Commenti
Pubblicità

Commenti

Il clima d’incertezza che paralizza l’economia cinese

di Donato Masciandaro

Immagine non disponibile
(Afp)

(Afp)

La Cina è colta di sorpresa dalla trappola del ristagno in cui è caduta. Anche una politica monetaria che, senza enfasi, è aggressiva, risulta un’arma spuntata

5 dicembre 2022
Pubblicità

3' di lettura

La Cina è colta di sorpresa dalla trappola del ristagno in cui è caduta. Anche una politica monetaria che, senza enfasi, è aggressiva, risulta un’arma spuntata. Ma è una storia nota: quando sale l’incertezza, la politica economica convenzionale non funziona. Soprattutto quando l’incertezza nasce dalle stesse scelte di politica pubblica, come è il caso della zero-Covid policy di Pechino.

Le notizie sulla crescita economica in Cina confermano il ristagno. L’aumento del prodotto interno lordo del 3,9% registrato nel terzo trimestre ha portato il tasso di crescita annuale al 3%, ben al di sotto dell’obiettivo del 5,5%, il target più basso degli ultimi tre decenni, fissato lo scorso febbraio dal premier uscente Li Keqiang.

Pubblicità

Cosa sta accadendo? Da un lato, ci sono ragioni strutturali, legate all’affanno che sembra mostrare una strategia basata sulla crescita delle infrastrutture, in generale, e del settore immobiliare in particolare. Da un altro lato, più congiunturale, si sono accesi i riflettori sull’effetto incertezza generato dalla zero-Covid policy. È un meccanismo che anche in Cina si dovrebbe conoscere oramai bene. È il fenomeno di rischio recessione non convenzionale. La non convenzionalità nasce dal fatto che di norma il rischio recessione nasce da squilibri che si manifestano inizialmente nella offerta di beni e servizi, oppure nella loro domanda. Nel caso della pandemia, il rischio recessivo è associato a un fattore non economico, cioè alla politica di salute pubblica. Nel caso della Cina, è ampia l’evidenza che la politica zero-Covid del presidente Xi Jinping è risultata inefficace. Le reazioni di insofferenza manifestate dai cittadini cinesi sembra stia provocando un cambio di rotta da parte delle autorità cinesi. Ma c’è un’altra conseguenza che, se inoculata nel sistema, può diventare una potente tossina che inibisce la crescita economica: l’effetto incertezza. Qui, la miglior spiegazione continua a essere l’intuizione keynesiana sull’analisi delle origini di quella che divenne per gli Stati Uniti, e per diversi Paesi moderni, la peggiore recessione dei tempi moderni: la Grande depressione. In situazioni straordinarie, l’incertezza fa impennare l’avversione al rischio in tutti gli attori economici. Tale impennata modifica le loro scelte solite, che vengono rallentate, fino a fermarsi nei casi estremi: le famiglie in termini di consumo, le imprese riguardo agli investimenti produttivi, le banche per quel che concerne la concessione del credito. L’economia ristagna, e può entrare in una recessione vera e propria.

Gli effetti negativi della trappola dell’incertezza non si fermano qui. Viene inibita anche l’efficacia delle politiche economiche, in particolare se tale efficacia è correlata alle aspettative degli attori economici. Il caso emblematico è quello della politica monetaria. Agenti economici che diventano particolarmente avversi al rischio cambiano anche i loro comportamenti nei confronti della liquidità. Invece di utilizzarla, la tesaurizzano: quindi niente consumi, niente investimenti, niente crediti. La trappola dell’incertezza genera una cosiddetta trappola della liquidità.

Anche questo fenomeno sembra caratterizzare la Cina. La politica monetaria cinese, in controtendenza con quella ad esempio di Stati Uniti e Unione europea, continua ad avere un tono fortemente espansivo, anche perché, almeno finora, non appare esserci un problema inflazionistico. Eppure l’inondazione di liquidità non funziona. Le cronache segnalano riserve bancarie in aumento: il credito ristagna, per una anemia dal lato della domanda, che si intreccia con una ritrosia dal lato dell’offerta. Se è trappola della liquidità, le politiche tradizionali diventano come le pozioni del dottor Dulcamara di donizettiana memoria: non servono a nulla. Occorre rimuovere le cause dell’incertezza. È la direzione della retromarcia cinese sull’approccio no-Covid. Se davvero ci sarà.

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy