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Chanel: spinta a ringiovanire. Il perbenismo capovolto nello sguardo di Miu Miu

di Angelo Flaccavento

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(EPA)

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Si chiude la fashion week parigina dedicata alle collezioni autunno-inverno 2023/24

8 marzo 2023
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2' di lettura

Avere un punto di vista è tutto quel che conta, non solo nella moda. È osservando liberamente che si crea, o si ri-crea, che si scopre, si inventa e stravolge. È significativo, ma anche lapalissiano, che oltre la metà delle modelle sulla passerella di Miu Miu indossino occhiali: non per difetto di vista, ma per enfasi di sguardo indagatore. La collezione si intitola infatti «Way of seeing» ed è una visione sui classici, alla Miuccia Prada maniera: con quella verve idiosincratica ed istintiva che la signora ha conservato per questa linea, alter ego radicale della sorella maggiore Prada.

Qui si gioca con la moda nel senso più tangibile e materiale del termine: consistenza, forma, colore. E, certo, anche un look, che in sostanza prevede i collant velati - in nuance con il cardigan trasparente e spugnoso - al posto dei pantaloni; oppure una gonna a matita. È un topos ricorrente del linguaggio della signora: perbenismo capovolto, sottilmente perverso; e poi un occhio al mondo del lavoro. Gli insiemi sono messi insieme come di fretta, dimenticando un pezzo mentre se ne sovrappongono all’infinito altri; la felpa con il cappuccio, corposa invece che floscia, è gran protagonista in un turbinare di ricordi del passato anni 90 e anni 2000 del marchio. Niente però è uguale la seconda volta, e c'è una grande freschezza in questa prova, che afferma Miu Miu come modo. Uno sguardo, appunto.

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Da Chanel, il punto di vista di Virginie Viard è la spinta a ringiovanire, alleggerire, dinamizzare. Questa stagione il movimento è particolarmente composito: parte con una linearità yè yè dal sapore anni 60 e si complica progressivamente con panier, vestine fluide, vago folk. Unico elemento che permane, la camelia, e poi bermuda, pagliaccetti e bermuda da ciclista non esattamente donanti.La lunga kermesse parigina si chiude in un antro sgarrupato, nella polvere, con la parata solenne di Y/Project: silhouette verticali, che si attorcigliano, drappeggiano, sbrindellano; lunghezze chilometriche che si afflosciano alle caviglie; e, a sorpresa, il logo in accelerazione. Tutto accattivante, con un punto di vista che però è diventato una formula, a questo punto da rompere.

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