di Riccardo Ferrazza
In Israele tornano le mascherine al chiuso contro variante delta
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La variante Delta del coronavirus (individuata per la prima volta in India) continua a diffondersi in modo inesorabile nel mondo. Cresce la preoccupazione per gli effetti di una mutazione con una contagiosità doppia rispetto al tradizionale Covid-19 e destinata a diventare dominante. Il devastante impatto si vede sulla Gran Bretagna (i contagi nelle scuole aumentati del 70% in una sola settimana e 16mila alunni a casa) e sulla Russia (Mosca ha registrato il maggior numero di decessi giornalieri dall’inizio della pandemia).
Un’emergenza di fronte alla quale un coordinamento tra i paesi dell’Ue è indispensabile, come hanno sottolineato i leader europei, da Draghi a Merkel passando per Macron. Eppure il “cordone di sicurezza” europeo appare carente in almeno due punti: regole di ingresso dai Paesi terzi e riconoscimento dei vaccini. Differenze tra Stati che, con il turismo in ripresa nella prima estate da vaccinati contro il Covid-19, potrebbero avere effetti pesanti sulla diffusione del virus.
Tutti i Paesi dell’Unione europea consentono l’ingresso sul proprio territorio a persone vaccinate con uno dei quattro sieri autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali: due a ricadute pesanti m-RNA (BioNTech/Pfizer e Moderna) e due a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). Ma in alcuni Stati l’elenco dei vaccini accettati è più lungo e comprende anche il russo Sputnik V, ancora in attesa della registrazione dell’Ema. Un via libera che per Mario Draghi forse non arriverà mai (lo ha detto in conferenza stampa dopo il Consiglio Ue), mentre dubbi sulla sua efficacia contro la variante Delta aumentano al crescere dei contagi negli ultimi giorni in Russia.
Oltre al caso noto dell’Ungheria, primo Paese ad acquistare il vaccino anti Covid russo per uso nazionale, è possibile entrare senza ulteriori restrizioni se si dimostra di aver completato il ciclo vaccinale con Sputnik nelle le balcaniche Slovenia e Croazia, a Cipro (che in passato si era impegnata a rifornirsi di Sputnik da destinare ai propri cittadini ma solo dopo l’approvazione dell’Ema) e, tra le destinazioni turistiche concorrenti per l’Italia, la Grecia. Il Paese mediterraneo dalle seimila isole è anche l’unico che riconoscere il vaccino Novavax (azienda americana con la quale sono aperti da mesi negoziati con Bruxelles) oltre alla coppia cinese Sinopharm e S inovac-Coronavac (entrambi approvati dall’Oms). Questi due sono accettati anche dall’Austria e da un altro Paese il cui Pil dipende in modo molto forte dal turismo: la Spagna.
L’altra asimmetria tra “soci” europei si ritrova nelle diverse misure adottate nei confronti della Gran Bretagna, alle prese con gli effetti della variante Delta. Italia e Germania hanno imposto la quarantena per chi arriva da quel Paese (in Italia di cinque giorni, in Germania di due settimane) ma altrove i turisti britanici riceveranno un’accoglienza diversa: nessun isolamento per chi sbarca in Portogallo, Spagna, Cipro e Grecia. Da notare che tutti questi Paesi non sono nella cosiddetta “green list” stilata dal Regno Unito con le precauzioni sui viaggi dall’estero: quando rientrerano sulla propria isola da queste europee, i cittadini del Regno Unito dovranno rispettare un isolamento domiciliare precauzionale di dieci giorni e sottoporsi a due tamponi. Almeno fino
Agli inizi di maggio il Governo britannico aveva incluso il Portogallo tra i 12 Paesi (unico dell’Ue) tra quelli in cui dal 17 maggio era possibile espatriare senza essere costretti alla quarantena al rientro in patria. Conseguenza: prenotazioni verso le mete portoghesi cresciute del 616% in una settimana (secondo Skyscanner citata da Reuters). Ma l’esenzione è durata poco: di fronte all’allerta sulla diffusione dei contagi con la variante Delta, tre settimane fa il governo di Boris Johnson ha tolto dalla “lista verde” il Portogallo. Dove, come in Russia, i contagi sono raddoppiati negli ultimi dieci giorni.
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Riccardo Ferrazza
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