di Marco Rogari
(ANSA)
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Anche per effetto di Quota 100 continua la corsa dei dipendenti pubblici alla pensione anticipata. Nel 2020 l'Inps ha liquidato agli statali 179.230 assegni, per una spesa di 4,65 miliardi e oltre la metà, il 58% per la precisione, con requisiti più bassi dei 67 anni d'età fissati per il trattamento di vecchiaia. A fotografare la situazione è l'Osservatorio sulle pensioni dell'Istituto guidato da Pasquale Tridico. Che evidenzia come a inizio 2021 risultino erogate ai lavoratori della Pa oltre 3 milioni di pensioni, il 58% delle quali sotto forma di trattamenti anticipati o di anzianità.
Al primo genniao di quest’anno complessivamente risultano erogate 3.029.451 pensioni ai lavoratori pubblici, con una crescita dell'1,3% rispetto ai 2.990.412 trattamenti registrati l'anno precedente (tenendo anche conto di quelli cessati). Di questa massa complessiva di trattamenti liquidati, che ammonta a 76,7 miliardi di euro, con una crescita del 2,2% sempre rispetto al dato registrato nell'anno precedente, il 58% (1.757.848 trattamenti) è riconducibile a pensioni di anzianità o anticipate. L’ importo medio mensile degli assegni, sempre a inizio 2021, è di 1.948 euro lordi.
La rilevazione dell'Osservatorio Inps conferma l'elevato numero di pensionamenti, soprattutto in forma anticipata, ma a un ritmo leggermente più contenuto di quello registrato nel primo anno di sperimentazione di Quota 100, ovvero nel 2019.
Nel 2020 anche grazie alla possibilità di uscita con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, introdotta dal governo “Conte 1”, gli assegni liquidati sono lievitati dell'8,4% rispetto ai 165.327 erogati nel 2019, quando però era stata registrata un'impennata del 10 per cento. In particolare, sono stati erogati 98.453 assegni anticipati (il 54,9% del totale), e appena 33.428 pensioni di vecchiaia (18,7%). I trattamenti di inabilità sono stati 4.787, quelli ai superstiti da assicurato 4.035 e 38.527 le pensioni liquidate ai superstiti da pensionato pubblico (21,5% del totale).
Dalla rilevazione dell'Osservatorio Inps emerge che a inizio 2021 il 58,6% degli assegni è erogato dalla Cassa trattamenti pensionistici ai dipendenti dello Stato (Ctps), seguita dalla Cassa pensioni dei dipendenti degli enti locali (Cpdel) con il 38% mentre le altre Casse hanno assorbito il 3,4% dei pensionamenti.
L'importo medio mensile dei trattamenti dei dipendenti dello Stato è di 2.032 euro mentre quello del personale degli enti locali è di 1.631 euro. Più elevato quello per la cassa pensioni sanitari, che è di 4.634 euro.
Guardando al 2020 le pensioni liquidate ai dipendenti pubblici sono state 179.230 per una spesa complessiva di 4.654 milioni e con un importo medio mensile di 1.997 euro. L'importo medio supera di poco i 2.000 euro per gli ex dipendenti dello Stato ed è pari a o 1.753 euro per i dipendenti degli enti locali. Per la cassa dei sanitari nel 2020 il trattamento medio mensile è stato di 4.823 euro.
Con il 40,7% dei trattamenti e il 39,3% della spesa sono concentrate soprattutto al Nord d'Italia le pensioni ai dipendenti pubblici vigenti all'inizio del 2021. Nel Sud e nelle Isole è indirizzato il 36,4% degli assegni (e il 36,5% della spesa) mentre nell'Italia Centrale sono liquidati il 22,6% degli assegni e il 24% della spesa. Solo lo 0,3% della spesa è erogata a pensionati all'estero.
Marco Rogari
vicecaporedattore
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