Fitto: "Su direttiva Ue su case green impegno del Governo a compatibilità con nostro patrimonio"
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L’asticella del Parlamento europeo si fa sempre più alta e arriva a toccare la classe D, passando prima per la E, in una corsa verso case sempre più green già tra la fine del decennio e l’inizio del prossimo. Un obiettivo ambizioso che gli eurodeputati intendono raggiungere chiedendo però anche il sostegno di fondi comuni. Ma che resta del tutto “irrealizzabile” per l’Italia: l’infausta profezia dei costruttori edili (Ance) stima che servirebbero 630 anni solo per riqualificare “al primo step” tutto il patrimonio immobiliare nazionale. Numeri utopici che alimentano uno scontro politico destinato a tenere banco nei mesi a venire, con il governo pronto a dare battaglia per un accordo finale sulla direttiva Ue che è ancora tutto da definire.
«L’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il Governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo difenderà questa peculiarità»: così il ministro Ministro per Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e PNNR Raffaele Fitto al convegno “Le politiche europee sull’immobiliare allargato” nella sede della Rappresentanza Italiana del Pe. «L’Italia - ha detto ancora - ha sul tema dell’immobiliare e sulla casa una sensibilità differente. E anche il nostro patrimonio immobiliare è differente per il suo valore architettonico, storico e culturale».
Sulla stessa lunghezza d’onde Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per il quale la direttiva sulle case verdi «va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni». «Il Governo - ha aggiunto Pichetto - difenderà senza tentennamenti» questa linea «tutelando il valore degli immobili e non imponendo in tempi insostenibili onerosi lavori ai privati. Su questo non possono esserci dubbi» ha concluso.
Per realizzare gli obiettivi della direttiva Ue sulle case green in base ai tempi previsti, sarebbe necessario «uno sforzo notevole» che richiederebbe imprese capaci di «interventi su larga scala». Così il presidente di Enea Gilberto Dialuce al convegno promosso dalla rappresentanza del Pe. Secondo le stime Enea, 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, sarebbero in classe energetica inferiore alla D. Tenuto conto dei lavori fatti sotto la spinta del Superbonus, potenzialmente in Italia si potrebbero riqualificare 290.000 unità abitative l’anno: «un target un po’ distante se restano immutati i tempi» della direttiva, ha detto Dialuce.
Giovedì scorso in Parlamento è stato raggiunto un compromesso dai gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra sulla direttiva Energy performance of building directive (Epbd). Nel testo (ancora provvisorio) che andrà in discussione nei prossimi giorni (il 9 febbraio è programmato il voto in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia - Itre - poi si andrà in Plenaria a marzo e infine al negoziato con le altre istituzioni europee) c'è, infatti, un innalzamento degli obiettivi indicati dalla versione precedente: la classe energetica che dovranno raggiungere gli edifici residenziali, cioè, cresce. E passa dalla F proposta dalla Commissione Ue alla E nel 2030 e dalla E proposta dalla Commissione Ue alla D nel 2033. Altri passaggi, però, vanno nella direzione di una maggiore flessibilità delle norme europee.
«C’è stata molta misinformazione in Italia, si è detto che Bruxelles dirà agli Stati membri cosa fare, ma nulla è più lontano dalla realtà». Gli emendamenti adottati «lasciano ampia flessibilità» ai Paesi nell’applicazione della norma, ha sottolineato Ciaran Cuffe (Verdi), relatore per l’Europarlamento sulla nuova direttiva sulla performance energetica degli edifici
Viene anzitutto confermato l'impianto di eccezioni già previsto nelle versioni precedenti. Quindi, i Paesi membri potranno decidere di escludere: gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporeanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all'anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri. Inoltre, i Paesi membri potranno formulare una richiesta motivata alla Commissione di adattare gli obiettivi da raggiungere per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Accanto a questo, ci sono le agevolazioni. Secondo un nuovo paragrafo aggiunto alla direttiva, gli Stati membri dovranno garantire un supporto finanziario adeguato e apposite salvaguardie sociali per raggiungere i target della nuova Epbd.
Forse la cosa più importante è che l'attuazione di questa direttiva spetterà agli Stati membri. Sarà responsabilità del governo italiano attuarla, attraverso un piano nazionale per le ristrutturazioni. Possono decidere quali edifici esentare dai requisiti: c'è molta flessibilità per gli Stati membri su come fissare gli obiettivi e come raggiungerli». Infine, da sottolineare che si allunga anche il tempo per la trasposizione della direttiva nel nostro sistema: ora l'indicazione è che ci saranno 24 mesi, mentre prima si parlava di novembre 2023.
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