di Nino Amadore
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La “verificazione” dei quesiti sotto accusa e l’ammissione con riserva dei ricorrenti al corso di Medicina generale. Sono i 2 punti centrali dell’ordinanza della Sezione terza quater del Tribunale amministrativo del Lazio (presidente Riccardo Savoia, estensore Dauno Trebastoni, consigliere Roberto Vitanza) che ha accolto l’istanza cautelare presentata dallo studio Leone-Fell di Palermo che difende numerosi candidati risultati al concorso per l’ammissione al Corso di formazione specifica in Medicina generale il cui esame con il sistema dei test a risposta multipla si è tenuto il 28 aprile.
«Si tratta – spiegano spiegano Francesco Leone, Simona Fell e Floriana Barbata, soci dello studio legale Leone-Fell – di candidati in diverse regioni italiane rimasti esclusi per gli errori che noi abbiamo contestato». Alla base del ricorso la constatazione che 5 quesiti non prevedessero una risposta univoca e pertanto fossero fuorvianti per i candidati tanto da indurli in errore: «In particolare i quesiti non presentavano una risposta univoca: era dunque possibile fornire alla medesima domanda più risposte egualmente corrette, o non era possibile individuare la risposta corretta tra le opzioni fornite dal ministero» dicono gli avvocati.
Il Tar Lazio ha ritenuto non infondata la questione e ha disposto, per poter entrare poi nel merito e decidere (l’ulteriore udienza si terrà il 25 febbraio 2022) di «disporre verificazione incaricando il direttore dell’Istituto superiore di sanità che potrà delegare a tal fine un esperto dell’Istituto, per accertare in contraddittorio con le parti, la fondatezza della contestazione avanzata».
Il Collegio, scrivono ancora i giudici nelle ordinanze, ritiene di dover accogliere l'istanza cautelare, e di ammettere il ricorrente con riserva al corso, in considerazione del pregiudizio grave e irreparabile legato all'impossibilità di frequentare il corso e di acquisire la relativa formazione.
Una decisione quella del Tar Lazio che ha una rilevanza anche per un altro esame di ammissione che è, per così dire, sub judice: quello per l’ammissione alla facoltà di Medicina che si è svolto all’inizio di settembre che presentavano numerosi quesiti con risposte «sbagliate o fuorvianti». «Anche quest'anno – spiegano i legali che hanno assistito i ricorrenti – i test d'accesso per Medicina generale che prepara i medici di base di cui c’è tanto bisogno, così come anche quelli per il corso di laurea in Medicina e odontoiatria, non hanno garantito meritocrazia e parità di trattamento, falsando la graduatoria finale ed escludendo tanti giovani medici dalla possibilità di formarsi come medici di famiglia. I giudici dei Tribunali amministrativi hanno capito la gravità della questione e ammesso i nostri ricorrenti alla frequenza del corso di formazione».
Nino Amadore
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