di Raoul de Forcade
In centro. Una delle sedi di Banco Desio a Genova. La Liguria è attrattiva per lo stock di risparmio pro capite e per l'atteso rilancio delle attività imprenditoriali
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«Nelle filiali Carige c’è molto blu mare e cercheremo di preservarlo e valorizzarlo». Queste parole di Alessandro Decio, ad di Banco Desio, sintetizzano alla perfezione, e con un lessico che si avvicina a quello di un architetto più che al linguaggio abituale dei banchieri, il progetto industriale che l’istituto di credito lombardo intende portare avanti acquisendo 40 filiali ex Carige. Sportelli che entreranno a far parte del gruppo dal 20 febbraio (acquistati da Bper - insieme ad altri otto del Banco di Sardegna - per un prezzo base di 10 milioni) e che avranno da subito le insegne di Desio ma manterranno, per clienti e dipendenti, l’aspetto familiare al quale sono abituati da anni.
«Abbiamo visto - spiega Decio - che alcune filiali hanno bisogno di qualche intervento di manutenzione, che faremo subito. Cercheremo però di lasciare il look and feel di Carige e anche i colori. Vorremmo trovare un modo per cui i clienti si sentano nel mondo Banco Desio ma, allo stesso tempo, non in un contesto diverso da quello con cui hanno interagito, con soddisfazione, per anni: cercheremo di trovare il giusto equilibrio». Un’affermazione che è anche programma di lavoro: «Nel 2023 pensiamo di non fare nulla dal punto di vista dei cambiamenti organizzativi, per assicurarci che clienti e colleghi si sentano bene nel nuovo contesto; nel 2024 lavoreremo, invece, un po’ di più su integrazione e modelli di servizio. Ma ci aspettiamo che le filiali acquisite, già in quell’anno, siano al 100% in linea con la media degli altri nostri sportelli». Attualmente Banco Desio conta 232 filiali tra Lombardia (42,7%), Umbria (17,8%) dove ha incorporato, nel 2019, la Banca Popolare di Spoleto, Lazio (12%), Piemonte (5,6%), Toscana (5,2%), Veneto (5,2%), Emilia Romagna (4,3%) Marche (4,3%) Liguria (2,1%) e Abruzzo (0,8%). Con le acquisizioni da Bper il numero di sportelli aumenterà del 20%, arrivando a 280.
Alessandro Decio. Amministratore delegato di Banco Desio
Per quanto riguarda il Nordovest, afferma Decio, «siamo presenti in Piemonte con grande soddisfazione, perché c’è una realtà di imprese molto diversificata per settori che sta avendo performance importanti. L’area ha vissuto momenti difficili, quando c’è stata la deindustrializzazione di Torino, ma ha trovato una nuova tendenza alla crescita. Crediamo che la Liguria sia in un contesto simile. Inoltre possiede due caratteristiche importanti. La prima è relativa allo stock di risparmio: è una delle regioni dove quello pro capite è tra i più rilevanti. E siccome riteniamo di essere bravi a fornire consigli su come gestire i risparmi delle famiglie, in maniera efficace e responsabile, questa è una grande opportunità. In secondo luogo, crediamo che la Liguria abbia le prospettive per uscire da una lunga fase di stagnazione dell’attività imprenditoriale. Ci sono tanti fattori che portano in questa direzione. Innanzitutto la parte infrastrutturale, che andrà ad arricchire in maniera significativa la regione; per quanto attiene agli investimenti del Pnrr, la Liguria dovrebbe essere una delle aree che ne beneficiano in maniera più significativa. E poi sta cambiando la natura industriale del territorio; in passato c’è stata crisi, perché la grande industria e i settori più tradizionali hanno sofferto in maniera significativa. Oggi vediamo che, anche in Liguria, si sta facendo strada il classico modello italiano; cioè Pmi, anche piuttosto innovative in tanti comparti: nel settore industriale, in quello della logistica e in ciò che ha a che fare con turismo ed enogastronomia, attività tutte caratterizzate da imprese di medie e piccole dimensioni. Ed è proprio su questo tipo di aziende che noi, come banca, andiamo meglio».
Nel supportare le Pmi, sottolinea Decio, «offriamo ancora semplicità di accesso, capacità di dare risposte in tempi rapidi e di dare continuità all’interlocuzione con le imprese. Molto spesso le Pmi si lamentano con le banche, dicendo: “ci cambiano il gestore ogni sei mesi e, ogni volta, dobbiamo rispiegare tutto”. Con noi non accade. Operiamo in modo che i nostri gestori conoscano bene le imprese e diano continuità al rapporto. Ed è anche, come ho spiegato, quel che faremo con le filiali ex Carige. Abbiamo già detto, sia ai colleghi che ai clienti, che nel primo anno non toccheremo nulla, perché la cosa per noi più importante è garantire la continuità e fare in modo che possa tradursi in un supporto migliore. Non toccheremo le condizioni dei mutui e, soprattutto, non toccheremo l’interfaccia, cioè la persona con cui i clienti si confrontano quotidianamente. Allo stesso tempo, pensiamo di poter dare qualcosa di nuovo e di positivo. Carige, purtroppo, ha avuto problemi di capitalizzazione e liquidità molto importanti. Noi, invece, siamo una banca molto ben capitalizzata e con ambizioni di crescita. Negli ultimi due anni siamo sempre cresciuti del doppio della media del sistema, dal punto di vista degli impieghi; e anche quest’anno le stime di crescita degli impieghi, nel Paese, sono dell’1,1% e noi ci siamo dati un target del doppio: 2,2%. Quaranta nuove filiali ex Carige per noi sono tante; è un progetto che trattiamo come una questione di vita o di morte: siamo determinatissimi a fare in modo che sia un successo. Vogliamo recuperare il ruolo che Carige ha tradizionalmente avuto sul territorio».
Raoul de Forcade
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