di Pierangelo Soldavini
MiCAr: De.Fi. e nuovi modelli di business
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La prospettiva di una finanza decentralizzata basata sulle criptovalute è una disruption che pone interrogativi e sfide per la finanza tradizionale e le authority regolamentari. È una realtà ancora relativamente piccola, stimabile attorno ai 100 miliardi di dollari, anche se le valutazioni possono arrivare a oltre il doppio, ma in fortissima crescita, visto che solo un anno fa praticamente era inesistente. Ma in ogni caso una realtà con cui fare i conti perché apre anche benefici potenziali per l’intero settore, al di là degli evidenti rischi di strumenti che ancora sfuggono alla regolamentazione.
Di fronte a queste prospettive «dobbiamo chiederci se possiamo immaginare una regolamentazione che rimanga tecnologicamente neutrale» e «se la rapida evoluzione di questi fenomeni renda possibile l’individuazione di regole che utilizzino gli stessi strumenti del diritto civile». A porre questi interrogativi è il presidente della Consob Paolo Savona aprendo il seminario della stessa authority e del Politecnico di Milano dedicato alla proposta di regolamentazione europea per i criptoasset, nota come Micar, e incentrato proprio sulla finanza decentralizzata (DeFi). In questa nuova dimensione in cui sono gli utenti stessi a fare il mercato, a scegliere protocolli e strumenti, non sempre è garantita la liquidità o sono trasparenti i meccanismi di formazione dei prezzi. Anche di fronte alla rapida evoluzione tecnologica, il focus rimane sulla tutela del risparmiatore, che deve essere messo nelle condizioni di piena consapevolezza dei rischi legati alle caratteristiche degli strumenti, a partire dall’altissima volatilità, e delle piattaforme. Le regole a tutela dei risparmiatori devono essere rispettate a prescindere dalla decentralizzazione dei mercati: quello che è illecito offline lo è anche online.
La Micar apre nuove prospettive: «Di fronte a una domanda che c’è e crescerà sempre più – afferma il commissario Consob Paolo Ciocca – si apre per l’Europa l’opportunità strategica di un framework regolamentare che permette di fissare standard a tutela del risparmio e degli attori in campo». La DeFi «non cancella del tutto l’intermediazione ma crea attori nuovi, controparti con cui la finanza tradizionale deve confrontarsi», sostiene Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech del Politecnico, sottolineando come per gli incumbent la sfida sia duplice: il rischio di incorporare i rischi insiti nella DeFi si scontra con quello di rimanere spiazzati dai nuovi player. Per questo attori come la banca per asset digitali Seba Bank e il provider di liquidità basato su criptovalute Aave stanno sviluppando protocolli per aprire l’accesso alla DeFi anche agli istituzionali. Perché la finanza decentralizzata è portatrice anche di benefici per tutto il sistema come riduzione dei costi, inclusività, trasparenza e tracciabilità.
Pierangelo Soldavini
Vicecaporedattore
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