fra 3 settimane: «È un governo davvero liberale - ha detto Mélenchon - niente audacia, niente rinnovamento. Tutto è cupo e grigio. Il mandato Macron II comincia in punta di piedi. Ma tanto, fra un mese tutto cambierà». L’ambizione dichiarata di Mélenchon è conquistare la maggioranza in Parlamento alle elezioni e farsi nominare primo ministro.
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