Scuola
Pubblicità

Scuola

Le istituzioni Afam approdano, per la prima volta, alla ricerca di base. Buona scelta da perfezionare

di Antonio Bisaccia *

Immagine non disponibile

Un decreto del ministero dell'Università finalmente consente di partecipare ai bandi. Appare ancora da calibrare l’ambito della valutazione

15 febbraio 2022
Pubblicità

4' di lettura

«L'Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi. La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell'identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico». Questo efficace monito del presidente Mattarella dovrebbe essere il pilastro di una nazione che affonda il suo Dna nella declinazione non spuria dei tesori da preservare. L'altro verbo utilizzato – sostenere – ha un'importanza ancor più profonda. Sostenere è l'altro lato della dignità, ovvero il lato più performante che conduce alla dignità. Questa parola-totem è apparsa 18 volte nel discorso di Mattarella. Una parola-bivio, insomma, che tende la mano a tutte le forme di vita che non la contengono. Una di queste è l'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, protagonista di una penetrante metamorfosi in atto.

Le disposizioni procedurali

Pubblicità

Ultimo segno del processo, in ordine di apparizione, è il Dm Mur 1326 del 23 dicembre 2021, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 febbraio 2022, relativo alle nuove disposizioni procedurali per gli interventi diretti al sostegno delle attività di ricerca fondamentale, che consente alle istituzioni Afam, per la prima volta, di poter partecipare ai bandi per la ricerca di base, ovvero quella ricerca che è vocata a sperimentare e produrre nuove conoscenze senza che si debbano produrre utilizzazioni pratiche dirette. Un segno non scontato, e voluto fortemente dal ministro Maria Cristina Messa, che costruisce un ponte necessario per una delle missioni delle Afam: la ricerca. La ricerca scientifica, la cosiddetta attività scientifica, è valevole sia in campo tecnologico che umanistico. Quindi anche nelle arti. Giusta, allora, l'intuizione del Mur, che ha dato campo a questa necessità ormai ineludibile. Consentire alle Afam di partecipare ai bandi per la ricerca di base, come già avvenuto anche nel bando per i Prin del 2 febbraio 2022, è elemento pregevole e si colloca nel solco delle positive modificazioni in itinere. Bisogna però sottolineare che il tema di chi valuta i progetti di ricerca assume un'importanza non residuale. Esiste, insomma, una sorta di vulnus che andrebbe risolto: quello che non consente ai docenti Afam di poter far parte degli elenchi Reprise (Register of expert peer reviewers for italian scientific evaluation). Ogni volta che si devono valutare progetti di ricerca Mur, ex-ante, in itinere ed ex-post, i valutatori in elenco possono essere chiamati a svolgere l'importante e delicato compito. Il comma 2 dell'articolo 5 del decreto ministeriale 380 del 13 giugno 2016, meglio conosciuto come “regolamento Reprise”, consente di poter fare domanda di inserimento ai «docenti e i ricercatori appartenenti ai ruoli degli atenei o degli enti di ricerca pubblici (nazionali o non) o controllati da soggetti pubblici, o in quiescenza come dipendenti degli stessi enti». Al momento, dunque, non è possibile fare richiesta di inserimento – in detti elenchi – ai docenti Afam, che per ora non possono essere nominati come “revisori esterni”. La questione appare dirimente anche considerando il risultato dell'ultima tornata dei progetti Prin: deludente per le istituzioni Afam, nonostante la qualità dei progetti presentati.

Etica della valutazione

“Chi valuta cosa” è altrettanto importante del “chi valuta chi”. Le dinamiche valutative non prescindono, insomma, da chi valuta settori specifici che richiedono – giocoforza – peculiari caratteristiche dei valutatori. La valutazione, unico strumento per abbandonare la comfort zone dell'autoreferenzialità, ha necessità di una pluralità dei punti di vista e di un florilegio di strumenti che devono trovare una collocazione funzionale all'interno della specificità dei linguaggi artistici. E questo vale per tutta la “filiera” che porta alla valutazione e non solo per l'elenco Reprise. Al momento, infatti, non c'è un rappresentante Afam di elevate professionalità tra i 15 membri del Comitato nazionale per la valutazione della ricerca. Questo è un dato su cui forse sarebbe necessario riflettere con attenzione. Come non c'è – allo stato attuale – un esperto del sistema interno all'Afam nei Comitati di valutazione individuati per ogni settore. Tra i tre macrosettori elencati dall'European research council ve n'è uno, “Scienze sociali e umanistiche (SH)”, che contiene un sottosettore nominato “SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, study of the arts, philosophy”. Settore che registra tipiche attività di ricerca di pertinenza anche dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Visual and performing arts, film, design; Music and musicology; history of music; History of art and architecture, arts-based research; Museums, exhibitions, conservation and restoration; philosophical anthropology; aesthetics). È allora necessario costruire, oltre al ponte sopra citato, anche un perimetro inclusivo di riferimento settoriale nell'area della valutazione dei progetti di ricerca, possibilmente con un cronoprogramma dettagliato dei numerosi e necessari interventi chirurgico–normativi da mettere in atto per consentire alle istituzioni Afam di competere alla pari: a partire, a mio parere, dalla modifica del Dm 380 del 2016, ovvero il regolamento Reprise. La determinazione di un valore, soprattutto nella ricerca, è esercitare il discernimento della critica, nel suo senso più etimologico (arte del giudicare). «Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria». Per arrivare a stabilire questo rapporto alto, serio e intimo con la cosa criticata – indicato da Henry James – è necessaria la contiguità, almeno settoriale, presupposta dall'esercizio della competenza.

*Presidente della Conferenza nazionale dei direttori delle Accademie di Belle arti e Accademia d'arte drammatica

Per visualizzare questo contenutoapri la pagina su ilsole24ore.com

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy