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Sì di Erdogan, fumata bianca sulla Finlandia nella Nato. Resta il veto sulla Svezia

di Michele Pignatelli

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Il presidente finlandese Saul Niinisto (a sinistra) e quello turco Recep Tayyp Erdogan ad Ankara

Il presidente finlandese Saul Niinisto (a sinistra) e quello turco Recep Tayyp Erdogan ad Ankara

Il presidente turco ha dato il suo via libera alla ratifica della domanda di adesione di Helsinki all’Alleanza. Resta invece, almeno per ora, il veto sulla Svezia

17 marzo 2023
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2' di lettura

La Finlandia ha compiuto «passi autentici e concreti» per adempiere agli impegni presi con la Turchia, che dunque ha «deciso di iniziare il processo di ratifica parlamentare» per l’adesione di Helsinki alla Nato.

Con queste parole, pronunciate durante una conferenza stampa congiunta con l’omologo finlandese Sauli Niinisto, il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, ha fatto cadere il veto finora posto all’ingresso di uno dei due Paesi scandinavi - non però nei confronti dell’altro, la Svezia - che hanno chiesto di entrare nell’Alleanza atlantica dopo l’invasione russa dell’Ucraina, abbandonando decenni di neutralità. Ventotto Stati membri della Nato hanno già approvato la richiesta, passaggio necessario per completare l’iter; all’appello mancano solo la Turchia e l’Ungheria, che ha programmato il voto di ratifica parlamentare per il 27 marzo prossimo.

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Gli impegni assolti dalla Finlandia a cui Erdogan ha fatto riferimento in conferenza stampa sono quelli di cooperazione nella lotta al terrorismo, fissati nel memorandum trilaterale di intesa tra Ankara, Helsinki e Stoccolma dell’estate scorsa, che per la Turchia significano soprattutto la consegna di terroristi curdi rifugiati in Svezia e Finlandia. Un punto, quest’ultimo, che ha creato non poche tensioni soprattutto tra il governo turco e quello svedese, nel momento in cui dal principio generale - anche l’Unione europea considera per esempio il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione terroristica - si doveva passare alla consegna di singoli individui, in alcuni casi considerati in Svezia rifugiati o perseguitati politici e non terroristi.

Nel caso svedese, si sono poi aggiunti altri episodi indigesti alla Turchia e al partito del presidente, soprattutto alla vigilia del voto del 14 maggio prossimo, come l’incendio del Corano da parte di un estremista di destra a Stoccolma avvenuto a gennaio.

Di qui il veto finora mantenuto nei confronti della Svezia e percorsi di adesione tra i due Paesi scandinavi che si sono separati rispetto all’auspicio iniziale di ingresso contemporaneo, sebbene ancora i vertici della Nato sperino di poterlo avallare nel summit di luglio a Vilnius. «I progressi sulla richiesta della Svezia dipenderanno dai passi che farà», ha aggiunto ieri Erdogan.

Con il via libera del presidente turco è invece pressoché cosa fatta la ratifica parlamentare dell’ingresso finlandese, che non dovrebbe incontrare ostacoli neppure in Ungheria, dove il partito di maggioranza Fidesz sostiene all’unanimità la richiesta. Il presidente finlandese Niinisto, da parte sua, ha dato il benvenuto a una decisione «molto importante» per la Finlandia, che condivide con la Russia un confine di 1340 chilometri.

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