Il Pil dell'Italia sopra le attese ma nel 2023 crollera'
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Nel secondo trimestre del 2022 l’Istat stima che il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% in termini tendenziali. Lo si legge nella stima preliminare diffusa dall’Istituto di statistica. Nel primo trimestre dell’anno il Pil aveva registrato un aumento del +0,1%.
Il secondo trimestre, spiega l’Istat, ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al secondo trimestre del 2021. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
La variazione acquisita del Pil per il 2022, ovvero la variazione annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, è pari al +3,4%. Lo rileva l’Istat alla luce dell’aumento del Pil nel secondo trimestre, stimato in crescita dell’1%. La previsione sull’anno migliora quindi rispetto al +2,6% stimato a fine maggio sulla base dell’andamento del primo trimestre (+0,1%).
«La fase espansiva del Pil prosegue pertanto per il sesto trimestre consecutivo, in accelerazione rispetto al primo trimestre dell’anno, quando la crescita era risultata lievemente positiva». Lo spiega l’Istat commentando la stima preliminare sul Pil nel secondo trimestre (+1% in termini congiunturali e +4,6% in termini tendenziali). «Come sempre, si rimarca la natura provvisoria di questa stima, che riflette dal lato della produzione un calo dell’agricoltura e una crescita sia nell’industria sia nei servizi. Un contributo positivo alla crescita - precisa l’Istat - è derivato dalla componente nazionale, mentre la componente estera netta ha generato un apporto negativo»
Il Ministero dell’economia e finanze in una nota commentando la stima sul Pil nel secondo trimestre evidenzia che «il recupero dalla crisi causata dalla pandemia può dirsi completato, giacché il Pil nel secondo trimestre è risultato nettamente superiore al livello medio del 2019». E aggiunge: «È ora necessario continuare a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese nella seconda metà dell’anno, nonché proseguire nell’opera di attuazione del PNRR e di impulso agli investimenti e all’innovazione».
A luglio l’inflazione tendenziale ripiega invece di un decimo di punto percentuale dal record di giugno (+8,0%) a +7,9%, mentre l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,4% su base mensile. È quanto risulta dalle stime Istat di luglio. A influire sul rallentamento il calo dei beni energetici (da +48,7% di giugno a +42,9%) grazie soprattutto ai beni energetici regolamentati (da +64,3% a +47,8%) e solo in minima misura dagli energetici non regolamentati (da +39,9% a +39,8%). L’”inflazione di fondo”, al netto di energetici e alimentari freschi, accelera da +3,8% a +4,1% e quella al netto dei soli energetici da +4,2 a +4,7%.
Va segnalata però una forte accelerazione dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che si porta al livello record di +9,1%, registrando così un aumento che non si osservava da settembre 1984. Lo segnala l’Istat nelle sue stime preliminari di luglio. Accelerano, infatti, sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2% a +9,1%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,7%).
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