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Pesca e ambiente: parte dalle barche green la tutela degli ecosistemi marini

di Alessio Romeo

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(Miroslav Beneda - stock.adobe.com)

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Presentato in Commissione Ue il piano per la transizione energetica che propone di sostituire i motori delle imbarcazioni, ridurre la cattura nei fondali ed eliminare quella al traino

6 marzo 2023
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3' di lettura

Meno catture e imbarcazioni più sostenibili con motori green. Sono questi, in estrema sintesi, i pilastri su cui poggia la strategia dell'Unione europea per garantire il futuro della pesca, contenuti nel corposo pacchetto per il settore presentato la scorsa settimana dalla Commissione Ue. Uno sforzo di sostenibilità che, in numeri, è richiesto soprattutto all'area del Mediterraneo e quindi all'Italia. Ricordando comunque che i vincoli della politica di settore, dall'altra parte del continente, sono alla base della scelta della Norvegia di non aderire all'Unione.

Il “pacchetto” presentato dalla Commissione «per migliorare la sostenibilità e la resilienza della pesca e dell'acquacoltura» è composto da una comunicazione sulla transizione energetica delle imbarcazioni e da un piano d'azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini. Mentre un'altra comunicazione si sofferma sui risultati ottenuti dall'attuale politica comune della pesca (Pcp) e delinea i possibili cambiamenti in vista di una nuova riforma dopo quella varata dieci anni fa. Infine, una relazione è dedicata al funzionamento dell'organizzazione comune di mercato.

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Per la transizione energetica Bruxelles propone di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Con il contributo dei fondi Ue e migliorando il trasferimento ai pescatori dei risultati della ricerca, si dovrà puntare sulle fonti energetiche rinnovabili e a basse emissioni di carbonio. Secondo la Commissione la transizione ecologica, oltre a proteggere le risorse naturali, sarà economicamente vantaggiosa anche per i pescatori.

«I prezzi del gasolio marino sono più che raddoppiati nel 2022 – ha ricordato il commissario responsabile per l'Ambiente e la Pesca, Virginius Sinkevicius – e la bolletta energetica è arrivata a incidere per il 35% sui ricavi del settore. Oltre 20 punti percentuali in più sul 2021».

Un altro punto centrale della strategia è la tutela della biodiversità marina, a partire dalla riduzione dell'impatto della pesca sui fondali, eliminando «gradualmente l'attività di cattura con attrezzi da traino in tutte le aree marine protette al più tardi entro il 2030». Gli Stati membri sono stati invitati a stabilire la propria tabella di marcia entro un anno. Anche la politica comune della pesca – che vale circa 750 milioni l'anno più il cofinanziamento nazionale – va rivista. La Pcp, scrive la Commissione, «continua a essere il quadro giuridico adeguato per rispondere alle sfide che il settore sta affrontando, ma è necessaria una riforma più rapida» per affrontare i problemi strutturali. Secondo i dati dell'esecutivo Ue, nel Mar Mediterraneo l'85% degli stock è ancora sottoposto a una pesca eccessiva.

Lo zelo ambientalista dell'Unione ha però già messo sul piede di guerra i sindacati dei lavoratori. «Le misure proposte dalla Commissione per l'ennesima volta colpiscono esclusivamente i pescatori. Il piano per una pesca sostenibile trova come unica soluzione impedire ai pescatori di lavorare – denuncia Antonio Pucillo della Flai Cgil nazionale –. Questa volta la colpa è degli attrezzi da fondo e quindi anche di quelle imbarcazioni che fanno pesca a strascico e che rappresentano una fetta importante della nostra produzione ittica. Anche se al momento la misura si riferisce solo alle aree marine protette – spiega – si dimentica di intervenire verso altri elementi che minacciano i nostri mari come l’inquinamento, il riscaldamento degli oceani, la plastica o il cambiamento climatico. Dopo anni di attività condivisa per rendere la pesca italiana responsabile e sostenibile rischiamo di cedere tutto questo lavoro alle flotte non dell'Unione europea, che pescano nel Mediterraneo senza le nostre regole e ci venderanno il nostro pesce senza salvaguardare il nostro mare».

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