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Aiuti di stato, ecco cosa chiederà Meloni a Scholz

di Barbara Fiammeri

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La premier ha più volte ripetuto, anche nella recente visita di Michel a Roma, che deve essere garantita «parità di condizioni» tra gli Stati attraverso «un fondo sovrano europeo per sostenere gli investimenti e proteggere la sovranità industriale e tecnologica» del Continente

2 febbraio 2023
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2' di lettura

La parola d’ordine è flessibilità. Giorgia Meloni l’ha ripetuta recentemente in occasione della visita del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a Palazzo Chigi lunedì scorso e la ribadirà nel suo primo bilaterale con Olaf Scholz a Berlino venerdì 3.

Sul tavolo la modifica delle regole degli aiuti di Stato

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Un faccia a faccia che avrà al centro la modifica delle regole degli aiuti di Stato sulle quali tra una settimana, il 9 e 10 febbraio, si pronuncerà il Consiglio europeo. All’origine della decisione è la necessità da parte europea di rispondere all’Inflation reduction act statunitense. L’amministrazione Biden ha messo a disposizione quasi 400 miliardi di dollari per accelerare la transizione green garantendo una serie di finanziamenti e aiuti pubblici a favore delle imprese ma anche delle famiglie americane per incentivarle a produrre e a comprare made in Usa. Una decisione che inevitabilmente si riflette sul sistema produttivo europeo, che rischia di perdere importanti quote di mercato.

Le contromisure europee

Di qui la necessità di trovare adeguate contromisure che per la Germania si dovrebbero tradurre in un allentamento dei vincoli degli aiuti di Stato. In altre parole i tedeschi chiedono di poter concedere incentivi anche sotto forma di crediti di imposta alle proprie imprese senza che questo possa essere censurato e sanzionato come violazione delle regole sulla concorrenza. Una decisione che però, inevitabilmente, favorisce i Paesi ricchi con maggiore spazio fiscale, come appunto la Germania ma anche la Francia. Spazio che non ha invece chi, prima fra tutti l’Italia, deve fare i conti con un debito monstre che non le consente di aumentare il deficit.

Meloni: va garantita una parità di condizioni

Meloni più volte ha ripetuto, anche nella recente visita di Michel a Roma, che deve essere garantita «parità di condizioni» tra gli Stati attraverso «un fondo sovrano europeo per sostenere gli investimenti e proteggere la sovranità industriale e tecnologica» del Continente. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner però lo ha già bocciato: «Next generation Ue è la risposta all’Ira statunitense, non ci servono nuovi fondi ma dobbiamo usare meglio quelli che abbiamo già». Ecco che allora che torna con forza la parola d’ordine “flessibilità”.

La flessibilità sui fondi europei

«Per noi è indispensabile una maggiore flessibilità sui fondi europei» ha spiegato nei giorni scorsi la premier facendo anche esplicito riferimento al Pnrr. Ora il compromesso potrebbe essere proprio quello di consentire parallelamente all’allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato una maggiore “flessibilità” sui finanziamenti europei, a partire dal Piano di ripresa e resilienza sul quale il rischio di non riuscire a utilizzare tutte le risorse messe a disposizione nei tempi concordati con Bruxelles è molto elevato. Ecco perché l’esito dell'incontro tra Scholz e Meloni rappresenta una sorta di pre-istruttoria del Consiglio europeo che seguirà la settimana dopo e che potrebbe essere preceduto da una ulteriore tappa di avvicinamento con una visita a Parigi che al momento però non è ancora in agenda.


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