di Barbara Ganz
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«Da tre anni ci prepariamo alle opportunità dell’intelligenza artificiale». Manuel Barausse, direttore operativo Barausse Srl, spiega come si è evoluta l’azienda, che produce porte per interni altamente personalizzate, con bassa ripetitività. Lo scorso anno ne sono state prodotte 50mila, con 550mila fasi di lavorazione: una mole di dati enorme e che richiedeva grande dispendio di tempo per la gestione del singolo cliente. «Ci siamo chiesti: che cosa ci serve? automatizzare il trasferimento dei dati alle macchine, tracciare il processo produttivo e, grazie alle macchine connesse, sfruttare la loro potenzialità. Abbiamo adottato dei tag, etichette Rfid a basso costo (cioè con un chip che contiene tutte le informazioni al riguardo, ndr), le inseriamo in tutti i pezzi, con antenne in ogni postazione che rilevano il passaggio. Un software supervisiona il tutto». Un dato bene analizzato porta subito benefici: «Di fatto ogni pezzo comunica con le macchine o le postazioni che attraversa e trasmette i propri parametri. Si risparmia tempo perchè non serve che l’operatore imposti la macchina, e si elimina anche l’errore umano, sempre possibile quando si producono così tanti pezzi e tutti diversi». Anche le etichette finali si stampano autonomamente. Tutta la produzione è gestita in tempo reale senza dover digitare nulla a mano: «Anche gli ordini clienti vengono controllati senza incertezze: il pallet passa attraverso un gate che rileva lo stesso segnale Rfid iniziale per verificare che tutto corrisponda. Bolle e fatture escono in automatico. Raccogliamo circa un milione di dati in produzione, più altri elementi correlati, come il tempo che passa dall’uscita di un pezzo all’entrata del successivo, o fra la fine di una fase e l’inizio dell’altra (tempo di sosta dei materiali). Questo può dire che per una porta servono 12 minuti di tempo effettivo macchina, ma ci mette due settimane a fare il percorso di produzione, dunque sappiamo dove intervenire. Anche di ogni pezzo scartato conosciamo la storia». In sostanza, «nessun miglioramento avviene senza dati o misure. più dati ho, più posso risolvere un problema. In realtà oggi registriamo più dati di quelli che riusciamo a processare».
Barbara Ganz
Corrispondente a NordEst
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