di Riccardo Sorrentino
Presidenziali Francia, Emmanuel Macron ha votato a Le Touquet
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Emmanuel Macron è stao il candidato più votato al primo turno delle presidenziali francesi. Nei risultati definitivi diffusi dal ministero dell’Interno, il presidente uscente ha il 27,85% mentre Marine Le Pen il 23,15%. Il 24 aprile i due contendenti si sfideranno di nuovo, come nel 2017, per la conquista dell’Eliseo.
Terzo è l’ex socialista di sinistra Jean-Luc Mèlenchon, leader di La France Insoumise, con il 21,95% (i sondaggi puntavano al 17,2%). Eric Zemmour ha raccolto il 7,05% (i sondaggi puntavano al 9,3%), la neogollista Valérie Pécresse il 4,79% (i sondaggi puntavano all’8,3%), e l’ecologista Yannick Jadot il 4,58% (i sondaggi puntavano al 5%).
La socialista Anne Hildalgo, sindaco di Parigi, ha raccolto l’1,74% (i sondaggi puntavano al 2%), ed è stata superata da alcuni candidati “minori” come il conservatore Jean Lassalle di Résistons, al 3,16%, Fabien Roussel, comunista, al 2,31% e Nicolas Dupont-Aignan di Debout La France, un altro movimento di destra radicale, al 2,07% .
Viva la delusione ai quartier generali di Mélenchon, che puntava davvero al secondo turno, tra i socialisti, ai minimi storici, e tra i Rèpublicains. «Sono certo che ben presto vinceremo», ha detto Zemmour riconoscendo «alcuni errori».
I primissimi sondaggi sul secondo turno, pubblicato dopo la fine delle votazioni, danno risultati piuttosto diversi: Ifop-Fiducial dà Macron al 51% e Le Pen al 49%, un testa a testa molto incerto; Ipsos Sopra-Steria e OpinionWay, invece, danno il presidente uscente al 54% e la candidata della destra radicale al 46%. Il margine d’errore è del 3%.
Nella capitale, il più votato è stato Macron, con il 35,49%, seguito da Mélenchon con il 29,93%, da Zemmour con l’8,20% e da Jadot con il 7,57%. A Marsiglia ha prevalso Mélenchon, con il 31,12%, seguito da Macron (22,62%), Le Pen (20,89%) e Zemmour (11,10%). A Lione ha vinto Macron (31,84%), seguito da Mélenchon (31,06%), Le Pen (8,97%) e Jadot (7,67%):
A Le Touquet-Paris-Plage, sulla Manica, dove Macron ha la residenza, il presidente uscente ha ottenuto il 55,8% dei voti (erano il 30% nel 2017), seguito da Zemmour (11,6%), Pécresse (11,3%) e Le Pen (10,7%) e Mélenchon (3,9%). All’ambasciata francese a Mosca, invece, ha prevalso Zemmour con il 26,8%, seguito da Macron (23,2%), Le Pen (20,8%) e Mélenchon (13,4%).
«Non ci illudiamo, niente è definitivo», ha detto Macron in un discorso al suo quartier generale. «Il dibattito che avremo nei prossimi quindici giorni sarà decisivo per il nostro paese e per l’Europa», ha aggiunto evocando «una Francia che continui a dare fiducia alla scienza, alla ragione, alla competenza, come abbiamo fatto in questi ultimi anni». Ha fatto inoltre appello agli altri candidati per formare «un grande movimento di unità e di azione» e ha detto di «essere pronto a invantare qualcosa di nuovo per mettere insieme le diverse convizioni e sensibilità».
«Tutti coloro che non hanno votato per Emmanuel Macron - ha intanto detto Marine Le Pen - sono invitati a unirsi al nostro rassemblement popolare al fine di ottenere la grande alternanza di cui la Francia ha bisogno», aggiungendo: «Assicurerò l’indipendenza nazionale, controllerò l’immigrazione e ristabilirò la sicurezza per tutti. Rimetterò la Francia in ordine in cinque anni». Il 24 aprile, ha concluso, «si farà una scelta di società e anche di civiltà»: una scelta «tra due visioni opposte del paese: la divisione e il disordine o l’unione dei francesi attorno alla giustizia sociale garantita da un quadro di fraternità».
Hidalgo e Jadot hanno già dato indicazione di votare Macron al secondo turno, e Roussel ha invitato a evitare la vittoria di Le Pen votando «la sola scheda a nostra disposizione».
Mélenchon ha detto che «non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen». Molti seguaci di Lassalle voteranno intanto scheda bianca. Diversificate le posizioni tra i neogollisti: Pécresse, che si si è assunta piena responsabilità della sconfitta, ha invitato a votare il presidente uscente (Le Pen «è vicina a Putin», ha ricordato), e così Michel Barnier («senza esitare») e Rachida Dati, ex ministro della Giustizia, mentre Eric Ciotti, dalle posizioni molto vicine a quelle del Rassemblement national di Le Pen ha dichiarato che personalmente non voterà per Macron.
Nel 2017, al primo turno, Macron prese il 24% dei voti, Le Pen il 21,3%, il neogollista François Fillon, travolto dallo scandalo della moglie “finta assunta” al Parlamento europeo il 20%, Mélenchon il 19,6% e il socialista Benôit Hamon, al quale era toccato il triste compito di riempire il vuoto politico creato dal presidente uscente François Hollande, il 6,4 per cento.
Molto bassa la partecipazione. L’astensione è stata del 26,31%, il livello più alto dal primo turno presidenziale del 2002, quando fu del 28,4%. In quell’occasione si diedero battaglia Jacques Chirac, Jean-Marie Le Pen e Lionel Jospin.
Riccardo Sorrentino
Redattore
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