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Tute blu, in sei mesi 10mila lavoratori in meno coinvolti in crisi aziendali

di Cristina Casadei

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Secondo un report di Fim Cisl, nel secondo semestre del 2022, i metalmeccanici che lavorano in società in difficoltà legate a finanza, energia, materie prime passano dai 70.867 di giugno 2022 ai 60.727 di dicembre

16 gennaio 2023
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3' di lettura

Il 2023 per le tute blu si apre con un calo netto dei lavoratori coinvolti a vario titolo in crisi aziendali, nate per questioni finanziarie, di settore o legate all’indotto, alle materie prime e al conflitto Ucraina-Russia. Alla fine del secondo semestre 2022 erano infatti 60.727, contro i 70.867 di giugno 2022, secondo quanto calcola la Fim Cisl in un report sullo stato delle crisi nel settore metalmeccanico. Sono quindi 10.140 in meno i lavoratori coinvolti. Come spiega il segretario generale delle tute blu della Cisl, Roberto Benaglia, questi numeri ci dicono che non aumenta la crisi nel settore metalmeccanico, ma serve porre più attenzione a crisi storiche, Mezzogiorno, reindustrializzazioni e automotive. «Avere 60 mila posti di lavoro a rischio, in uno dei paesi più industrializzati è una questione sociale urgente che non possiamo permetterci di trascurare e che va affrontata - dice Benaglia -. Nei mesi trascorsi il sistema industriale metalmeccanico ha dimostrato una tenuta produttiva e occupazionale migliore dei timori e delle criticità presenti soprattutto determinate dai costi dell’energia». I dati tuttavia segnalano alcune difficoltà strutturali che devono essere affrontate. «L’aumento
del numero di crisi aziendali storiche ormai croniche che non si risolvono - cita Benaglia - l’aumento dei casi di crisi nel Mezzogiorno del Paese dove si rischia il deserto industriale e occupazionale, i troppi casi di mancata reindustrializzazione nonostante gli impegni presi
al MISE (MIMIT) e l’aumento delle difficoltà nel settore automotive, stante gli effetti della transizione ecologica che il sindacato dei metalmeccanici da tempo denuncia con proposte concrete».

Le criticità della metalmeccanica

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Nella metalmeccanica si osserve, secondo la Cisl, un dinamismo molto forte, in cui la produzione è trainata soprattutto dalle esportazioni. Se è vero che c’è un calo dei lavoratori coinvolti in crisi rispetto al primo semestre dell’anno scorso, è però vero che nella secondaparte dell’anno si sono consolidate sofferenze in alcuni settori, in particolare su auto ed elettrodomestici, cui si sommano alcune particolari filiere come quelle degli appalti e delle istallazioni che scontano una crisi, spesso legata alle gare al massimo ribasso anche da parte degli enti pubblici che le collocano fuori mercato. Le maggiori criticità si rilevano per la carenza di materie prime messa in moto dalla pandemia (a partire da semiconduttori e componentistica auto ed elettrodomestico, ma non solo) e per gli aumenti del costo dell’energia che mette in difficoltà soprattutto i comparti più energivori, come siderurgia e metallurgia. A tutto questo si sommano poi le incertezze e i costi legati
alle transizioni green e digitali che si fanno sentire nella siderurgia e nell’automotive, mentre il riposizionamento delle catene del valore a livello globale sta impattando soprattutto sugli elettrodomestici.

La componentistica auto e i 50mila lavoratori a rischio

Nel report sono state censite 206 crisi di settore, la maggior parte delle quali sono legate alla componentistica del settore auto dove lo stop ai motori endotermici di qui al 2035 sta creando molte difficoltà. Sommando le crisi della componentistica a quelle nate per la carenza di materie prime, sempre in gran parte legate all’auto e all’elettrodomestico, i lavoratori coinvolti sono 49.194.

Occhi puntati su Electrolux e Whirlpool

Il calo del mercato e la carenza di semiconduttori, componenti elettroniche e materie prime, stanno avendo ripercussioni sul settore dell’elettrodomestico. Così Electrolux e Whirlpool hanno annunciato riorganizzazioni su tutti i loro siti in Italia. Se la scorsa settimana Electrolux ha raggiunto con i sindacati un accordo su 222 esuberi, affinché vengano realizzati con uscite volontarie e incentivate, Whirlpool sta studiando la revisione strategica del portafoglio delle attività in tutta l’area Emea e c’è molta preoccupazione tra i sindacati sulla conferma degli investimenti che erano stati programmati per l’Italia.

Il caso delle Acciaierie d’Italia (ex-Ilva)

La storica vertenza delle Acciaierie d’Italia (ex-Ilva) resta lontana dagli obiettivi di una ripresa produttiva e occupazionale, osserva la Fim Cisl. L’ingresso a maggioranza dello Stato, tramite Invitalia, nel nuovo assetto societario è stato rinviato e l’obiettivo di 5.7 mln di tonnellate a fine anno per il sito di Taranto «resta solo sulla carta, tanto che a dicembre 2022 di poco sono stati superati i 3 milioni di tonnellate».

Cinquemila tute blu coinvolte in crisi finanziarie

Sono oltre 5mila (5.082) i lavoratori coinvolti in crisi finanziarie: si tratta in genere dipiccole e medie imprese legate all’indotto dei settori aeronautico, dell’elettronica e dell’impiantistica. Alpitel che ha (648 lavoratori in tutta Italia, è penalizzata dai « meccanismi legati alle gare a massimo ribasso che stanno mettendo fuori mercato molte delle aziende storiche dell’impiantistica. Su questo fronteabbiamo richiesto al MIMIT un tavolo sul settore Istallazioni e impianti».

Le 51 crisi storiche, da Blutec a Jabil

Resta sostanzialmente immutato il quadro delle “crisi storiche” che erano presenti all’allora Ministero dello Sviluppo Economico: nella metalmeccanica i tavoli di crisi nazionale sono 51 e su questi è previsto un incontro nelle prossime ore al MIMIT. Si tratta di aziende sopra i 200 dipendenti (Blutec,Firema, Jsw Piombino ex-Lucchini, Jabil, ex-Ilva per citarne alcune) per le quali ormai da anni stentano a decollare piani di reindustrializzazione concreti che ridiano slancio alle produzioni e all’occupazione.

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