di Patrizia Maciocchi
Google Street View compie 15 anni, come si è evoluta da allora
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Google non risarcisce la moglie adulterina costretta, a confessare l’esistenza di un altro uomo, cedendo alle pressioni del marito, che aveva visto la sua auto in una via “insolita” grazie a Google Maps. L’auto, era infatti, stata ripresa, senza targa oscurata con la funzione Street View, in assenza di qualunque avvertenza che su quella strada si stavano facendo delle riprese fotografiche. La donna aveva dunque chiamato in giudizio Google Italy, al quale addebitava la fine del suo matrimonio.
Ma per i giudici manca la prova che l’unione sia naufraga per colpa di Google. La Cassazione, con la sentenza 27224, bolla come inammissibile il ricorso della signora. Il cui primo errore, che sarebbe stato comunque rimediabile, era stato di citare in giudizio Google Italy, quando il servizio di Google Maps era invece svolto da Google LLC. I giudici però hanno considerato inutile chiamare in causa il colosso Californiano, perchè mancava la prova che il suo comportamento - malgrado avesse violato il codice della privacy, per quanto riguarda l’informazione preventiva al pubblico sulle riprese fotografiche e sull’oscuramento dei dati acquisiti - fosse alla base del tracollo sentimentale. Serviva, infatti, una prova diabolica per dimostrare che il marito «si fosse accorto del parcheggio sospetto consultando Google maps - si legge nella sentenza - e che da tale scoperta fossero derivate poi le conseguenze descritte dalla ricorrente». In assenza della prova di un nesso tra le violazioni dell’azienda statunitense e la scoperta degli “altarini”, sfuma il diritto al risarcimento.
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