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Qualità della vita di bambini, giovani e anziani: le carte vincenti di Aosta, Piacenza e Cagliari

di Giacomo Bagnasco, Marta Casadei e Michela Finizio

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L’indagine è stata presentata dal Sole 24 Ore al Festival dell’Economia di Trento. Hanno vinto le province di Aosta, Piacenza e Cagliari: le reazioni dei sindaci ai risultati

6 giugno 2022
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6' di lettura

Le classifiche mettono in luce le carte vincenti. A distinguersi nei tre indici della Qualità della vita dei bambini, dei giovani e degli anziani, presentati dal Sole 24 Ore al Festival dell’Economia di Trento, sono state rispettivamente le province di Aosta, Piacenza e Cagliari: ognuna di queste province ha “giocato” qualche asso nell'ultimo anno che le ha permesso di salire sul podio.

Tanto che “scoprire” le carte oggi può essere utile per individuare le best practices e conoscere punti di forza, il tutto mentre – con l'attuazione del Pnrr - si stanno programmando grandi investimenti sul territorio nazionale per migliorare la qualità della vita del Paese.

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Il primato di Piacenza

Piacenza, in particolare, è arrivata prima nell'indice del benessere per i giovani: entra nella top ten in tre su 12 indicatori (saldo migratorio, aree sportive, età media al parto); scende nella seconda metà della classifica solo in alcune voci, tra cui gli amministratori comunali under 40, l’imprenditoria giovanile e i canoni di locazione (che incidono per il 19,8% sul reddito medio).

Il primato nella classifica del Sole 24 Ore stamattina è stato accolto con soddisfazione nelle stanze del Gotico, il palazzo comunale in piazza Cavalli. «Ci ha fatto molto piacere – afferma il sindaco Patrizia Barbieri, del centrodestra, che il prossimo weekend si giocherà alle urne la rielezione per il secondo mandato - anche perché Piacenza è stato uno dei territori più colpiti dal Covid e abbiamo lavorato molto per i giovani, particolarmente penalizzati dall’emergenza sanitaria. Abbiamo investito molto ad esempio sulle strutture sportive, per riavvicinare i giovani al mondo dello sport e favorire la ripresa delle relazioni. Per lo stesso motivo abbiamo lavorato con il mondo delle associazioni culturali locali».

A contribuire in modo decisivo al risultato di Piacenza nella classifica dei giovani è soprattutto il piazzamento al secondo posto (su 107 province) per saldo migratorio totale: nel 2021 il territorio è stato in grado di attirare 7,1 nuovi residenti ogni mille abitanti, un saldo finale particolarmente positivo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche.

Una spinta è arrivata anche dal nuovo corso di laurea in Medicina e chirurgia in lingua inglese promosso dall’università di Parma nella sede di Piacenza, la cui partenza è in programma a settembre: «Un progetto ambizioso che ha già portato 100 studenti provenienti da tutto il mondo iscriversi al primo anno e a regime vedrà 600 iscritti», racconta il sindaco. Insieme all’attività promossa sul territorio dall'università Cattolica, dal Politecnico di Milano e dal conservatorio, l’obiettivo dichiarato del territorio – che si piazza al 32° posto per tasso di laureati – è puntare sulla formazione, potendo sfruttare un tessuto economico che offre opportunità. Il tutto si riflette in un tasso di disoccupazione giovanile sotto la media nazionale, pari a 9,8% (18° posto).

Piacenza, però, non offre lo stesso livello di benessere anche a bambini (75° posto) e anziani (42° posto). In particolare scarseggiano gli edifici scolastici dotati di palestra (20,9% del totale), i pediatri (1,7 ogni mille bambini) e le scuole accessibili (26,8%). «Va detto però – sottolinea il sindaco Barbieri – che rispetto all'edizione dello scorso anno abbiamo guadagnato in entrambe le classifiche qualche posizione, a dimostrazione che stiamo investendo nella direzione giusta». In questo senso l’amministrazione ricorda l'investimento da 1,5 milioni di euro per rinnovare attrezzature e giochi nei parchi e nelle aree verdi e quello da 1,6 milioni che ha permesso di azzerare i tempi delle liste d'attesa dell'assistenza domiciliare per gli anziani. «Bisogna continuare con le progettualità avviate e sostenere anche la socialità degli anziani, combattendone l'isolamento», conclude Barbieri.

Il primato di Cagliari

C'è la città metropolitana di Cagliari in vetta alla classifica della qualità della vita degli anziani. Raggruppa, oltre al capoluogo, 16 Comuni tra quelli che in precedenza appartenevano alla provincia di Cagliari, e conta un totale di circa 430mila abitanti.

