di Enrico Marro
(Foto: Adrian Gorski)
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«Io non possiedo nulla, tu nemmeno, lui neanche: ma assieme possiamo creare qualcosa», recita un antico detto popolare. Riassume alla perfezione lo spirito della terza città polacca, che oggi si presenta al mondo con uno slogan semplice e diretto, Lodz Kreuje, “Lodz crea”.
Terra promessa dello sviluppo economico nell’Ottocento, crocevia di mille culture, patria di imprenditori e artisti: Lodz è diventata la capitale creativa della Polonia, con alle spalle un passato glorioso di maggior centro tessile d’Europa (la “Manchester dell’Est”) e un presente tutto da scrivere. Un cantiere di idee nel quale utopia e ricerca della propria identità si rincorrono con coraggio, inventiva e leggerezza.
Il grande Palazzo neobarocco (appartenuto all’industriale Izrael Poznanski) che ospita il museo dedicato alla città di Lodz, nell’Ottocento uno dei maggiori centri industriali tessili d’Europa (foto M.Kawczynski).
Provare per credere. Prendete il treno da Varsavia (solo un’ora e mezza di viaggio) o ancora meglio il volo diretto Ryanair Milano-Lodz, che verrà lanciato a fine ottobre a prezzi stracciati.
Concedersi un city break nell’ex capitale industriale dell'Est Europa significa respirare l’aria frizzante della nuova Polonia, nel pieno del suo “miracolo economico”.
Un Paese che da tempo cresce a ritmi doppi o tripli rispetto a quelli italiani, sfoggiando tassi di disoccupazione che sono la metà dei nostri e una stabilità certificata dalle agenzie di rating (Moody’s colloca Varsavia ben quattro “gradini” sopra Roma).
La storia di Lodz racchiude in sé tutto questo: i mille miracoli di un Paese costretto dalla Storia a cadere, risorgere e reinventarsi.
Costruita dal recupero dell'area industriale appartenuta a Izrael Poznanski, Manufaktura con i suoi 27 ettari è il più grande hub di intrattenimento della Polonia, con ristoranti, caffè, cinema, quattro musei, impianti sportivi e un hotel.
Arrivata a essere il principale centro tessile europeo, con la popolazione che tra il 1823 e il 1873 raddoppiava ogni dieci anni, Lodz non rinnega il suo passato di fabbriche, macchine e ciminiere. Lo insegue, lo valorizza, lo reinterpreta.
Prendiamo Manufaktura, colossale area industriale appartenuta a Izrael Poznanski e diventata un relitto negli anni Novanta. Completamente recuperata e riaperta nel 2006, oggi con i suoi 27 ettari è il più grande hub di intrattenimento della Polonia, con ristoranti, caffè, cinema, quattro musei, impianti sportivi e un hotel sparsi tra le ex fabbriche di mattoni rossi che un tempo sfornavano tonnellate di cotone.
Una città nella città dedicata all’intrattenimento e alla cultura, sempre piena di vita, dove d’estate si allestiscono enormi spiagge di sabbia con ombrelloni e d’inverno si pattina sul ghiaccio.
L’area “hipster” di Off Piotrkowska, che comprende l’ex fabbrica di cotone di Franciszek Ramisch, ricca di ristoranti, music clubs, studi di design, gallerie d’arte e concept stores.
Ma Manufaktura non è l’unico grande sito industriale restituito alla città. C’è l’area “hipster” di Off Piotrkowska, che comprende l’ex fabbrica di cotone di Franciszek Ramisch, ricca di ristoranti e music clubs ma anche di gallerie d'arte e concept stores.
E poi il “terzo polo” Monopolis, nuovissimo complesso dal design sofisticato creato dal recupero di una vecchia fabbrica di vodka, la “Monopol Wodczany”. Un luogo per palati fini, tra ristoranti gourmet e cinema all’aperto, con tanto di piccolo museo dedicato al passato industriale dell’area.
La via simbolo Piotrkowska, nastro infinito di oltre quattro chilometri che rappresenta un’enciplopedia di stili e di sorprese tra murales, antiche decorazioni e facciate dove Eclettismo e Art Nouveau e Modernismo si mescolano senza disturbarsi.
Città multiculturale e di contrasti, irriverente e sofisticata, Lodz urbanisticamente è più squadrata di New York. Dall’alto sembra un enorme foglio di carta a quadretti, attraversato dalla via simbolo Piotrkowska, nastro infinito di oltre quattro chilometri che rappresenta un’enciplopedia di stili e di sorprese tra murales, antiche decorazioni e facciate dove Eclettismo e Art Nouveau si mescolano senza disturbarsi.
