di Andrea Carli
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L’Italia destina all’assistenza di anziani e disabili il 2,5% del prodotto interno lordo, contro il 3,5% dei paesi Ocse più sviluppati e molto meno di Germania (4,5%), Gran Bretagna (4,3%) e Francia (4,1%). È quanto mette in evidenza il rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza”, realizzato dalla Fondazione per la sussidiarietà (Fps), in collaborazione con Cesc - Università degli studi di Bergamo, Crisp – Università degli studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli studi di Parma e con la partecipazione di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia, presentato mercoledì 24 novembre.
L’indagine pone l’accento sul ruolo di primo piano ricoperto dal non profit che copre metà dell'offerta di posti letto per anziani e disabili (49%), rispetto al 42% di 10 anni fa. Cresce anche il privato, ora al 26%, mentre il settore pubblico è sceso dal 30% al 25%.
Con 13,8 milioni di anziani, l’Italia ha uno dei livelli più elevati al mondo di popolazione con oltre 65 anni, circa il 23% (20% nell’Unione europea). Una quota destinata a salire in futuro, prevede il Rapporto FPS. I disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono circa 3 milioni e 100 mila, il 5,2% della popolazione.
La spesa per il “long term care” (Ltc) è in Italia circa lo 0,7% del prodotto interno lordo, la metà rispetto ai paesi Ocse (1,5%), e molto inferiore rispetto ai maggiori partner europei, come Francia (2,4%), Gran Bretagna (2,4%) e Germania (2,2%).Gli interventi per il supporto ai disabili rappresentano circa l’1,8% del prodotto interno lordo della penisola, contro la media del 2,0% nell’Ocse. In questo caso siamo in linea con Francia (1,7%) e Gran Bretagna (1,9%), ma lontani dalla Germania (2,3%).
La ricerca segnala la necessità di istituire un Servizio nazionale per la non autosufficienza che superi l’attuale frammentazione degli interventi. Un sistema integrato, con un fondo nazionale e un unico canale di accesso. Un sistema da ripensare, dunque.
Questo scenario, viene messo in evidenza dall’indagine, pone sfide cruciali che richiedono maggiori risorse e una riorganizzazione delle attività. Il sistema va ripensato mettendo in rete i servizi, valorizzando il ruolo dei medici di base e del volontariato. Bisogna rafforzare l'assistenza domiciliare e nel contempo rendere le residenze (Rsa) luoghi più accoglienti. Occorrono strutture a bassa intensità di cura, ma anche ad alta intensità. È necessario integrare i servizi territoriali con l'assistenza sanitaria e superare la loro frammentarietà e standardizzazione. Osservando l'offerta - rileva il rapporto FPS - bisogna superare i pregiudizi sulla natura degli enti (pubblico / privato / non profit) per concentrarsi invece sulla valutazione di qualità, efficacia ed efficienza del servizio. Va perciò coinvolto chi opera sul campo e offre un contributo essenziale nel ridisegnare i modelli di cura.
«La conferenza Stato-Regioni - ha ricordato Andrea Costa, sottosegretario alla Salute - “ha appena deliberato un incremento di 20 milioni del “Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”. Molti però sono i passi ancora da compiere: il Pnrr sarà l'occasione, che non possiamo perdere, per investire sulla prossimità e sull'assistenza domiciliare. Sarà necessario rafforzare i servizi sociali territoriali, promuovendo una collaborazione sinergica, un'integrazione strutturata, tra associazioni del terzo settore e il Servizio Sanitario Nazionale. Va consolidata questa rete di solidarietà che conosce le problematiche dei diversi territori e sa come intervenire efficacemente per rispondere ai bisogni della popolazione fragile», ha concluso Costa.
Andrea Carli
Redattore
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