di Nicol Degli Innocenti
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Tutte le Brexit possibili sono negative per l’economia britannica, ma un’uscita dall’Unione Europea senza accordo sarebbe disastrosa sia sul breve che sul lungo termine: questa l’opinione comune del Governo e della Banca d’Inghilterra. Il governatore della BoE Mark Carney ha dichiarato mercoledì che una Brexit caotica causerebbe la peggiore recessione dal dopoguerra e farebbe piú danni della crisi finanziaria di dieci anni fa. Entro un anno dall’uscita dalla Ue il Pil subirebbe una contrazione dell’8%, la sterlina perderebbe il 25% del suo valore e i prezzi immobiliari crollerebbero del 30 per cento.
Secondo le stime ufficiali presentate dal Governo, l’opzione “no deal” potrebbe portare a un calo del Pil del 9,3% entro i prossimi 15 anni e una contrazione dell’economia di 200 miliardi di sterline all’anno. «Da un punto di vista puramente economico - ha ammesso il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond - lasciare la Ue avrà un costo perché ci saranno impedimenti al commercio. Rimanere nella Ue non è politicamente fattibile, ma l’accordo raggiunto ci porta molto vicini ai benefici economici di restare».
Il messaggio è chiaro: dato che gli elettori hanno votato a favore di Brexit, l’accordo negoziato dalla premier Theresa May è l’opzione meno dannosa per l’economia. L’obiettivo è convincere l’opinione pubblica a sostenere l’intesa nella speranza che questo possa persuadere un numero sufficiente di deputati a votare a favore l’11 dicembre in Parlamento.
Il rapporto del Governo prende in considerazione diversi scenari. La migliore delle ipotesi è una contrazione del Pil del 2,1% entro 15 anni con le frontiere aperte ai lavoratori Ue, che diventerebbe del 3,9% in caso di chiusura. Nella peggiore delle ipotesi, “no deal” porterebbe a un’uscita caotica dalla Ue e allo stop agli arrivi di lavoratori dalla Ue. Senza conseguenze sull’immigrazione, l’impatto sarebbe meno devastante ma porterebbe comunque a una riduzione dell’economia del 7,7 per cento. Le stime del Governo e della BoE sono in linea con le previsioni presentate nei giorni scorsi dagli economisti del Niesr e di The UK in a Changing Europe. I sostenitori di Brexit hanno accusato il Governo di voler «seminare il panico» con «propaganda» mirata a far approvare l’accordo proposto dalla May.
L’ex ministro responsabile di Brexit David Davis ha ricordato che Tesoro e BoE avevano già sbagliato quando avevano previsto una recessione dopo il referendum del 2016, mentre l’economia aveva continuato a crescere. La Confindustria britannica si è invece schierata con il Governo. «Queste previsioni mettono definitivamente a tacere l’idea bizzarra che una hard Brexit non farebbe gravi danni all’economia», ha detto Rain Newton-Smith, chief economist della Cbi. «Sono pessimista sulle prospettive dell’economia britannica, ma la May è riuscita a negoziare il meno peggio degli accordi possibili, anche se l’incertezza continua», ha detto John Stopford, head of multi-asset income di Investec Asset Management.
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