Un mese dopo il terremoto in Turchia: stimati danni per oltre 34 mld
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I sei partiti di opposizione della Turchia, riuniti nel Nation Alliance, hanno raggiunto un’intesa sul candidato che sfiderà Tayyip Erdogan al voto del 14 maggio: Kemal Kilicdaroglu, 74 anni, leader della forza di centrosinistra Partito popolare repubblicano. Kilicdaroglu, noto come Gandhi Kemal o Gandhi della Turchia per la sua somiglianza al Mahatma indiano, cercherà il sorpasso alle urne, cavalcando il momento di fragilità di Erdogan fra crisi economica e gestione incerta del terremoto che ha devastato il paese a febbraio. L’agenda dell’Alleanza dà priorità a ritorno alla democrazia parlamentare, revisione delle politiche economiche di Erdogan e un cambio di rotta sulla politica estera impressa dal «Sultano» nei suoi anni di governo sempre più autoritario.
Kilicdaroglu, ex funzionario pubblico, è noto per uno stile e una dialettica del tutto opposti a quelli di Erdogan, con un approccio pacato che si smarca dai toni più accesi del presidente in carica. La sua promessa è «portare il Paese a giorni di prosperità, pace e gioia», ribaltando lo scenario lasciato in eredità dagli anni di Erdogan. Il programma delle opposizioni punta sul ritorno a un sistema parlamentare, dopo la virata presidenzialista voluta da Erdogan nel 2018, oltre a interventi per placare l’inflazione, riportare a galla la lira (giù dell’80% del suo valore in cinque anni) e tutelare la separazione dei poteri, a partire dalla difesa di un sistema giudiziario finito sotto le pressioni del governo.
All’interno della coalizione, alcuni sono scettici sul suo carisma e la capacità di fronteggiare un avversario pesante come Erdogan, sia pure nel vivo di una delle fasi più delicate dei suoi 20 anni di potere ad Ankara. Kilicdaroglu ha già risposto ai suoi critici guidando gli attacchi al governo sulla gestione del terremoto, accusando l’esecutivo di aver avvallato standard edilizi inadeguati e la corruzione nel settore. Sul fronte strategico, si è mostrato sensibile alla tattica corteggiando gruppi minoritari e stringendo intese con forze più conservatrici. Una trasversalità che potrebbe essere utile alla rese dei conti delle urne, dopo due decenni di potere di Erdogan.
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