di Luca Tremolada
2' di lettura
Scorn non è un survival horror come gli altri. Non è cioè il videogioco dove salti sul divano dallo spavento, scappi inseguito dal solito zombie o ti ritrovi navigare nel sangue in un tripudio splatter. L’opera prima di Ebb Software (Pc e Xbox e Game Pass) è un horror contemplativo, senza compromessi, violento e terrificante a modo suo dove è l’ambientazione ha trascinarti. L’ispirazione chiara ed evidente è a Hans Ruedi Giger il papà di Alien e all’artista polacco Zdzisław Beksiński. Sono luoghi contorti, caverne di carne buie ed estreme. Là dentro ci passerete almeno una decina di ore, in mezzo a uova, parassiti e morte. Certo, vi ritroverte a correre e combattere come in altri giochi. Ma il bello questa volta sarà l’immersione nella paura. E per un videogioco è qualcosa di nuovo.
All’inizio è spiazzante perché non ci sono armi, dialoghi e non si salta. Due classici dei survival horror. Siete chiamati a esplorare il paesaggio infernale di Scorn, i giocatori devono impararne le regole e padroneggiare gli enigmi senza alcuna guida o supporto. I puzzle ci aiutano a progredire nel gioco. Gli indizi sulla storia e su chi siete arriveranno dopo, molto dopo. ci vuole pazienza.
Serve attenzione nella comprensione di dove siete. I survival horror di solito sono tappezzeria, sono combattimenti dove l’horror è sullo sfondo e nella narrazione. Scorn vi costringe a capire dove siete. E per farlo sarete chiamati a posare lo sguardo dove non vorreste. Ed è quello il merito del titolo di Ebb Software.
Che dura troppo poco. Che la storia alla fine resta un po’ troppo sospesa. Insomma, qualche attenzione in più alla descrizione di dove siamo non avrebbe guastato una esperienza che resta unica nel suo genere.
Luca Tremolada
Giornalista
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