Sud Sudan, il Papa lascia l'Africa: concluso il viaggio apostolico
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Accorato appello contro la guerra di papa Francesco, di ritorno nel pomeriggio di domenica da Giuba, capitale del Sud Sudan, a Roma. La guerra in Ucraina «non è l’unica guerra, io vorrei fare giustizia, è da 12-13 anni che la Siria è in guerra, è da 10 anni che lo Yemen è in guerra, pensa al Myanmar», «dappertutto, nell’America Latina quanti focolai di guerra ci sono. Sì, ci sono guerre più importanti per il rumore che fanno» ma «tutto il mondo è in guerra, è in autodistruzione, dobbiamo pensare seriamente, è in autodistruzione, fermiamoci in tempo, perché una bomba richiama una più grande, una più grande, e l’escalation non sai dove finirai». Lo ha detto il Papa nella conferenza stampa sul volo da Giuba a Roma.
«Il tema della violenza è un tema quotidiano. Lo abbiamo appena visto in Sud Sudan. È doloroso vedere come si provoca la violenza. Uno dei punti è la vendita delle armi. Anche l'arcivescovo Welby ha detto qualcosa su questo. La vendita delle armi: credo che nel mondo questa è la peste più grande. L'affare … la vendita delle armi», ha sottolineato ancora papa Francesco.
In specifico, sulla situazione africana, Francesco ha detto: dietro alle violenze e alle guerre in Africa «ci sono interessi economici per sfruttare la terra, i minerali, le ricchezze. È vero che il tribalismo in Africa non aiuta, ma ci vuole dialogo fra le diverse tribù. Ognuno ha la propria storia, ci sono inimicizie vecchie, culture diverse». «Ma è anche vero che si provoca la lotta fra le tribù con la vendita delle armi e poi si sfrutta la guerra. Questo è diabolico. Non mi viene un'altra parola».
Sulla possibilità di un intervento con i leader dell’Ucraina e della Russia, Francesco ha così detto, rispondendo a una domanda dei giornalisti: «Io sono aperto a incontrare entrambi i presidenti, quello dell’Ucraina e quello della Russia, sono aperto per l’incontro. Se non sono andato a Kiyv è perché non era possibile in quel momento andare a Mosca - ricorda il Pontefice - , ma stavo dialogando, anzi il secondo giorno della guerra sono andato all'ambasciata russa a dire che volevo andare a Mosca a parlare con Putin, a patto che ci fosse una piccola finestrina per negoziare. Poi il ministro Lavrov mi ha risposto che valutava bene ma dicendo ’vediamo più avanti’».
Francesco è anche tornato sul tema dell’omosessualità, sottolineando che «condannare» queste persone «è peccato». «Le persone di tendenza omosessuale sono figli di Dio, Dio gli vuole bene, Dio li accompagna». «Non sto parlando dei gruppi ma delle persone», «le lobby sono un’altra cosa, io sto parlando delle persone».
Nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal Sud Sudan, il Papa ha ribadito che «la criminalizzazione dell’omosessualità è un problema da non lasciar passare. Più o meno, cinquanta Paesi, in un modo o in un altro, portano a questa criminalizzazione - mi dicono di più, ma diciamo almeno cinquanta - e anche alcuni di questi - credo siano dieci, hanno la pena di morte (per gli omosessuali ndr) – questo non è giusto, le persone di tendenze omosessuali sono figli di Dio, Dio gli vuole bene, Dio li accompagna. È vero che alcuni sono in questo stato per diverse situazioni non volute, ma condannare una persona così è peccato, criminalizzare le persone di tendenza omosessuale è una ingiustizia”. Poi Francesco ha concluso: «Nel catechismo della Chiesa cattolica c’è una frase: non vanno marginalizzati».
«Alcune storie che si dicono, che Benedetto XVI era amareggiato per quello che ha fatto il nuovo Papa, sono storie da ’telefono senza fili’. Anzi io l'ho consultato per alcune decisioni da prendere. E lui era d'accordo. Credo che la morte di Benedetto sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino. E quelli che strumentalizzano una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, direi che è gente non etica, è gente di partito non di Chiesa». Così ancora papa Francesco sul volo di rientro.
Infine, Francesco ha parlato anche sul tema delle donne: «Torniamo alla forza della donna, dobbiamo prenderla sul serio e non usarla come pubblicità del maquillage: per favore, questo è un insulto alla donna, la donna è per le cose più grandi!».
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