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Erdogan, rabbia per la sentenza Ue sul velo: «È una crociata»

di Alberto Annicchiarico

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Dimostrazione turca a Rotterdam dopo il no del governo alla visita del ministro Cavusoglu (Ap)

Dimostrazione turca a Rotterdam dopo il no del governo alla visita del ministro Cavusoglu (Ap)

16 marzo 2017
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3' di lettura

È sempre più alto il livello di tensione fra Turchia e Unione europea. Dopo il voto in Olanda hanno esternato sia il presidente Recep Tayyip Erdogan che il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu. Con la sentenza della Corte di giustizia europea sulla possibilità di vietare il velo islamico nei luoghi di lavoro «hanno iniziato una crociata contro la mezzaluna. Non c'è altra spiegazione. Lo dico con chiarezza: l'Europa sta rapidamente scivolando verso i giorni precedenti la seconda guerra mondiale», ha detto Erdogan durante un comizio.

Non pago, Erdogan ha attaccato il primo ministro olandese, fresco vincitore della sfida elettorale che lo contrapponeva al populista Geert Wilders. «Rutte, puoi aver concluso le elezioni come primo partito, ma devi sapere che hai perso un amico come la Turchia», ha chiosato l’uomo forte di Ankara, che non ha dimenticato l’altolà di Rutte alle trasferte dei suoi ministri in Olanda per tenere comizi in vista del voto sul referendum costituzionale in Turchia per una svolta in senso ancora più presidenzialista.

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Su questo punto sono intervenuti Angela Merkel e François Hollande. Un passo di lato, se non indietro. Gli incontri elettorali dei politici turchi, in Germania e in Francia, continueranno infatti ad essere possibili, ma solo a precise condizioni. I due leader ne hanno discusso in una telefonata avuta oggi, secondo quanto ha riferito il portavoce di governo Steffen Seibert, a Berlino. I comizi dovranno «essere annunciati per tempo, in modo trasparente e attenersi rigorosamente al diritto e alla legge tedesca e francese». I confronti con il nazismo, su cui Ankara ha ripetutamente insistito nei giorni scorsi, sono ancora una volta rigettati come «inaccettabili».

Quanto a Cavusoglu non ha scelto certamente la via della mediazione. Il ministro turco ha ribadito l’accusa di fascismo lanciata dal suo presidente qualche giorno fa. «Quando si guarda ai partiti (in Olanda, ndr), si vede che non c'è differenza tra i socialdemocratici e il fascista Wilders. Hanno tutti la stessa mentalità. Avete dato inizio al collasso dell'Europa. State trascinando l'Europa nell'abisso. Presto in Europa inizieranno le guerre di religione». A Cavusoglu il governo guidato da Rutte aveva vietato l’11 marzo l’atterraggio per impedirgli di tenere dei comizi con la comunità turca in vista del referendum di Ankara sulla riforma costituzionale in senso presidenziale.

Non si placano, quindi, le polemiche tra Turchia e Paesi Ue. Nel mirino di Ankara è tornata adesso anche la Germania, e in particolare la stampa. Con una nota diffusa questa mattina, lo stesso ministero degli Esteri ha accusato il giornale tedesco Bild di «insultare» il presidente Erdogan, dopo che ieri lo ha definito in prima pagina «non democratico» e «non gradito» in Germania.

«Negli ultimi tempi, i media europei sembrano fare a gara per diffamare il nostro Paese e il nostro presidente con argomenti politici, invece che pubblicare notizie imparziali e corrette», si legge nel comunicato, in cui la stampa europea è accusata anche di «prosperare sulla xenofobia e sul razzismo».

Le autorità turche,intanto, hanno arrestato 8 presunti scafisti a Cesme, nella provincia egea di Smirne, che secondo le accuse intendevano trasportare illegalmente in Italia 83 migranti a bordo di uno yacht. Lo scrive l'agenzia Dogan. Dopo un interrogatorio durato circa 12 ore, sono finiti in manette 2 cittadini turchi, 2 iracheni e 4 ucraini. Non è stata resa nota invece la nazionalità dei migranti bloccati.

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