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Angus Potterton (neo ceo di Savills Italia): «Più transazioni, meno consulenza»

di Laura Cavestri

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Un cambio di strategia, per allineare il business model italiano a quanto già avviene in Uk e Nord Europa.

8 giugno 2022
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3' di lettura

Un cambio di strategia, per allineare il business model italiano a quanto già avviene in Uk e Nord Europa. A spiegarlo al Sole 24Ore è Angus Potterton, il nuovo ceo di Savills Italia al posto di Gianni Flammini, diventato chairman. Irlandese, una lunga carriera in Savills, dove, per oltre 22 anni, è stato managing director proprio nel suo Paese, prima del trasferimento a Milano. «Sinora – ha spiegato Potterton – il business in Italia è stato costituito per il 75% da attività di consulenza e per il 25% da transazioni sul mercato dei capitali. Voglio riequilibrare i “pesi” e portare al 50% sia le revenues da consulenza che quelle da transazioni, allineando l’Italia alle strategie già impiegate nel Regno Unito e nei Paesi dell’Europa settentrionale e centrale.

Nonostante le difficoltà degli ultimi due anni, ha spiegato Potterton, «i ricavi sono aumentati del 30% negli ultimi anni (dalla fine del 2019 a oggi) e prevediamo aumentino del 50% alla fine del 2024, con anche un aumento della profittabilità. Questo anche grazie all’aumento nell'organico dovuto alla creazione (negli ultimi due anni) di 4 nuove divisioni: il Building & Project Consultancy (maggio 2021), la Ricerca (gennaio 2022), il Dipartimento di Industrail & Logistics (gennaio 2022), la nuova Divisione Hospitality & Leisure (maggio 2022)».

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Proprio l’hospitality è una delle priorità in cui Potterton sostiene si dovrà concentrare l’azione di Savills. «L’Italia – ha aggiunto – non ha solo un enorme, ben noto e non del tutto espresso potenziale turistico. Ma ha soprattutto una forte parcellizzazione della proprietà alberghiera. Strutture familiari, spesso datate e che mancano dei capitali per investimenti e riqualificazioni in grado di rispondere alle esigenze di confort e servizi digitali di una clientela esigente. In molte località chiave manca un’offerta di brand internazionali dell’hospitality che possa intercettare questa domanda di turismo di fascia alta. Dobbiamo riuscire a incrementare la presenza dei grandi marchi dell’hotellerie a cinque stelle almeno a Milano, Roma, in Sicilia, Sardegna e sui laghi, località chiave per un salto di qualità di tutto il settore. Anche perchè leisure e business in Italia si tengono. Organizzare un congresso o un evento di business in una location funzionale, digitale ed efficiente a Roma, Milano o nel Sud Italia significa coniugare il tutto anche con itinerari artistici, storici, paesaggistici ed enogastronomici unici».

«La guerra in Ucraina – spiega ancora Potterton – ha fermato gli investimenti in corso in Polonia. Ungheria e Repubblica Ceca. Italia e Spagna sono locations che, in questa difficile situazione, possono beneficiare di uno spostamento degli interessi degli investitori, anche se i costi di materie prime e i ritardi sulle supply chain stanno mettendo a dura prova i prezzi fissati nei contratti tra developer e committenti. Le pipeline di uffici, residenziale e logistica vedranno un impatto a breve-medio termine. Ma è difficile dire quanto durerà la situazione».

«In Italia – ha concluso Potterton – c’è comunque grande fermento nella riqualificazione degli shopping center (che hanno molto sofferto le restrizioni della pandemia e temono gli effetti a lungo termine dell’inflazione sulle abitudini di consumo della clientela), la logistica resta un asset importante (anche se l’e-commerce ha un po’ rallentato) e cresce l’interesse per il Built to rent, per ora limitato alle grandi città come Milano e Roma, nelle quali prevedo un certo sviluppo nei prossimi cinque anni».

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