di Rosalba Reggio
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Nel giorno della festa mondiale del turismo saranno in pochi a festeggiare, perchè il mese di ottobre cadrà come una scure su tour operator e agenzie di viaggio. Le 28 settimane di ammortizzatori sociali, che coprivano in parte gli stipendi dei lavoratori dipendenti, si esauriranno nelle prossime settimane, facendo ricadere un peso insostenibile su aziende che hanno perso l’81% del proprio fatturato dal periodo pre-covid. Quarantamila i posti di lavoro a rischio tra dipendenti e collaboratori. Personale qualificato - il 53% del totale ha più di 10 anni di anzianità aziendale - che uscendo dalle aziende porterebbe una perdita di competenze costruita nel corso degli anni, con danni irreversibili per il settore.
Un taglio che aggraverebbe inoltre la situazione del lavoro femminile in Italia post pandemia: il 70% dei lavoratori del turismo organizzato è costituito da donne, circa 28.000 su un totale di 40mila dipendenti.Se l’estate ha regalato qualche soddisfazione ad alcune categorie di operatori del settore, nel turismo organizzato il lavoro è ancora fermo e in assenza di una proroga degli ammortizzatori sociali le imprese non avranno nessuna alternativa al taglio del lavoro. Dall’indagine svolta da Fto, la Federazione del Turismo Organizzato, risulta che il 77% delle imprese ha dichiarato di vedersi costretta ad aprire procedimenti di licenziamento collettivo in assenza di altri aiuti. Tagli che colpiranno lavoratori già messi in difficoltà dalla pandemia: gli ammortizzatori sociali garantiscono ormai una retribuzione netta molto più bassa di quella percepita lavorando, che in molti casi non è più sufficiente a mantenere la famiglia e onorare gli impegni presi prima del covid.
«Oggi è la giornata mondiale del turismo ma purtroppo l’Italia non può partecipare ai festeggiamenti - commenta Gabriele Burgio, amministratore delegato e presidente del Gruppo Alpitour - perché gli italiani non possono ancora uscire dall’Europa. Una scelta che ci nega le stesse opportunità degli altri europei che non hanno questa limitazione e che mette a rischio posti di lavoro di cui si parla ben poco. Ci si mobilita giustamente per la chiusura di una fabbrica che lascia a casa 300 persone, ma si ignorano i 40mila lavoratori a rischio del turismo organizzato».
Alla luce dei vincoli stringenti che limitano i viaggi degli italiani, dunque, è difficile che il settore possa ripartire. «Con un mercato fermo, per tutelare i lavoratori del turismo organizzato è urgente prorogare gli ammortizzatori in scadenza – spiega Franco Gattinoni, presidente della Fto -, o allargare l’utilizzo del fondo nuove competenze, oggi previsto quando si torna al lavoro, garantendo formazione professionale in questo periodo di non attività, quando le persone sono ancora a casa, senza quindi gravare sui conti delle aziende».
«I ristori messi in campo dall'attuale governo sono pochi e insufficienti - spiega Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, l’associazione dei tour operator - e vanno potenziati perchè il 2021 è stato peggiore del 2020. Non si capisce, poi, per quale motivo si possa viaggiare per lavoro o per ricongiungimento, ma per turismo no, serve dunque un allineamento alle regole degli altri paesi europei. Molto di più andrà fatto anche sulla cassa integrazione, che chiediamo di prorogare per tutto il primo trimestre del 2022, rappresentando aziende che non ripartono da un giorno all’altro ma che vivono di programmazione».
Insomma, per supportare un settore che prima della pandemia fatturava più di 13,3 miliardi di euro e che oggi ne fattura 2,5 , servono urgentemente risorse finanziarie, che vanno però ben pensate in base alle specifiche esigenze del turismo organizzato.
L’aiuto arrivato con l’articolo 43, comma 1, del decreto-legge n. 73/2021, il cosiddetto “Sostegni-bis”, che concede l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle imprese del turismo, per esempio, rischia di essere un buco nell'acqua per le agenzie di viaggi e i tour operator, che stanno utilizzando per i loro dipendenti gli ammortizzatori sociali Covid-19 praticamente senza interruzione dal 1° gennaio scorso, che termineranno all’incirca nella prima metà del mese di ottobre, scontando quindi circa due mesi scarsi di oneri sociali a carico delle imprese.
Non basteranno, però, le risorse finanziarie. Per far lavorare le nostre imprese del turismo organizzato bisognerà riaprire gran parte del mercato mondiale, già accessibile ai competitor europei che hanno libero accesso a tutte le destinazioni estere, eccezion fatta per quelle considerate pericolose, mentre l’Italia disciplina il tema al contrario: rende raggiungibile una lista di Paesi e mantiene il divieto al resto del mondo, chiudendo di fatto le porte a gran parte delle destinazioni del turismo organizzato.
Rosalba Reggio
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