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Ue: carni e vini non sono cibi dannosi. Rischio scampato per il made in Italy

di Giorgio dell'Orefice

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(karandaev - stock.adobe.com)

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Bruxelles elimina questi alimenti dalla lista dei cibi dannosi alla salute e conferma gli aiuti. Lollobrigida: «Grande risultato in Europa. Una bella notizia per la Nazione»

8 dicembre 2022
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3' di lettura

Scampato pericolo per due prodotti chiave dell’agroalimentare italiano: il vino e la carne che hanno rischiato di essere estromessi dall’elenco dei prodotti che Bruxelles sostiene ogni anno con risorse destinate alla promozione sui mercati esteri. Ma il pericolo fortunatamente è stato evitato come annunciato dallo stesso ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

«Grande risultato in Europa – ha annunciato Lollobrigida –. La Commissione ha eliminato carne e vino dalla lista degli alimenti ritenuti dannosi per la salute. È una notizia importantissima per tutta la Nazione, una vittoria che abbiamo ottenuto lottando con determinazione a difesa delle eccellenze italiane. Non solo, adesso ci sono anche più risorse economiche per le Indicazioni Geografiche, con altri 2 milioni di euro, proprio come avevamo chiesto noi. Tutto questo dimostra che il nostro nuovo approccio paga. Il cambio di passo del Governo Meloni, il lavoro di squadra, l’attenzione al mondo agroalimentare sono gli strumenti con cui difendiamo il prodotto italiano e diamo risposte precise a esigenze che erano rimaste insoddisfatte ormai da troppo tempo».

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Il rischio evitato

A fine ottobre, infatti, era emerso che Bruxelles aveva inserito tra i criteri che guideranno le future azioni promozionali requisiti stringenti per alcune categorie di prodotti quali la carne rossa e i suoi derivati, il vino e gli alcolici. E questo soprattutto a causa delle campagne condotte in primo luogo dall’Oms nei confronti di alcuni prodotti alimentari il cui consumo eccessivo è considerato dannoso per la salute con in prima fila carne bovina e vino.

Rischiavano di uscirne pesantemente penalizzati numerosi operatori del settore Dop e Igp, per i quali le campagne promozionali rappresentano uno strumento vitale per creare nuove opportunità di mercato e fornire un sostegno al consolidamento delle imprese già esistenti. Notevole danno che si ripercuoterebbe sull’immagine dell’Italia e dei suoi prodotti, nonché sull’apporto economico della filiera di qualità italiana.

Va ricordato che la zootecnia legata alla carne bovina registra un fatturato in Italia di circa 10 miliardi di euro ai quali vanno aggiunti i circa 16 del vino made in Italy. Settori beneficiari netti ogni anno di importanti risorse Ue per la promozione. Il solo vino ha a disposizione grazie alla propria Organizzazione comune di mercato oltre 100 milioni di euro l’anno per cofinanziare (al 50%) progetti promozionali all’estero.

Le reazioni delle associazioni di categoria

Grande soddisfazione per la decisione è stata espressa da Coldiretti e Filiera Italia. «È stato fermato il tentativo di escludere dai finanziamenti europei della promozione carne, salumi, vino e birra sotto attacco di un approccio ideologico che discrimina alimenti che fanno parte a pieno titolo della dieta mediterranea», commenta la Coldiretti. «Il lavoro fatto negli ultimi mesi – ha commentato il presidente della Ettore Prandini – e che ci ha portato a un confronto diretto con i commissari Ue Timmermans, Wojciechowski e Gentiloni, e quello fatto dal nostro Governo, ha rotto il fronte a livello europeo. È però ora necessario mantenere alta la guardia perché nel prossimo regolamento non si torni a demonizzare alcuni prodotti invece che lavorare a una corretta informazione sulla quantità di alimenti che devono essere consumati nell’arco della giornata».

«La politica di promozione Ue deve continuare a sostenere tutti i prodotti agricoli dell’Unione respingendo gli atteggiamenti discriminatori che rischiano di favorire la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale – ha commentato il Consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia –. Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto».


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