di Celestina Dominelli
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Quasi duemilaottocento tonnellate di fabbisogno nel 2020, con il rame a rappresentare il 44% del totale, e destinate a crescere fino a 11 volte da qui al 2040. A tanto ammonta la domanda di materie prime strategiche per l’Italia secondo la fotografia scattata dal position paper “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare” che è stato realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con Iren e che è stato illustrato oggi alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del presidente di Iren, Luca Dal Fabbro e del managing partner & ceo di Ambrosetti, Valerio De Molli.
In base al check, l’Italia utilizza al momento tutte (17) le materie prime considerate strategiche e critiche dall’Unione Europea nella propria produzione ma sono dieci quelle a oggi più rilevanti in valori assoluti e che, secondo il documento, sono previste rimanere tali anche al 2040: rame, manganese, silicio metallico, nichel, magnesio, grafite, cobalto, terre rare, litio e titanio. Da sole nel 2010 valevano 2.867 tonnellate annue con una traiettoria che, in caso di elevata domanda, potrebbe crescere di quasi 5 volte entro il 2040.
Alla luce di questo fabbisogno crescente, esistono dunque dei vincoli da considerare per soddisfare tali esigenze. Infatti, da un lato, le materie prime critiche strategiche hanno pochi materiali sostituti, parte dei quali sono a loro volta critici e con soluzioni a minor maturità tecnologica che rendono difficile performance comparabili. Dall'altro lato, l'estrazione di materiali minerali metallici in Italia è oggi sostanzialmente nulla, con tempi autorizzativi per valorizzare un nuovo sito minerario che raggiungono in Europa 15/17 anni.
In questo quadro, evidenziano Ambrosetti e Iren, l'economia circolare rappresenta quindi una leva ad alto potenziale, anche alla luce dei volumi crescenti di tecnologie low-carbon che raggiungeranno il fine vita: lo stock di prodotti riciclabili da qui al 2040 è previsto crescere di 13 volte. Il riciclo potrà soddisfare nel 2040 dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuo di materie prime strategiche, con il target del 15% fissato dalla Commissione Europea che può essere raggiunto già nel 2030.
Tuttavia, per raggiungere tassi di riciclo significativi e potenziare l'autonomia strategica italiana è necessario un incremento della dotazione impiantistica: The European House - Ambrosetti ha stimato che in Italia saranno necessari 7 impianti per valorizzare i prodotti che contengono materie prime critiche per un investimento complessivo di circa 336 milioni di Euro. Diventa quindi fondamentale il ruolo delle multiutility come Iren, grazie al forte presidio territoriale, l'elevata capacità di investimento e la presenza radicata in tutta la filiera energetica e dei rifiuti.
Iren ha infatti le capacità per fornire un contributo sostanziale al raggiungimento dei target richiesti dal Critical Raw Materials Act grazie alla gestione diretta di circa 60 impianti di trattamento dei rifiuti in Italia, fra i quali innovative linee di trattamento dei Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) per il recupero delle materie prime critiche contenute.Nel piano industriale Iren al 2030, che prevede circa 10,5 miliardi di investimenti, l'80% dei quali dedicati alla crescita sostenibile, è previsto un ulteriore sviluppo impiantistico. Senza contare che, come anticipato oggi dal Sole 24 Ore, la multiutility ha già in rampa di lancio due nuovi impianti in Toscana focalizzati su questo fronte.
Celestina Dominelli
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