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Rete unica, stop al piano. Cdp L’opzione di un sistema misto

di Andrea Biondi e Carmine Fotina

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(REUTERS)

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Butti e Urso: «Al via tavolo sull'infrastruttura, l'esito entro il 31 dicembre». Ipotesi rete unica e pubblica nelle aree bianche e grigie, nelle nere il coinvestimento

30 novembre 2022
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3' di lettura

Il governo manda in soffitta il progetto di rete unica che vedeva Cdp come pivot. Lo fa con una nota del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti in cui l’Esecutivo si dice deciso a «promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato» per trovare la quadra nel dossier Tim.

L’alternativa al progetto Open Fiber

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Bisognerà trovare un’alternativa al progetto che aveva portato a un memorandum of understanding siglato da Cdp, Tim, Open Fiber (che sarebbe stato il veicolo dell’offerta), Kkr (azionista di Fibercop, controllata di Tim) e Macquarie (azionista di Open Fiber insieme a Cdp) a fine maggio e che è andato a sbattere contro le diffidenze del Governo guidato da Giorgia Meloni il cui partito, Fratelli d’Italia, già dalla campagna elettorale aveva messo nel mirino il piano al quale ha lavorato l’ad di Cdp, Dario Scannapieco.

L’obiettivo di quel piano era portare Netco (la rete Tim e Sparkle) nell’orbita di Open Fiber in modo da creare un operatore unico. Le differenze di valutazioni fra il compratore Cdp (intorno ai 16 miliardi) e il venditore Vivendi primo azionista di Tim (31 miliardi) hanno indicato (prima) e contribuito a determinare (poi) il deragliamento di un progetto al quale il Governo ha detto di voler trovare, entro il 31 dicembre un’alternativa. Urso e Butti segnalano la necessità di tenere «conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e degli equilibri economici, finanziari ed occupazionali». Tutto questo considerando «le priorità di valorizzare le risorse umane di Tim e dar attuazione ad una efficiente e capillare Rete nazionale a controllo pubblico».

Una dichiarazione molto burocratica che sembra celare le difficoltà di queste settimane. Grande cautela, e qualche perplessità, sui progetti di controllo pubblico della rete via Cassa depositi e prestiti è filtrata nei giorni scorsi dal ministero dell’Economia e, per inciso, il ministro Giancarlo Giorgetti non compare tra i firmatari della nota congiunta insieme a Urso e Butti. Anche se il Mef, che controlla Cdp, dovrà inevitabilmente rientrare in gioco.

Il ruolo della Commissione europea

Il Governo nelle ultime settimane ha considerato anche che la Commissione europea difficilmente darebbe il suo assenso a una rete unica su tutto il territorio nazionale. Per questo, come riportato sul Sole 24 Ore di ieri, prende quota l’idea di una rete unica a perimetro ristretto, limitata cioè alle aree bianche a fallimento di mercato e a una parte delle aree grigie semi-concorrenziali, quelle finanziate dai fondi pubblici del Pnrr. Nel resto delle aree grigie e nelle aree nere dove sono presenti più reti andrà garantita la concorrenza infrastrutturale e un modello alternativo può passare per il co-investimento.

Dalle parti di Cdp il “sollievo” è sicuramente arrivato dall’avere avuto un’indicazione chiara sulla chiusura del capitolo MoU per andare verso altro, che con ogni probabilità significherà operazioni di sistema in cui la Cassa potrà comunque avere un ruolo centrale. Dal punto di vista tecnico gli scenari più gettonati al momento sembrano quello di uno spinoff della rete, tramite una scissione proporzionale del titolo, o il conferimento della rete a una newco o anche un’operazione che passerebbe attraverso un’Opa con vari soggetti per agire su Tim in fase successiva al delisting.

Quest’ultima sarebbe una mossa più market friendly, ma non banale da congegnare. La scissione presenta altri problemi. Il primo: servirebbe un processo autorizzativo con l’ok dell’assemblea degli azionisti delle risparmio tutt’altro che scontato. Secondo, come rivelava ieri nel suo report Intermonte: «La ripartizione del debito tra le due società e la necessità di procedere o meno con una conversione delle azioni di risparmio o in alternativa lasciare una doppia classe di azioni per ciascuna società quotate a valle della scissione».

Oggi il Cda straordinario

Si vedrà. Intanto oggi è giornata di Cda straordinario di Tim che dovrebbe portare alla sostituzione del consigliere uscito a fine settembre Luca de Meo. Dovrebbe subentragli Stefano Proverbio (McKinsey), ma non è il solo in lizza. C’è poi il tema dell’azione di responsabilità nei confronti dell’ex ad Tim Luigi Gubitosi e del precedente consiglio per il deal stretto con Dazn. Di ieri invece la nomina di Elio Schiavo, attualmente Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di Tim, come nuovo ad Noovle, la società del gruppo specializzata nel cloud, al posto di Carlo d’Asaro Biondo.

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