di Valeria Zanetti
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È un podio tutto europeo ad aggiudicarsi la terza edizione del Manni Group Design Award 2021, contest di progettazione lanciato nello scorso autunno. In queste settimane sono stati annunciati i vincitori, dopo un’attenta valutazione delle soluzioni d’architettura arrivate da 86 nazioni di tutti i continenti.
Tema, progettare un polo del freddo all’avanguardia e innovativo nell’ambito food, nel cuore del Ghana. A lanciare la competizione Manni Group, multinazionale veronese con core business nell’acciaio, pannelli isolanti, energie rinnovabili e servizi, in collaborazione con Yac, Young architects competition. Al primo posto si classifica il team belga Saplab (Shiran Potié, Arno Goedefroo, Maurice Demeyer, Robin Feys), che per la moderna struttura si serve delle opportunità dell’acciaio e crea quindi un edificio sostenibile ed efficiente, senza perdere di vista la tradizione locale con aree relax per il benessere dei lavoratori. Segue il gruppo danese PoTeam (Omar Dabaan, Paul Schrijen, Paola Carrara, Faiza Hamid) che presenta One Roof, realizzato con le risorse del posto. La struttura sfrutta al meglio la termoregolazione naturale data dalla scelta di materiali e tecnologie a secco, secondo principi in uso in molte moschee dell’Africa subsahariana. Infine, il duo polacco formato da Agata Holdenmajer e Jagna Przybylska, che propone un hub dotato anche di aule, laboratori e uffici costruiti con materiali e tecniche moderne, ma collegati da un pergolato tradizionale, in grado di proteggere dal torrido sole ghanese e favorire la ventilazione naturale. Il contest ha assegnato un monte premi di 20mila euro e una pioggia di menzioni.
La catena del freddo è uno dei nodi chiave nella sfida al nutrimento del pianeta. Per questo, in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite, Manni Group e InspiraFarms, multinazionale britannica, si apprestano a realizzare l’hub tecnologico e culturale, dove sarà possibile condividere con la popolazione ghanese conoscenze e innovazione, per rendere più competitive le attività agricole, generando posti di lavoro di qualità.
La ragione che ha indotto il gruppo scaligero ad aprire il contest e ad impegnarsi successivamente a realizzare il centro è presto detta: si stima che globalmente oltre il 33% del cibo prodotto venga sprecato.
Questo genera enormi emissioni, dissipazione di energia e opportunità mancate. Mentre in Europa oltre il 90% del raccolto viene adeguatamente lavorato e conservato nel primo miglio, attraverso efficienti tecnologie per mantenere la catena del freddo, in Africa la percentuale crolla, con uno spreco del 50% del raccolto. Al contempo, una parte degli abitanti del continente ancora soffre la fame. La collaborazione con InspiraFarms è approdata alla soluzione funzionale di un kit pronto per essere assemblato in Ghana. Anche Ifria, uno dei principali sviluppatori della catena del freddo in Africa, ha aderito all’iniziativa. Serviva solo il progetto, da qui il lancio del contest.
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