Una strada senza fine, che continua oltre l’orizzonte, simbolo a suo modo della frontiera e della “terra promessa” in cui nell’Ottocento arrivarono migliaia di immigrati da Germania, Slesia e Boemia ma anche dalle lontane Inghilterra, Francia, Irlanda e Portogallo.
Il “passaggio di Rosa”, via nascosta dove le pareti delle case sono ricoperte da migliaia di piccoli specchi: è un’opera di Joanna Rajkowska dedicata a sua figlia Rosa, che prima di guarire da un tumore agli occhi vedeva il mondo come un caleidoscopio.
Oltre a caffè, negozi e ristoranti, sulla Piotrkowska puoi trovare il più alto murales d’Europa (“The Witcher”, alto 70 metri e inaugurato lo scorso ottobre), ma anche in un cortile interno il fantasioso “The Birth of the Day” di Wojtek Siudmak, il “Dalì polacco”, realizzato con centinaia di piastrelle di porcellana colorata.
E la chicca del “passaggio di Rosa”, una via nascosta dove le pareti delle case sono ricoperte da migliaia di piccoli specchi: è un’opera dell’artista Joanna Rajkowska dedicata a sua figlia Rosa, che prima di guarire da un tumore agli occhi vedeva il mondo come un caleidoscopio di mille immagini.
La nuova stazione dei tram di via Piotrkowska, con il suo tetto coloratissimo che gli abitanti di Lodz hanno ribattezzato «la pista d'atterraggio per unicorni», trasformando l’Unicorno nel nuovo simbolo della città.
Ma sulla Piotrkowska c’è anche la mitica stazione dei tram, con il suo tetto coloratissimo che gli abitanti di Lodz - a cui l’ironia non difetta - hanno ribattezzato «pista d’atterraggio per unicorni». Così, tra il serio e il faceto, l’unicorno è diventato il nuovo simbolo della città, nonché la mascotte degli European University Games 2022 del luglio scorso.
Il Museo Centrale del Tessile, ospitato nell’antica Biała Fabryka (“Fabbrica Bianca”) di Ludwik Geyer, che ospita anche il Museo della Moda.
Il cuore del passato industriale di Lodz batte nello splendido Museo Centrale del Tessile, ospitato nell’antica Biala Fabryka (“Fabbrica Bianca”) di Ludwik Geyer, dove oltre a vedere in funzione una decina di macchine di 150 anni fa si può ammirare un sofisticato museo della moda. Con bozzetti e modelli che - anche in era sovietica - nulla avevano da invidiare al fashion occidentale degli anni Sessanta e Settanta.
EC1 Lodz, la Città della Cultura, complesso avveniristico costruito con il recupero dell'enorme centrale termica, dove troviamo il Centro della Scienza e della Tecnologia (foto Pawel Augustyniak).
Ma la città ha anche grandi progetti di sviluppo urbanistico, al di là delle simboliche e modernissime “Gates of the City”: in particolare nell’area dove troviamo EC1 Lodz, la Città della Cultura, complesso avveniristico costruito con il recupero dell’enorme centrale termica, che ospita il Planetario, il Centro della Scienza e della Tecnologia e quello della Cultura Cinematografica.
Il murales dedicato a Arthur Rubinstein dall’artista brasiliano Eduardo Kobra.
Patria di artisti, Lodz è stata celebrata dalle note di Arthur Rubinstein, nato proprio in questa città e oggi ricordato nel palazzo neobarocco del ricco Poznanski, di fianco a Manufaktura, dove troviamo il piano del celebre interprete e il premio Oscar conquistato nel 1969 dal documentario a lui dedicato (L'amour de la vie).
Ma Lodz celebra Rubinstein anche con la statua nel cuore dell’interminabile via Piotrkowska e soprattutto con il grande e irriverente murales dell’artista brasiliano Eduardo Kobra.
Il Museo del Cinema, ospitato nell'ex residenza dell'industriale Karol Scheibler e dedicato al “vivaio di Lodz”, da Wajda a Polanski, da Kieslowski a Zanussi
Last but not least, Lodz con la sua celebre scuola - e lo splendido Museo ospitato nell’ex residenza dell’industriale Karol Scheibler - è stata anche il vivaio del miglior cinema polacco, da Andrzej Wajda (suo “La Terra della Grande Promessa” del 1974, tratto dal romanzo del premio Nobel Władysław Reymont, che racconta la tumultuosa ascesa della città) a Roman Polanski, da Jerzy Skolimowski a Krzysztof Kieslowski e a Krzysztof Zanussi.
Nella potenza visiva del loro cinema c’è anche un po’ dell’energia di questo folle e affascinante luogo, tutta da scoprire.
Enrico Marro
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