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Energia, in Italia consumi in calo dell’1,5%, ma emissioni in crescita del 2%

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(Attasit - stock.adobe.com)

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Secondo l’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano di Enea, Il maggior ricorso a fonti fossili (+8% petrolio e + 47% carbone) sta rallentando la transizione verde

21 dicembre 2022
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3' di lettura

Consumi elettrici in calo, emissioni di CO2 in crescita. È il quadro che emerge dall'Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, redatta da Enea per il secondo e terzo trimestre 2022. Nei primi nove mesi dell'anno, a fronte di consumi di energia sostanzialmente fermi, con la previsione di un calo dell'1,5% sull'intero 2022, le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%, con una stima di aumento di oltre il 2% a fine 2022.

A fronte del maggiore ricorso alle fonti fossili, che stanno quasi tornando ai livelli pre-pandemia (+8% petrolio e + 47% carbone) e di una riduzione del 3% dei consumi di gas, le rinnovabili hanno registrato un calo dell'11%, dovuto a una riduzione dell'idroelettrico che l'aumento di solare ed eolico non è riuscito a compensare.

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Rallentamento della transizione energetica

Questo scenario ha contribuito a un forte peggioramento dell'indice della transizione energetica Ispread calcoato da Enea: -60% nel terzo trimestre. Il forte calo «è da collegarsi in particolare al peggioramento della componente decarbonizzazione, scesa al valore minimo della serie storica», spiega Francesco Gracceva, il coordinatore dell'Analisi trimestrale di Enea. «In questo scenario – continua – l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%».

Azzeramento dei flussi di gas russo

Sul fronte della sicurezza energetica, l'Analisi evidenzia il peggioramento dell'adeguatezza del sistema gas. «In vista del prossimo inverno richiede particolare attenzione la capacità delle infrastrutture gas di coprire la punta di domanda: infatti, nel caso di un completo azzeramento dei flussi dalla Russia (scesi sotto al 20% dell'import totale nei primi nove mesi, ma già quasi a zero a ottobre), risulterebbe molto difficile coprire punte di domanda legate a picchi di freddo intenso che investano l'intero territorio nazionale», commenta sempre Gracceva.

Prezzi dell’elettricità

Dal punto di vista dei prezzi, se per il gas gli incrementi registrati in Italia sono simili alla media europea, nel caso dell'elettricità gli aumenti sono stati all'incirca doppi di quelli registrati nell'Ue, in particolare nel caso delle imprese. «Rispetto al 2021 un'impresa con consumi medio-bassi ha visto aumentare i prezzi di elettricità e gas rispettivamente del 60% e del 120% nel primo semestre 2022, mentre nell'intero 2022 supereranno di ben oltre il 50% i precedenti massimi storici», sottolinea Gracceva.

Nel periodo gennaio-settembre 2022, i consumi sono diminuiti considerevolmente nell'industria, con un calo particolarmente accentuato nel terzo trimestre (-15%), mentre è continuata la forte ripresa dei trasporti, sebbene a tassi progressivamente più contenuti (+12% nei nove mesi, +4% nel terzo trimestre).

Aumento delle emissioni

L'aumento delle emissioni, invece, è riconducibile quasi interamente alla produzione di energia elettrica e calore, alle raffinerie e alle industrie energivore. In termini di fonti primarie i primi nove mesi del 2022 hanno visto proseguire la risalita delle fonti fossili: i consumi di petrolio sono cresciuti dell'8%, avvicinandosi ai valori pre-pandemici. Ancora più marcato l'aumento dei consumi di carbone (+47%), che a fine anno torneranno non lontani dai livelli del 2018. In forte calo invece i consumi di gas naturale (-3% nei nove mesi, -8% nel terzo trimestre) e di fonti rinnovabili, in calo costante dell'11% circa in tutti e tre i primi trimestri dell'anno. La performance delle rinnovabili è stata influenzata negativamente dalla significativa riduzione dell'idroelettrico (-25% rispetto al minimo degli ultimi 15 anni), non compensato dall'aumento del 9% di eolico e solare nei primi nove mesi dell'anno, ai massimi storici nel periodo con una quota del 16,3% sulla richiesta di energia elettrica e un picco del 21,7% ad aprile.

Materie prime critiche

L’analisi di Enea dedica un focus anche alle materie prime critiche (Critical Raw Material: Crm), la cui disponibilità potrebbe risultare un collo di bottiglia per la transizione energetica. Infatti, i dati indicano una pressoché totale dipendenza dell'Ue dall'estero per terre rare, platino e litio (100%), tantalio (99%) e cobalto (86%). Dipendenza ancora più forte per l'Italia, dove le Crm hanno un'incidenza sul Pil pari al 32% e sull'export all'86%. «L'eventualità di non poter soddisfare al 2030 la domanda di energia eolica e per i veicoli elettrici è molto forte», conclude Gracceva.


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