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L’intelligenza artificiale è ovunque, dai motori di ricerca alle lampadine

di Giancarlo Calzetta

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Tutti usano l'IA, ma che cosa fanno? Per lo più si limitano a tradurre in testo le nostre parole e fare ricerche sul web o attivare dei dispositivi

21 febbraio 2023
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3' di lettura

Quanti film abbiamo visto con protagonista l'intelligenza artificiale? E in quanti di questi le cose finivano malissimo? Tanti, ma per fortuna l'Intelligenza Artificiale di cui si parla in questi giorni non ha molto a che spartire con quelle assassine del grande schermo. Al momento, qualla a cui possiamo accedere non ha coscienza, né autonomia di pensiero. Si limita a fare cose molto specialistiche, in ambiti limitati. Il suo utilizzo più diffuso è quello del riconoscimento vocale. Molti di noi hanno un assistente personale digitale a casa, tipo Alexa o Google Assistant, e quasi tutti ne portano uno in tasca, sia esso Assistant su Android o Siri sull'iPhone. Tutti usano l'IA, ma che cosa fanno? Per lo più si limitano a tradurre in testo le nostre parole e fare ricerche sul web o attivare dei dispositivi. Miliardi di dollari investiti, milioni di ore lavoro, enormi datacenter per avere a disposizione degli interruttori ad attivazione vocale. Al di fuori degli smartphone, molti dei dispositivi che incorporano AI non vanno molto oltre. Un esempio è la macchina per il caffè “A Modo Mio Voicy” di Lavazza: tanta tecnologia, caffè ottimo, ma l'intelligenza artificiale serve solo a dirle “Alexa, fammi un caffè” e la cialda devi metterla tu a mano. Analogamente, su Amazon possiamo comprare lo switchbot, un “dito robot” che preme un pulsante su richiesta. Ottimo per rendere “smart” qualsiasi cosa attiviamo col dito, ma anche qui l'intelligenza artificiale si limita ad ascoltare una voce. Un settore che è ben più avanti è quello dei “giocattoli”. Vector, per esempio, è un animaletto domestico elettronico (e cingolato) che sfrutta l'IA per capire i nostri comandi, giocare con il proprio cubo preferito, ma anche per osservare il mondo che lo circonda. Lo fa usando la computer vision, cioè degli algoritmi che riescono a capire cosa c'è in una foto, un'applicazione in cui l'IA è particolarmente utile. Viene usata per riconoscere gli oggetti nel settore industriale e scartare quelli venuti male o non voluti, i volti delle persone in ambiti di sicurezza o per inquadrare chi sta parlando durante una videoconferenza, nella videosorveglianza e in mille altri ambiti anche meno “intuitivi” come il riconoscere “regalini” indesiderati lasciati sul pavimento dagli animali domestici ed evitare che il Roomba J7, che sfrutta l'IA, ci passi sopra spargendoli per casa. Ma, allora, perché si parla così tanto di Intelligenza artificiale se non è poi una gran rivoluzione? Perché qualche mese fa è stato lanciato ChatGPT, un servizio web basato su IA che cerca di rispondere come se fosse una persona vera e molto istruita. E ci riesce. OpenAI, l'azienda che ha creato ChatGPT, ha fatto incetta di notizie, articoli, tutorial, manuali, video, immagini e quant'altro fosse capace di trovare su Internet per creare una base enorme di conoscenze che ha poi fatto digerire a un sistema informato per creare un software dalle enormi conoscenze in grado di chattare con noi nella nostra lingua. Gli si può chiedere di tutto, da un elenco dei migliori film intimismi a correggere delle righe di codice informatico, fino a tradurre in tedesco la nostra ultima poesia e lui lo farà, scrivendo risposte come mai avremmo pensato possibile. Non è in grado di parlare di argomenti di stretta attualità perché le sue conoscenze di fermano a dicembre 2021, ma quello che ci mette a disposizione ci permette di essere molto più efficaci a scuola, sul lavoro o nel tempo libero. ChatGPT ha ancora molti limiti: può scrivere articoli, ma lo stile lascia a desiderare; puoi chiedergli quali righe di comando servono per azionare una macchina a controllo numerico (sì, puoi farlo), ma potrebbe inserire un codice errato da qualche parte; puoi scrivere una canzone, ma banale e poco orecchiabile. ChatGPT fa molte cose, tutte in modo mediocre, ma non potremmo dire lo stesso della maggior parte della gente che conosciamo? E nonostante non sia perfetto, Microsoft ha già deciso di incorporarlo nel suo motore di ricerca Bing, per cercare di rubare un po' di utenti all'onnipresente Google che, dal canto suo, dice di voler ancora aspettare a lanciare sul mercato la sua IA (che si chiama Bard) perché teme che la gente possa restare delusa dal fatto che compie degli errori.


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