di Giulia Crivelli
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La settimana della moda donna che si apre oggi a Milano – 170 appuntamenti tra sfilate, presentazioni ed eventi, la stragrande maggioranza dei quali in presenza – dovrebbe inorgoglire tutti noi italiani, non solo chi lavora nel settore (oltre 600mila persone senza l’indotto). Non sembri uno slancio patriottico di facciata. Il sistema del tessile-moda-accessorio (Tma) nel 2019 aveva superato i 90 miliardi di fatturato, ma nel 2020 è stato tra i più colpiti dalla pandemia, per un circolo vizioso fatto da chiusure dei negozi, improvvisa assenza di occasioni d’uso (sul lavoro e non) e cambiamenti di abitudini di vita, alcuni avviati a essere strutturali, come lo smartworking. Il 2021 è stato l’anno della ripresa – questo è il primo motivo d’orgoglio –, anche se i dati complessivi (+21% a 83 miliardi nascondono le differenze all’interno della filiera del Tma.
Il secondo motivo d’orgoglio è il tipo di ripresa registrato nel 2021: l’obiettivo di aziende e associazioni – e quasi certamente dei consumatori – non è tornare alla normalità pre Covid, bensì costruire una nuova normalità, forte non solo del recupero dei fatturati, ma di uno straordinario sforzo sulla sostenibilità sociale e ambientale, basato su accordi di filiera e tra associazioni e di investimenti in ricerca, specie nella parte a monte della filiera. Conferma di questa transizione virtuosa è venuta da Milano Unica, la fiera del tessile di eccellenza tornata in presenza l’1 e 2 febbraio, e verrà da Lineapelle e Filo, che si aprono domani e dopo, con un grande focus su innovazione e sostenibilità.
La nuova normalità – terzo motivo di orgoglio – contempla un rafforzato impegno nella formazione – dei giovani e non solo – che vede impegnati i grandi gruppi, per definizione capofiliera, e le associazioni, da Sistema moda Italia a Confindustria Moda e Camera della moda, con istituzioni e decisori politici finalmente ricettivi alle richieste del settore. Solo nelle ultime due settimane sono state presentate le iniziative di Tod’s con l’Istituto Marangoni e del gruppo Otb di Renzo Rosso con la Bocconi.
Tornando alla fashion week che si svolge da oggi al 28 febbraio, il fermento nel retail conferma la voglia di tornare a esperienze reali, fisiche. Giorgio Armani inaugura il primo negozio a insegna A/X, in corso Vittorio Emanuele; in via Spiga si lavora a un hub commerciale e creativo; nel quadrilatero c’è la consueta competizione a ristrutturare spazi o a cambiare location. La moda è sempre stata meritocratica, a differenza, purtroppo, di tanti altri settori. Non ha mai rifiutato i venti di cambiamento della società in nome di uno status quo. Anzi, li ha favoriti, interpretati e così rafforzati.
Come dimostrano le storie di aziende e stilisti che raccontiamo in questo speciale. La moda possiede le caratteristiche migliori associate al nostro Paese, a partire da creatività e flessibilità intesa come capacità di risolvere problemi complessi. La moda ha in sé tanti mondi e per questo potrà affrontare le sfide del 2022, dalle possibili “code pandemiche” ai costi delle materie prime, in primis energetiche.
Senza dimenticare le tensioni geopolitiche, che mai come in questo periodo sembrano caratterizzate dall’incapacità di comprendersi. «Mi sentivo come una persona muta che pretenda di parlare con una sorda», ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov commentando l’incontro avuto a Mosca il 10 febbraio con la sua collega britannica Liz Truss. La moda – in particolare quella italiana, che ha conquistato il mondo – ha l’impareggiabile vantaggio di parlare un linguaggio comprensibile a tutti e che tutti vogliono ascoltare. E per questo, ci auguriamo, oltre a inorgoglire noi italiani, potrebbe essere presa a esempio, come sistema, da altri settori.
Giulia Crivelli
fashion editor
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