di Elena Comelli
Reuters
5' di lettura
A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina si può azzardare un primo bilancio dell’impatto che ha avuto l’aggressione di Putin sul mix di fonti energetiche in Europa. Molti osservatori, compresa l’International Energy Agency, hanno suggerito nei mesi scorsi che nella Ue stesse aumentando il consumo di combustibili fossili, e in particolare di carbone, come reazione alla crisi energetica in corso.
I dati raccolti da Lauri Myllyvirta, attento analista del Centre for Research on Energy and Clean Air, mostrano invece che questo aumento non c’è stato. I consumi sia di gas che di carbone, secondo l’analisi di Myllyvirta, sono fortemente diminuiti nella seconda metà del 2022 e l’uso di carbone è destinato a diminuire ulteriormente nel 2023.
Ma partiamo dall’inizio. Il consumo di carbone nella Ue e le relative emissioni di CO2 sono crollati nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19 e hanno cominciato a riprendersi dall’inizio del 2021 fino all’estate del 2022. Oltre al rimbalzo della domanda di elettricità post-pandemia, un altro motivo della ripresa del carbone fino all’estate 2022 è stata la diffusa siccità che ha colpito la produzione idroelettrica, oltre ai problemi tecnici, gravi ma temporanei, nelle centrali nucleari francesi.
Resta il fatto che il consumo di carbone e le relative emissioni di CO2 hanno raggiunto il loro picco restando ben al di sotto dei livelli pre-Covid e che da settembre 2022 hanno ricominciato a calare. A novembre, la produzione di energia elettrica da carbone ha raggiunto i livelli più bassi da almeno trent’anni, rientrando nella normalità di un calo ormai costante e inarrestabile.
Con la ripresa della produzione idroelettrica e nucleare e il forte aumento della capacità solare ed eolica del continente avvenuta nel frattempo, secondo Myllyvirta il consumo di carbone è destinato a diminuire ulteriormente quest’anno. I prezzi record dei combustibili fossili causati dal taglio delle forniture russe all’Europa, infatti, hanno provocato un aumento importante degli investimenti nell’energia pulita.
I dati su cui si basa l’analisi sono quelli sul consumo mensile di carbone di Eurostat. Per i mesi più recenti, per i quali i dati Eurostat non sono disponibili, Myllyvirta ha usato le fonti di produzione elettrica giornaliera diffuse da Entso-e (associazione degli operatori di rete europei) per il consumo di carbone del settore elettrico e ha estrapolato l’andamento del consumo al di fuori del settore elettrico. I consumi del settore non energetico, peraltro, rappresentano una piccola quota del totale.
La crisi energetica europea, ragiona Myllyvirta, è cominciata nell’estate del 2021, ben prima dell’aggressione russa, ed è stata causata dalla decisione della Russia di tagliare le forniture di gas all’Europa in preparazione all’invasione dell’Ucraina e di aumentare i tagli con l’inizio dell’invasione. I tagli all’offerta sono arrivati proprio mentre la domanda di energia dell’Ue si stava riprendendo dal calo causato dal Covid-19.
La ridotta fornitura di gas dalla Russia durante l’inverno 2021-22 aveva portato a livelli molto bassi gli stoccaggi del gas, rendendo la situazione ancora più precaria.
Il consumo di carbone nell’Ue, a sua volta, è aumentato nella prima metà del 2022, portando molti osservatori a tracciare un collegamento diretto tra la crisi energetica e questo aumento. La crescita dei consumi di carbone, però, era già partita all’inizio del 2021, in seguito alla ripresa della domanda di energia.
Un anno dopo, a inizio 2022, diversi fattori hanno contribuito all’aumento della domanda di carbone e gas: siccità diffusa, che ha colpito la produzione idroelettrica, una storica ondata di caldo estivo, che ha incrementato la domanda di energia elettrica, e un calo nella produzione di energia nucleare.
