di Giorgio dell'Orefice
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«È un atto di civiltà circoscrivere le denominazioni della carne ai soli prodotti di origine animale, come ci insegna la tradizione romana secondo cui nomina sunt consequentia rerum (i nomi sono conseguenza delle cose)». È il commento del presidente dell’associazione no profit Carni Sostenibili, Giuseppe Pulina, alla decisione del governo francese di vietare l'utilizzo dei nomi di prodotti di origine animale per i succedanei a base di proteine vegetali.
«Chiamare “bistecca” o “salsiccia” - ha aggiunto Pulina - un preparato iper-processato a base vegetale non significa solo usurpare un grande patrimonio di tradizione e conoscenza, ma anche indirizzare una informazione ingannevole verso il consumatore che potrebbe essere convinto di trovarsi davanti a prodotti equivalenti sotto l'aspetto nutrizionale, il che è totalmente falso».
L'auspicio è che anche l'Italia possa uscire quanto prima dall'incertezza causata da norme europee poco chiare. «Il nostro Paese – ha ricordato Pulina – vanta una varietà unica di eccellenze nel campo dei salumi e di tradizioni culinarie legate al taglio e alla preparazione delle carni. Nessuno vuole imporre veti su scelte personali quali quella del cibo e dello stile alimentare – precisa Pulina – ma serve maggiore trasparenza a favore di tutti, soprattutto di chi sceglie un'alimentazione completa. Potremmo mai sopportare che si chiamasse vino o birra un intruglio di aromi vegetali e alcol?».
All'appello si aggiungono le associazioni di categoria - Assica, Assocarni e UnaItalia - che aderiscono all'organizzazione. «Difendere le denominazioni dei nostri prodotti è tutelare la nostra tradizione – ha sottolineato il presidente di Assica, Ruggero Lenti –. I salumi sono un fiore all'occhiello del made in Italy, apprezzati e invidiati in tutto il mondo. Non è solo la tutela di una denominazione di vendita è prima di tutto il riconoscimento che dietro quel nome c'è un processo frutto dell'esperienza e della capacità di imprenditori e lavoratori con competenze preziose e non comuni».
«La priorità – ha aggiunto il presidente di Assocarni Luigi Scordamaglia – deve essere quella di garantire informazioni trasparenti al consumatore impedendo informazioni ingannevoli che lo inducano in errore. Più che legittimo, quindi, rispettare la scelta di chi preferisce prodotti vegetali che per simulare aspetto o sapore dei prodotti di carni naturali siano pieni di ingredienti chimici ed artificiali, così come chi in futuro dovesse scegliere un prodotto fatto in un bioreattore con cellule indifferenziate stimolate da fattori di crescita. È importante, però, che attraverso informazioni chiare in etichetta ogni consumatore sia reso consapevole di quello che acquista».
Giorgio dell’Orefice
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