di Antonella Scott
Il conteggio delle schede al seggio allestito alla stazione Kazanskij di Mosca
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È stata una «vittoria pulita», proclamano i dirigenti di Russia Unita già poco dopo la chiusura degli ultimi seggi, e all’inizio dello spoglio dei risultati. Al centro, sul palco, il sindaco di Mosca Sergej Sobjanin scandisce meccanicamente il nome del presidente. Ma l’affermazione del partito del potere nelle elezioni parlamentari russe, scontata per chiunque, non può scatenare grandi entusiasmi: Edinaja Rossija, Russia Unita, ha perso diverse posizioni rispetto al 54% raccolto nel 2016, malgrado l’indiscutibile vantaggio di correre dopo aver eliminato gli avversari più fastidiosi.
Nella notte della vittoria Vladimir Putin - sempre molto schivo nei confronti di un partito che gli serve, ma con cui non ama identificarsi troppo - aspetta di avere il quadro definitivo prima di metterci la faccia: parlerà al Paese più tardi, e intanto fa sapere attraverso il portavoce Dmitrij Peskov che il risultato elettorale è positivo, «il partito ha confermato la sua leadership».
Con il 90% dei voti contati, la Commissione elettorale centrale di Ella Pamfilova assegna a Russia Unita il 49,65% dei consensi (negli ultimi sondaggi il partito era sceso sotto il 30%). Si tradurranno in 120 seggi, da aggiungere ai 195 conquistati negli scontri diretti. In totale, calcolano i dirigenti del partito, 315 seggi su 450. Meno dei 334 seggi della Duma uscente, ma abbastanza da mantenere la maggioranza dei due terzi che consentirà a Russia Unita di approvare ulteriori modifiche alla Costituzione se il Cremlino decidesse di averne bisogno, in vista delle presidenziali del 2024.
Alle spalle di Russia Unita, meno lontano del previsto e in netta ripresa rispetto alle precedenti elezioni, il Partito comunista dell’eterno Gennadij Zjuganov, secondo in questi risultati ancora provvisori con il 19,57%: rispetto al 13,34% del 2016. È un ritorno sulle percentuali che il KPRF manteneva negli anni 90, e questo è l’unico partito che guadagna seggi nella Duma, per un totale previsto a 65. Il consenso per i comunisti nasce tra le fasce di reddito maggiormente in difficoltà, per protesta contro la riforma delle pensioni, per la crisi economica aggravata dalla pandemia che non dà tregua alla Russia.
Nel successo del KPRF è difficile individuare il contributo degli “orfani” di Navalnyj, indirizzati dal progetto “Smart Voting” a votare i candidati più adatti a battere Russia Unita. Candidati soprattutto comunisti: secondo i dati ufficiali, tuttavia, nessuno dei nomi proposti dallo “Smart Voting” ce l’ha fatta. A suscitare sospetti di manipolazione, in particolare, è l’assenza dei risultati delle votazioni online, che erano possibili a Mosca e in altre sei regioni. Lunedì a metà giornata il segretario il vicepresidente del Comitato centrale del partito comunista, Dmitrij Novikov, ha chiarito che i risultati del voto elettronico nella capitale non verranno riconosciuti: «Abbiamo notato - ha spiegato - come il quadro sia cambiato con la diffusione dei risultati online. Lo proveremo e convinceremo il Paese, che è necessario sollevarsi e lottare». «Difenderemo i risultati delle elezioni così come i cadetti difesero Mosca (nel 1941, ndr)», si è fatto sentire Zjuganov.
Con poco più del 5% dei consensi (la soglia prevista per entrare alla Duma), un’altra novità è Novyje Ljudi, Gente Nuova: movimento nato nel 2020, guidato da un imprenditore del settore dei cosmetici, Aleksej Nechajev. Il partito è di orientamento liberale, si rivolge ai giovani e ai piccoli imprenditori, e nessuno dubita che sia vicino al Cremlino. Secondo il movimento di Aleksej Navalnyj, un progetto nato per cavalcare in parte la stessa protesta contro burocrazia e corruzione e tenerla sotto controllo, raccogliendo i voti degli elettori poco convinti dai candidati impopolari di Russia Unita, in cerca di una formazione in cui ritrovarsi al di là dell’opposizione “sistemica” di comunisti e nazionalisti. Un’altra possibilità, per il fronte dell’opposizione liberale, era il partito Jabloko di Grigorij Javlinskij, rimasto ancora una volta fuori dai giochi e dalla Duma senza forse neppure l’1% dei voti.
È comunque meno scontato del previsto il quadro disegnato da queste che erano state definite elezioni di regime: un esercizio voluto dal Cremlino solo perché fosse legittimata dalla popolazione la conferma di un sistema che non accetta alternative. Eppure l’esclusione dell’opposizione più genuina, le numerose denunce di irregolarità durante lo svolgimento del voto - documentate dalle immagini di pacchetti di schede elettorali infilate e ben visibili nelle urne trasparenti -, i sospetti di brogli distribuiti nel corso dei tre giorni di voto e i misteriosi ritardi nella pubblicazione dei risultati del voto online a Mosca, tradizionalmente poco entusiasta verso Russia Unita, tutto questo non è bastato a garantire al partito una vittoria a mani basse.
L’esito infatti è un esercizio di delicati equilibrismi, tra il reale consenso di cui ancora gode Vladimir Putin - al comando dal 1999 - e la ricerca di una percentuale non pilotata al punto da scatenare proteste come nel 2011/12, o uno scenario simile a quello bielorusso, con un intero Paese in piazza contro il presidente.
Per questo le autorità avevano giocato d’anticipo, escludendo dal gioco chiunque potesse rappresentare una seria minaccia all’affermazione di Russia Unita. Le manifestazioni di protesta soffocate, Aleksej Navalnyj in prigione, il suo movimento dichiarato estremista e quindi fuorilegge, in modo da togliere a ogni suo sostenitore la possibilità di candidarsi.
Eppure, Navalnyj e i suoi non hanno rinunciato a partecipare. «Ho votato. Per me e per quell’altro ragazzo...venite anche voi. E non credete, quando vi dicono che è tutto deciso e che il vostro voto non conta nulla. Conta. È proprio il vostro voto che può impedire l’adozione dell’ennesima legge scriteriata, o fare in modo che non finisca in prigione l’ennesimo prigioniero politico. E fare in modo, magari, che qualcun’altro venga liberato».
Domenica, nell’ultimo giorno del voto, a nome del marito aveva parlato Julija Navalnaja, attraverso Instagram. «Ogni voto è importante! Venite e votate in modo intelligente»: un ultimo appello a seguire le raccomandazioni del progetto “Smart Voting”, in assenza di candidati propri.
Una tattica che le autorità hanno contrastato al punto da “persuadere” compagnie come Google e Apple - ma anche il canale Telegram - a bloccare l’app “Smart Voting” sul territorio russo. «Un giorno - ha scritto su Telegram Leonid Volkov, uno dei più stretti collaboratori di Navalnyj - vivremo in una Russia dove sarà possibile votare per candidati veri, con diverse piattaforme politiche. E il partito di Navalnyj competerà per un seggio in Parlamento, in elezioni oneste e competitive. Ma per ora, lo “Smart Voting” è un voto per Navalnyj».
Antonella Scott
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