Alla fine del 2021 la Germania ha chiuso tre reattori nucleari, in conformità con il piano di eliminazione graduale di questa fonte. Un calo ancora maggiore della produzione nucleare si è verificato in Francia, a causa della scoperta di incrinature nell’involucro dei reattori, dovute a manutenzione trascurata, che hanno interessato gran parte del parco nucleare.
«Nessuno di questi problemi era strutturale né aveva a che fare con l’aggressione russa o con la crisi energetica», precisa Myllyvirta. Si tratta semplicemente di disfunzioni che si sono verificate nel peggior momento possibile in termini di sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Europa.
«L’unica nota positiva - aggiunge -, costante durante l’estate e l’autunno, è stata la generazione di energia solare, che ha stabilito nuovi record ogni mese, allentando la pressione sul sistema». Il balzo del carbone, per Myllyvirta, è durato poco più di un anno, per motivi non direttamente correlati con la crisi del gas, ed è già rientrato da un semestre.
A seguito dei tagli alle forniture di gas, ad agosto 2022 la Ue ha fermato le importazioni di carbone dalla Russia e a dicembre anche quelle di greggio, aumentando le importazioni da quasi tutti gli altri Paesi esportatori. Questa “fame” di importazioni di fossili ha contribuito a dare l’impressione che la domanda Ue stesse aumentando, ma si è trattato semplicemente di una sostituzione.
Un altro fattore che ha dato l’impressione di un “ritorno al carbone” è stata la decisione di riattivare alcune centrali a carbone messe fuori servizio e di prolungare la vita di altre destinate alla dismissione. In totale, queste decisioni hanno interessato 26 impianti. Questa misura di supporto ha contribuito a garantire la sicurezza delle forniture in alcuni momenti critici, ma ha causato consumi irrisori, poiché gli impianti hanno funzionato in media a un tasso di utilizzo del 18%.
D’altra parte, con l’aumento dei prezzi, a maggio 2022 la domanda di gas ha iniziato a scendere molto al di sotto dei livelli dell’anno precedente e a partire da agosto 2022 anche la domanda di elettricità. In altre parole, senza i tagli alle forniture di fossili dalla Russia e il conseguente aumento dei prezzi, molto probabilmente le emissioni sarebbero aumentate di più e per un tempo più lungo.
Le emissioni di CO2 hanno smesso di aumentare a luglio e sono in calo da settembre. Oltre alla riduzione della domanda di elettricità e gas, i fattori che contribuiscono sono la crescita della produzione eolica e solare, la normalizzazione della disponibilità di energia idroelettrica e il ripristino del funzionamento dell’energia nucleare in Francia. I dati depurati dalle temperature indicano che il clima insolitamente caldo dovuto all’emergenza climatica è un fattore che contribuisce ma non la causa principale della minore domanda.
Ad oggi, sia la produzione di elettricità da carbone che quella da gas stanno calando. Il gas è calato più rapidamente, a causa dei prezzi estremamente elevati, per cui c’è stato uno spostamento dal gas al carbone in termini relativi, ma è fuorviante definirlo un ritorno al carbone, poiché anche il consumo di carbone diminuisce.
In complesso, la crisi ha portato a risposte energiche, sia da parte dei mercati che della politica, a partire dalla spettacolare crescita dell’energia solare, delle installazioni di pompe di calore e delle vendite di veicoli elettrici. Myllyvirta prevede che le emissioni continueranno a diminuire anche nel 2023, grazie a una maggiore capacità di energia solare ed eolica e a una maggiore disponibilità del parco nucleare francese, che comunque è ancora lontano dalla piena operatività.
In conclusione, il consumo di carbone associato alla ripresa economica post-pandemica non è mai salito al di sopra dei livelli pre-pandemia, anzi, i prezzi elevati dell’energia e i tagli alle forniture hanno portato a una riduzione dei consumi di carbone e delle emissioni di CO2 nella Ue.
Lo shock dell’energia usata come un’arma di guerra ha accelerato gli investimenti in energia pulita e la transizione energetica, portando a una riduzione in prospettiva dei consumi di carbone e delle emissioni di CO2 più rapida di quanto previsto in precedenza.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy