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New York, alla scoperta del mosaico della città con Julianne Moore

di Alessandra Mattanza

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“Old Tree”, di Pamela Rosenkranz, presto sulla High Line. ©Rendering courtesy Pamela Rosenkranz e High Line.

“Old Tree”, di Pamela Rosenkranz, presto sulla High Line. ©Rendering courtesy Pamela Rosenkranz e High Line.

Dalla sistemazione in hotel alle migliori esperienze gastronomiche della Grande Mela (compresa una degustazione di tè da 3mila dollari), fino a una pausa rilassante all'ombra di albero fluo.

30 marzo 2023
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3' di lettura

Immaginate 8,8 milioni di persone che vivono fianco a fianco, in 784 chilometri quadrati: quante storie incrociate può generare una tale rete? Infinite. Questa è New York: un flusso continuo di memorie e di spunti, materiale da cui attingo per i film e le fiction di cui sono protagonista. E che produco: come Sharper, nuova serie noir su Apple+. Se la guarderete con attenzione, potrete riconoscere alcune parti dell'Upper East Side, o scoprire aneddoti che ancora non sapete del Queens. Io e la mia famiglia, i Moore/Freundlich - Bart, mio marito, è regista e produttore - abitiamo a Lower Manhattan, ma per anni siamo stati nel West Village, che è una città nella città: una situazione piuttosto unica a New York.

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Julianne Moore. ©Gordon Correll/Wikimedia

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Io sono un'appassionata di case: mi piace arredarle, sono una collezionista di design e mi confronto spesso sul tema con mio cognato Oliver, che è un architetto d'interni piuttosto famoso. Il trasloco mi ha costretta a ripensare una collocazione per i miei pezzi preferiti, tra cui una libreria di Charlotte Perriand, ma ne ho anche acquistati di nuovi. Compro alle aste di Sotheby's e dai galleristi che conosco bene: Kim Hostler di Hostler Burrows ed Evan Lobel di Lobel Modern, per esempio. Per lo shopping, invece, frequento le boutique di Soho e Nolita, ma anche Bergdorf Goodman, il grande magazzino che si trova da sempre sulla Quinta Strada: riferimento per gli acquisti di lusso, sostiene anche i brand di moda indie newyorkesi. Per la spesa mi piace il Chelsea Market, un luogo pieno di spunti e dove si possono praticare molte diverse attività, persino lo yoga.

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Il ponte che collega il Milk Building al Chelsea Market.

Adoro cucinare e radunare la famiglia a tavola. Ho imparato da mia madre, che usava questa strategia per rinsaldare i rapporti e attenuare lo smarrimento dovuto ai continui trasferimenti al seguito di mio padre, avvocato e militare di carriera. Sono famosa per le mie lasagne vegetariane, ma amo tutto il cibo italiano, e infatti quando esco a cena mi divido tra il Bar Pitti, che è una trattoria nel Greenwich, e il Piccolo Angolo, a conduzione famigliare, nel West Village. Se voglio concedermi qualcosa di speciale, c'è Cipriani Wall Street, dove sono stati assegnati gli ultimi Gotham Award, i premi per il cinema indipendente. A New York aprono nuovi ristoranti praticamente ogni giorno, ma io resto affezionata a Pastis per la cucina francese (è segnalato anche dalla guida Michelin), a Shorty’s per l'autentica cheesesteak, a Indochine per i sapori franco-vietnamiti, a Tomo21 Sushi per i piatti

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Il Baba Au Rhum del ristorante Pastis New York. ©Jason Varney

giapponesi.

Se state programmando un viaggio a New York - la primavera è la stagione migliore, e coincide con il Met Gala -, vi consiglio di soggiornare al The Pierre, su Central Park, perché è sempre una certezza per chi cerca ambienti ricercati. The Standard Hotel, che guarda gli spazi della High Line (c'è grande attesa per l'installazione, nelle prossime settimane, di Old Tree, la gigantesca scultura rosso fuoco di Pamela Rosenkranz), ha uno dei rooftop club più scenografici, ma al momento è aperto solo per eventi privati. Il Baccarat Hotel New York, residenza della maison della cristalleria, è il posto dove prenotare la tea experience più ricercata della città (dalle 12 alle 16, 3mila dollari per due persone).

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Le scalinate del Four Seasons New York Downtown. ©Christian Horan Photography/ Four Seasons

Poi c'è il Four Seasons Hotel New York Downtown, a TriBeCa, che ha appena lanciato The Edit, negozio pop-up al terzo piano, per presentare a rotazione i migliori designer afroamericani con base in città (adesso sono esposti Ashya, Coco and Breezy, Lavi NYC, Miitra).

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Il Kenneth C. Griffin Exploration Atrium al Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation. ©Timothy Schenck/© AMNH

Che cosa fare nel tempo libero? Il calendario culturale è sempre fitto di eventi, quindi scegliere è davvero complesso. Ma nei prossimi mesi è attesa l'inaugurazione del Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation: 209mila metri quadrati disegnati da Studio Gang, un progetto che ha meritato, ancora sulla carta, il Progressive Architecture Award. Al suo interno, ci sarà anche l'Invisible Worlds Theater, un teatro immersivo dove attraversare, letteralmente, le nuove frontiere della ricerca scientifica.

 

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