di Andrea Biondi
(REUTERS)
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Un abbonamento al proprio servizio streaming calmierato, grazie alle inserzioni pubblicitarie durante i programmi. Anche Amazon starebbe lavorando a un’offerta “à la Netflix ” (o anche alla maniera di Disney+). A rilanciare l’indiscrezione è il Wall Street Journal parlando di un piano ancora allo studio, ma che potrebbe vedere la luce presto e con ogni probabilità per ora solo sul mercato Usa (anche se non viene specificato che si tratti solo del mercato Usa).
Certo è che negli Stati Uniti il servizio Prime Video è venduto anche da solo a 8,99 dollari al mese oltre che in abbinata con il servizio Prime (consegne veloci) a 14,99 dollari. Non va dimenticato che negli Usa Prime ha i diritti di contenuti particolarmente pregiati come le partite “Thursday Night Football” della National Football League. In Italia il prezzo è già ben diverso: 4,99 euro al mese e 49,90 euro all’anno comprensivo del servizio Prime.
Il colosso dell’e-commerce di Seattle si avvia quindi a raggiungere i suoi principali competitor Netflix e Disney+ che si sono incamminati sulle offerte a prezzo inferiore rispetto allo standard, ma barattando con gli utenti i passaggi di spot pubblicitari. Una strategia che potrebbe far felici clienti, ma anche investitori pubblicitari e agenzie media per i quali Amazon è da tempo una realtà su cui concentrare attenzione anche in virtù dell’incrocio di attività che rende preziosa la profilazione, con i pacchi acquistati che arrivano a casa (e non denotano quindi intenzioni di acquisto, ma spese vere e proprie) gli acquisti.
La pubblicità è non a caso un’area in continua crescita per Amazon. Le entrate pubblicitarie dell’azienda sono state pari a 9,5 miliardi di dollari nel primo trimestre, con un aumento del 21% su base annua. La società è il terzo player in termini di entrate pubblicitarie digitali negli Stati Uniti dopo Google e Meta (che insieme valgono il 40% della pubblicità mondiale).
E le offerte basate sulla pubblicità stanno in qualche modo portando acqua al mulino dello streaming. Quanto a Netflix, ad esempio, il gruppo guidato dai co-Ceo Ted Sarandos e Greg Peters ha dichiarato, a sei mesi dal debutto volto a rilanciare la crescita, di aver superato i cinque milioni di utenti mensili attivi su scala globale per il proprio servizio a basso costo e con pubblicità.
Nuovi abbonamenti e introiti al di là del servizio Prime diventano in questo senso di grande valore per Amazon che, come Netflix e Disney, è chiamata a un grande sforzo di investimento in contenuti per tenere il passo (si parla di 7 miliardi di dollari nell’ultiomo anno, contro i 15 di Netflix). Amazon ha poi da tempo approcciato anche il mondo dei contenuti sportivi. In Italia, solo per fare un esempio, Prime Video rappresenta l’unica modalità per vedere la migliore partita del mercoledì in Champions League. È così da due anni; lo sarà per altre 4 stagioni della massima competizione europea.
Andrea Biondi
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