Tra loro, gli over 65 sembrano vivere in una posizione di privilegio: su 12 parametri presi in considerazione, in sei occasioni arriva un piazzamento nella top ten. Al primato assoluto per speranza di vita a 65 anni e per percentuale di medici specialisti, e al secondo posto per quanto riguarda gli infermieri, si aggiungono risultati notevoli nel basso consumo di farmaci per malattie croniche, come nella spesa media a favore dell'assistenza domiciliare e del trasporto di anziani e disabili.

Tra i pochi in controtendenza c'è un parametro “new entry”, quello del consumo di farmaci antidepressivi, verso il quale a Cagliari sembra esserci una certa propensione: infatti l'area si ritrova al 68° posto.Paolo Truzzu è sindaco del capoluogo dal 2019 ed esprime una doppia soddisfazione: «L'anno scorso primi nella graduatoria dei bambini, quest’anno in quella degli anziani: nessun'altra città metropolitana ha raggiunto questi traguardi. Sono successi che condividiamo con gli altri attori istituzionali e con quelli sociali, come volontariato e imprese. Serve una sintonia generale: ad esempio, l’alto numero di medici specialisti e infermieri dipende anche dalla politica sanitaria della Regione, e lo stesso ente è molto attento anche all'assistenza domiciliare (dove tutti i territori sardi sono tra le prime 10 realtà, ndr )».

Alta speranza di vita, anche la genetica aiuta? «Indubbiamente: ci sono zone del nostro territorio che vantano consistenti percentuali di centenari. Ma a dare un apporto è anche l'ambiente in cui si vive, con la possibilità di fare attività fisica all'aria aperta, a contatto con il mare. Però, ripeto, a sostenere tutto c'è una rete che funziona e alimenta la buona qualità della vita».

L’obiettivo è migliorare:  «Penso che dovremo fare qualcosa per mettere a disposizione gli orti urbani, ad esempio, e, vista l’alta età media, abbiamo l’obiettivo di creare tramite la collaborazione pubblico-privato delle strutture che diventino punti di riferimento soprattutto per i moltissimi anziani che vivono soli. In generale, abbiamo già messo in atto diverse iniziative sull'innovazione sociale e contiamo di portarne avanti anche altre grazie al Pnrr».

Il primato di Aosta

La provincia di Aosta ha ottenuto la prima posizione nell’indice della Qualità della Vita dei bambini. Un primato spinto soprattutto dalle performance eccellenti nell’edilizia e nei servizi scolastici: è prima per scuole accessibili ed edifici scolastici con la mensa, dodicesima per edifici scolastici con la palestra. «Devo dividere il merito con gli altri comuni della provincia, che nel nostro caso coincide con la regione - dice il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, eletto nel 2020 con una lista civica di centro sinistra - . L’impegno nella prima infanzia ha radici antiche. Quello valdostano è un sistema virtuoso sia per capillarità sia per qualità della proposta educativa, come dimostrano servizi come le tate familiari e le garderie, spazi gioco attrezzati dedicati ai bambini e alle loro famiglie».

C’è poi il primato nell’edilizia scolastica, a cui sono stati indirizzati parte degli investimenti nell’ambito del Pnrr: «Per noi è fondamentale sia l’accessibilità delle strutture sia il rapporto tra natura e struttura dell’edificio: è questo che fa la qualità della vita dei nostri bambini», dice il sindaco.

Che prova a spiegare come mai, a fronte di un impegno così forte delle amministrazioni nel sostegno alle famiglie, il tasso di fecondità della provincia - che nel caso di Aosta è una regione da oltre 125 mila abitanti - la colloca nella seconda metà della classifica (al 63esimo posto): in Valle d’Aosta, infatti, la media del numero di figli per donna è di 1,2.

«La politica si deve interrogare sull’attrattività dei luoghi di montagna per chi vuole lavorare o formare una famiglia. Evidentemente la qualità e la capillarità dei servizi non sono sufficienti, bisogna lavorare con impegno con la prospettiva di essere attrattivi agli occhi di una immigrazione intellettuale giovane e rafforzare il ruolo dell’università locale. L’ideale sarebbe che i giovani valdostani andassero all’estero e tornassero a valorizzare il loro territorio», spiega Nuti.

Per migliorare ulteriormente le performance nel benessere dei più piccoli, dunque, bisogna agire sulle altre fasce d’età: se infatti Aosta è entrata nella top 10 della Qualità della vita degli anziani con la sesta posizione, risulta debole nel benessere dei giovani (37esima). «Queste graduatorie servono per mobilitarci per fare meglio: manca ancora qualche tassello perché i cittadini abbiano risposte ai loro bisogni».


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