di Filomena Greco
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Arriveranno a quota 800 le uscite incentivate dalle fabbriche di Stellantis tra Torino e Grugliasco, con accordi sindacali per anticipare la pensione oppure con contratti di espansione che prevedono una nuova assunzione ogni tre uscite. Il Gruppo italo-francese dunque fa un altro passo in direzione di quella razionalizzazione dei costi voluta e annunciata dal ceo Carlos Tavares qualche mese fa, a pochi giorni dalla fusione tra Fca e Psa. Per 260 addetti, un centinaio a Grugliasco e 160 alle Carrozzerie di Mirafiori, l’accordo sindacale è già chiuso. Per altri 550 la discussione è ancora in corso ma la strada è tracciata.
Gli interventi riguardano non soltanto i poli di assemblaggio degli autoveicoli – Grugliasco e le Carrozzerie di Mirafiori – ma anche gli Enti Centrali di Mirafiori, con circa 350 addetti coinvolti per i quali si dovrebbe arrivare ad un accordo sui contratti di espansione, con la contestuale assunzione di un centinaio di persone, le Meccaniche (80 addetti), le Presse (50 addetti).
I primi a lanciare l’allarme sono stati i responsabili della Fiom di Torino che in un comunicato hanno parlato di ridimensionamento dei lavoratori torinesi nel Gruppo. Poi sono arrivate le parole di Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, che ha partecipato al congresso provinciale della Uil a Torino in vista dello sciopero indetto dai metalmeccanici per protestare contro lo sblocco dei licenziamenti. «Se i francesi credono che in Italia possano essere sacrificati stabilimenti o posti di lavoro, noi non ci stiamo» ha sottolineato Palombella.
«È come se Stellantis avesse chiuso improvvisamente una fabbrica di medie dimensioni in un territorio che in questi anni ha solo visto cessazioni di attività e perdita occupazionale» hanno sottolineato Edi Lazzi, segretario generale della Fiom-Cgil di Torino, e Ugo Bolognesi, responsabile di Mirafiori. Si tratta di esodi incentivati finalizzati all'accompagnamento alla pensione e di accordi comunque sottoscritti da tutte le sigle sindacali, «ma ciò non toglie che siamo di fronte alla perdita di ulteriori posti di lavoro» sottolinea la Fiom, tracciando un parallelo con quanto fatto in Germania quando Psa ha acquisito la Opel e ha tagliato un terzo dei posti di lavoro.
Palombella dal canto suo sottolinea un ulteriore problema. «Dopo la fusione hanno detto che non ci saranno chiusure, ma si vedono effetti preoccupanti, come il processo di internalizzazione che scarica il problema sui lavoratori che restano fuori. C’è stata un’accelerazione che non è governata. Bisogna tenere presente cosa producono i nostri stabilimenti in questo momento e il cambio di tecnologia crea problemi sia alle lavorazioni sia alla componentistica» ha aggiunto Palombella.
Resta sul tavolo poi l’ipotesi di trasferire tutte le attività di assemblaggio auto nel polo di Mirafiori, concentrando a Torino le produzioni Maserati, oltre alla Fiat 500 elettrica, e ridimensionando il peso di Grugliasco, dove i volumi sono progressivamente scesi negli anni. L’ultimo monitoraggio della Fim-Cisl in totale di meno di 10mila modelli Maserati prodotte nel primo semestre del 2021, tra Levante (a Mirafiori), Ghibli e Quattroporte (a Grugliasco). «Nella più ottimistica delle previsioni per il 2021, stimando le produzioni Maserati del Polo Torinese superiori al 2020, precisamente intorno alle 20mila unità, ci si attesterebbe comunque a - 60% rispetto ai risultati raggiunti nel 2017» sottolinea la Fim-Cisl.
L’accordo per gli esodi incentivati a Mirafiori prevede, sul modello di quanto già fatto oltre che a Grugliasco anche a Melfi, permetterà l’uscita volontaria – dal primo agosto al 31 luglio 2022 – incentivata in base a contributi maturati e età. Con integrazioni da parte dell’azienda fino a garantire il 90% della retribuzione lorda (per il lavoratore che entro 48 mesi matura i requisiti della pensione) oppure fino a 55mila euro per coloro i quali non maturano i requisiti nei successivi quattro anni.
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