di Giacomo Bagnasco
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L’esame della Qualità della vita parte prendendo atto di un cambio al vertice per «Ricchezza e consumi». Belluno mette la freccia e passa dal terzo al primo posto, mentre la vincitrice del 2021, Milano, diventa quarta. A farle compagnia nella top ten ci sono altre tre lombarde (Como quinta, Brescia ottava e Lecco nona), con il Veneto che – oltre a Belluno – ottiene il decimo posto di Verona. Il Trentino Alto Adige conferma la sua solidità con il terzo posto di Bolzano e il settimo di Trento, mentre le emiliane Bologna e Parma sono seconda e sesta.
Come al solito, in questa classifica il Nord fa il pieno, aggiudicandosi tutti i primi 30 posti. Al 31° fa capolino Firenze, prima del Centro, e la consueta immagine di un’Italia divisa in tre è confermata dalle posizioni di retroguardia di Sud e Isole, che vedono in Cagliari, 53ª, la propria capofila. Sprofonda la Calabria, con tutte le province oltre il centesimo posto, dal 101° di Vibo Valentia al 107° e ultimo di Crotone.
Numerosi indicatori rendono Belluno agiata e tranquilla. Intanto c’è la più alta incidenza di interventi di riqualificazione energetica. Ecco, poi, il secondo posto (dietro a Bolzano) nel ricorso quasi insignificante al reddito di cittadinanza e nell’ampiezza di spazi abitativi (prima è Nuoro), e il terzo per la puntualità nel pagamento delle fatture (qui si afferma Sondrio). Ancora, Belluno è settima per depositi bancari delle famiglie (dove primeggia Milano, così come nelle voci valore aggiunto per abitante e valore delle case), e per il peso limitato dei canoni di locazione sul reddito medio degli abitanti. In questo senso gli affitti più “bassi” si segnalano ad Avellino, quelli meno sostenibili a Venezia, Firenze e Roma.
Un’altra meridionale, Matera, ha contenuto più di tutte uno dei due parametri legati all’inflazione, inseriti quest’anno sulla scia della nuova emergenza. La provincia lucana vede un aumento “solo” del 96% dei prezzi sostenuti per energia, gas e prodotti combustibili; e gran parte delle meridionali oscilla tra il 105 e il 140 per cento. Dati che sono già molto preoccupanti ma che “impallidiscono” nel confronto con gli ultimi tre territori: le umbre Terni e Perugia sfondano quota 160, mentre ad Aosta si supera addirittura il 196 per cento.
La piccola provincia alpina è maglia nera anche per l’inflazione legata ai prodotti alimentari e alle bevande non alcoliche (22,9%). Per le due lombarde Bergamo e Como, con il 10 e il 10,2%, risultano i rialzi meno forti. In questa graduatoria è notevole il rimescolamento tra le varie aree del Paese.
Un rapido sguardo, per finire, ad altri primati nei singoli parametri: Roma ha i redditi da pensione di vecchiaia più alti e la migliore quota di assorbimento del mercato residenziale, mentre Modena è prima nella spesa delle famiglie per i beni durevoli e a Fermo sono molto rari i protesti.
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