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Cripto-caos, Silvergate Bank è fallita. Crolla ancora (-30%) il titolo della casa madre

di Vito Lops

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9 marzo 2023
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3' di lettura

Silvergate Bank, banca californiana specializzata nel settore delle criptovalute, ha annunciato la chiusura. A comunicarlo è stata Silvergate capital corporation, la holding che controlla la banca, annunciando la liquidazione ordinata delle operazioni dell'istituto di credito su base volontaria. «Il piano di chiusura e liquidazione della banca include il rimborso completo di tutti i depositi».

In una nota gli analisti di Kbw hanno riferito che la banca al 31 dicembre disponeva di liquidità in eccesso (4,6 miliardi di dollari) rispetto ai depositi di criptovalute (3,8 miliardi di dollari). Gli stessi hanno declassato il titolo Silvergate - quotato a Wall Street - a “cover - not rating”.A incidere sulla decisione sono stati il mercato ribassista delle criptovalute e la bancarotta di alcune società del settore, a partire da Ftx, l’exchange fondato dal controverso Sam Bankman Fried fallito lo scorso novembre, con cui aveva dei legami finanziari. Decisivo, poi, il crollo dei depositi, passati nel quarto trimestre da 8,1 miliardi a 3,8 miliardi.

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Altro punto che avrebbe messo ko i conti della banca potrebbe essere stato il costante pressing dei regolatori statunitensi. I timori relativi alle attività di Silvergate Bank erano infatti iniziati la scorsa settimana, quando aveva annunciato un ritardo nella presentazione del suo rapporto annuale alla Sec, l’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi, provocando il crollo del titolo a Wall Street, che cede ormai il 72% dall’inizio dell’anno e il 95% negli ultimi due mesi. Solo nella seduta di ieri il titolo ha perso il 30% scivolando sotto i 3,5 dollari (a novembre 2021 quando toccava i massimi storici insieme a Bitcoin che sfiorava in 70mila dollari una azione di Silvergate veniva pagata 222 dollari).

Il crollo del titolo in realtà sta ingrassando le tasche dei numerosi investitori che si sono posizionati short sul titolo vendendo azioni allo scoperto. Non sono pochi stando agli ultimi dati di S3 Partners secondo cui l'85% del flottante di Silvergate è in posizione corta con i venditori che da inizio anno hanno portato a casa profitti per 241 milioni di dollari.

L'altro grande interrogativo che pone il fallimento della cripto-banca riguarda il tema di eventuali contagi, legato agli intrecci dell'istituto finanziario con altri attori dell’industria. Nei giorni scorsi l’exchange Coinbase quotato al Nasdaq si è affrettato a comunicare di avere un’esposizione minima in Silvergate. Nonostante questo il 9 marzo le azioni hanno perso oltre il 6% posizionandosi sotto i 60 dollari e lontanissime dai massimi a 360. Sotto pressione anche le azioni di MicroStrategy, la software company guidata dal massimalista Bitcoin Michael Saylor, che si è legata all'andamento della criptovaluta dato che detiene 132.500 Bitcoin, ovvero lo 0,63% della massima offerta prevista dal protocollo per la criptovaluta che stabilisce che non ne potranno essere minati più di 21 milioni. Nell'ultima seduta il titolo MicroStrategy ha ceduto il 4%. La società di software ha un prestito pendente con Silvergate del valore di 205 milioni di dollari. Secondo gli analisti di Kwb il prestito è stato «significativamente sovra-collateralizzato con Bitcoin. «Al momento non abbiamo informazioni su come o a quale valore questo prestito potrebbe essere liquidato».

In netto ribasso anche i titoli di Mara Technologies e Riot Platforms, tra i più grandi miners e detentori di Bitcoin, il cui andamento in Borsa è fortemente correlato alle fluttuazioni del prezzo della criptovaluta che sta incassando i colpi del flop di Silvergate. Nella seduta del 9 marzo è scivolato in area 21mila, lontano dai picchi del 2023 in area 25mila.Il fallimento della banca è un’ulteriore gatta da pelare per la cripto-industria. Dopo il crollo di Ftx e in precedenza i clamorosi fallimenti di Terra/Luna e Celsius, il settore sta vivendo una profonda fase di pulizia con la spada di Damocle della Sec e del suo governatore Gary Gensler che più volte ha espresso la sua idea che le criptovalute, fatta eccezione per Bitcoin, sono delle security (assimilabili quindi a delle azioni di società quotate) e come tali dovrebbero essere trattate anche dal punto di vista regolamentare per meglio tutelare gli investitori.

La capitalizzazione del settore è nuovamente scivolata sotto i 1.000 miliardi di dollari. Per avere un ordine di grandezza, il mercato azionario mondiale vale circa 80mila e quello obbligazionario 128mila. L’oro, di cui Bitcoin è considerato un fratello minore in chiave digitale da parte degli investitori che credono nelle sue potenzialità, vale oltre 12mila miliardi di dollari.

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