di Francesca Cerati
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Nell'ultimo anno la pandemia ha spostato in maniera esponenziale gli acquisti sul web. Anche per i prodotti da farmacia. A pesare c'è sicuramente il fattore prezzi visto che online sono più bassi del 23%, poi conta la riservatezza, la comodità di ricevere farmaci, integratori, mascherine, eccetera direttamente a casa.
Un comparto che ha avuto un vero e proprio boom nei primi mesi del 2020, ma resta un trend anche nel 2021. Di pari passo, in rete, crescono anche le contraffazioni di medicinali attraverso canali non autorizzati, come rende noto Aifa che, di recente, ha registrato un incremento delle segnalazioni del fenomeno da parte di cittadini, associazioni e aziende del settore di prodotti acquistati online risultati falsificati o illegali e richiama l'attenzione sui rischi legati a tale tipologia di acquisti. E, per la prima volta, il problema riguarda anche prodotti per il benessere, come le creme anticellulite delle marche più note.
La crescita di acquisti online riguarda anche i farmaci omeopatici. Come rileva un'indagine condotta da Doxapharma, oggi 1 italiano su 2 del campione di acquirenti online considerato, compra online fino a 8 prodotti all'anno. Ciò che attrae gli utenti del web è la possibilità di trovare promozioni, ma anche la maggiore ampiezza dell'offerta e della disponibilità di prodotti. E molti si rivolgono a canali esteri.
«Chi compra online su siti stranieri lo fa per oltre il 30% dei farmaci omeopatici di cui ha mediamente bisogno nel corso dell'anno - precisa Gadi Schoenheit, vicepresidente di Doxapharma - Ma in un caso su 3, l'acquisto in altri mercati è forzato, guidato dall'impossibilità di trovare in Italia il prodotto che si cerca».
Il primo Paese di riferimento per le spese farmaceutiche degli italiani è la Germania (31%), seguito dalla Francia (24%) e solo in terza posizione c’è l’Italia. Ma come accade per i farmaci, comprando online da siti non certificati non si è sicuri della provenienza, del contenuto e dello stato di conservazione di ciò che si acquista. Non solo.
Quello che manca all'e-commerce, è la consulenza mirata, tanto che dal sondaggio emerge un appello del consumatore alle aziende affinché forniscano maggiore informazione e supporto dedicati ai prodotti omeopatici. Qualcosa che in Italia, però, non è concesso e che quindi potrebbe avvantaggiare i mercati esteri.
«Nel nostro Paese, a differenza che nel resto d'Europa – sottolinea Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese – la legge vieta di fornire indicazioni terapeutiche, mentre all'estero è normale trovare nella confezione di un medicinale omeopatico il foglietto illustrativo. Si tratta di un farmaco, e come tale viene gestito nell'interesse dell'utilizzatore finale».
«Si tratta di un grosso gap - conclude Gorga - che va prontamente colmato dal Governo italiano perché porta perdite di fatturato alle piccole e medie imprese e, di conseguenza, mancato gettito fiscale all'erario. Anche se questo comparto rappresenta poco più dell1% del mercato farmaceutico, contribuisce ogni anno alle casse dello Stato con 50 milioni di euro di tasse e dà lavoro a circa 2.000 addetti.
Francesca Cerati
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