di Marta Casadei
Gucci aprirà la fashion week uomo con il primo show post Michele
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Un 2022 chiuso «oltre le aspettative» con il fatturato della moda e dei settori collegati che ha superato i 96,6 miliardi di euro, in salita del 16% rispetto al 2021. Il più alto degli ultimi 20 anni. E un 2023 all’insegna dell’incertezza più totale, tanto da rendere «impossibile fare previsioni». A descrivere questo doppio binario lungo il quale si muove la moda made in Italy è Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, che ieri a Milano ha presentato la nuova edizione di Milano fashion week Men’s collection, in calendario dal 13 al 17 gennaio 2023 con 72 appuntamenti di cui 52 tra sfilate e presentazioni fisiche, 11 eventi e 4 contenuti digitali.
La settimana della moda uomo di gennaio - in piena sinergia con Pitti, a Firenze dal 10 al 13 gennaio - sarà un vero banco di prova per il settore: i buyer, infatti, faranno gli ordini per la stagione invernale 2023/24 che potrebbe già risentire degli effetti della recessione in Europa e Usa e di un livello di fiducia dei consumatori diverso da quella attuale.
I dati 2022, intanto, si sono rivelati più positivi del previsto: il settore moda ha tenuto anche nel terzo trimestre, mettendo a segno un +19% nel fatturato e portando la Cnmi a rivedere le stime al rialzo. «Avevamo parlato di una crescita del 12% sul 2021, mentre a oggi vi possiamo confermare che l’aumento del fatturato, anche stimando crescita zero nel quarto trimestre, sarà del +16%. Questo aumento sconta anche un’inflazione di circa il 9% sui nostri prodotti, quindi in qualche maniera è mitigato da quel dato . Però è un segno positivo che chiude un anno in cui sono stati eventi drammatici», ha spiegato Capasa.
Uno dei dati positivi è quello che riguarda il valore della produzione che, al netto dell’inflazione, è salito del 9 per cento. Di contro, la crescita dei costi di energia e materie prime ha avuto un impatto notevole (+9,2% nei primi dieci mesi 2022, su base annua) sui prezzi industriali lungo la filiera, senza però “scaricarsi” in egual misura sui pezzi al consumo che nella moda sono saliti in media del 3 per cento. Proprio il tema dei costi dell’industria - che finora, evidentemente, le aziende a monte hanno tentato di gestire senza pesare sui consumatori - è una delle incognite con cui deve fare i conti il settore, con il rischio di perdere competitività e non riuscire a far fronte a una domanda internazionale in crescita.
Nel 2022 l’export ha superato gli 80 miliardi di euro (+19%) e si è registrata anche una crescita delle importazioni (+27,8%, con un boom dalla Cina e più in generale dall’Asia) e un surplus commerciale di oltre 28 miliardi di euro. Gli Usa si confermano il mercato più dinamico sul fronte delle esportazioni con un +54,1% messo a segno tra gennaio e settembre nella sola industria della moda e un +23,5% nello stesso periodo nei settori collegati. Quello a stelle e strisce è il primo mercato di destinazione di prodotti cosmetici, occhiali, gioielli e bijoux con quasi 2,7 miliardi di export in valore. Tra i primi dieci clienti della moda made in Italy ci sono Francia ( primo mercato in valore, +23,8%), Germania (+16%) e Cina (+18,8%) con performance positive anche di Corea (+33%) e Giappone (+18,4%). Nei settori collegati boom di Svizzera, hub dei gruppi del lusso (+31,7%), Emirati (+30,7%) e Turchia (+57,6%). Questi ultimi due mercati sono diventati destinazioni di shopping per i russi.
Il calendario della fashion week maschile, realizzata con il supporto del Comune di Milano, si aprirà il 13 gennaio con lo show di Gucci, il primo senza Alessandro Michele, per concludersi lunedì 16 gennaio con Zegna. Il 17 gennaio, invece, sarà dedicato agli show digitali. E proprio a gennaio potrebbe esserci un ritorno di alcuni buyer cinesi: «Qualcosa si muove e alcuni hanno confermato che arriveranno, ma si tratta di un numero limitato», chiosa Capasa.
Marta Casadei
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